Autonomie di Trento e Bolzano, una storia da rileggere oggi / 15

Italia, Austria, Sudtirolo: lo scacchiere delle intese, l’Autonomia inizia a prendere forma – Di Mauro Marcantoni

Il 1963 era agli sgoccioli e la Commissione dei 19, i cui lavori erano stati rallentati dall’intensificarsi degli atti terroristici, incaricò della redazione del documento il Presidente Paolo Rossi, mentre la revisione conclusiva venne affidata a un comitato ristretto, composto dai commissari Ballardini, Berloffa, Dalvit, Magnago e Mitterdorfer.

I commissari di lingua tedesca si riservarono, tuttavia, di mettere per iscritto e allegare alla relazione finale una serie di note e osservazioni su questioni per le quali, dal loro punto di vista, non erano ancora state trovate adeguate soluzioni.
Nacque così un «Pacchetto di misure» suddiviso in tre capitoli: «Misure a favore delle minoranze linguistiche», «Ordinamento autonomistico regionale» e «Tutela dei diritti linguistici e garanzie costituzionali».
Una sintesi complessa, ma basata su pochi presupposti essenziali: l’effettivo riconoscimento di uguali diritti ai diversi gruppi linguistici, la piena ed effettiva compartecipazione di tutti i gruppi al potere autonomo locale e l’introduzione di strumenti idonei a favorire lo sviluppo economico, culturale e sociale dei gruppi linguistici, in uno spirito di reciproca collaborazione.
Il 10 aprile del 1964, la relazione venne consegnata al Ministro degli Interni Taviani.
 
Alla conclusione dei lavori della Commissione dei 19, l’Austria si affrettò a chiedere l’organizzazione di un vertice tra il Ministro degli Esteri italiano e il proprio Ministro.
Nei mesi precedenti, infatti, si erano verificati alcuni cambiamenti rilevanti: a Vienna c’era stato l’avvicendamento tra il Cancelliere Gorbach e Joseph Klaus, un altro esponente del Partito Popolare austriaco, cosa che avrebbe avuto un peso non trascurabile sull’evoluzione della questione sudtirolese.
Inoltre l’Austria, che ambiva da qualche tempo a entrare nella Comunità europea, avrebbe dovuto assumere a livello internazionale una linea politica e diplomatica più conciliante.
 
Il vertice si svolse a Ginevra il 25 maggio del 1964. I protagonisti furono Saragat e Kreisky, due personaggi di spicco della socialdemocrazia europea.
Saragat ribadì che l’Italia aveva adempiuto in modo esaustivo agli obblighi derivanti dall’applicazione dell’Accordo Degasperi-Gruber e che le proposte della Commissione dei 19 non potevano essere discusse con l’Austria, trattandosi di un’iniziativa autonoma dell’Italia.
Pur esprimendo il proprio disappunto, Kreisky si limitò a controbattere che nei fatti l’Italia non aveva ancora dato piena attuazione all’Accordo di Parigi.
L’incontro, in ogni caso, favorì un parziale riavvicinamento tra i due Paesi. Kreisky ritirò la pregiudiziale austriaca relativa alla costituzione della Regione autonoma del Sudtirolo – in linea con la posizione assunta dai sudtirolesi nella Commissione dei 19, – ma propose contestualmente l’istituzione di una commissione mista di esperti.
 
La proposta di Kreisky venne accettata da Saragat, che vide così l’occasione per superare definitivamente la controversia sull’Accordo di Parigi.
La decisione fu accolta invece con molte riserve da coloro che avevano fatto parte della Commissione dei 19, temendo che l’integrale trasferimento a livello internazionale del confronto in merito alla questione altoatesina avrebbe vanificato il confronto diretto tra lo Stato e la minoranza destinataria della tutela. Un confronto considerato essenziale per la convinta adesione da parte della minoranza stessa.
La prima sessione della Commissione mista si tenne tra il 22 e il 27 giugno del 1964. 

L’Austria propose, in primo luogo, di pervenire alla stipulazione di un nuovo atto bilaterale, che ampliasse e introducesse elementi di novità rispetto all’Accordo di Parigi e, in secondo luogo, di esaminare tutte le proposte dei 19, a eccezione di quelle votate all’unanimità.
Roma, invece, ribadì l’intenzione di procedere alla chiusura della controversia con una serie di atti assunti autonomamente dall’Italia all’interno del proprio ordinamento giuridico.
Le rispettive posizioni rimasero sostanzialmente immutate anche nella successiva sessione di luglio.

Mauro Marcantoni
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