«Associazione Castelli del Trentino» – Di Daniela Larentis
A Mezzolombardo il 24 ottobre Giacomo Eccher, direttore de «Il Melo» e il poeta Fabrizio da Trieste racconteranno le Valli del Noce tra prosa e poesia – L’intervista
Giacomo Eccher e Fabrizio Da Trieste.
A Mezzolombardo, prenderà il via giovedì 24 ottobre 2024 un nuovo ciclo di incontri promosso dall’Associazione Castelli del Trentino. La serata inaugurale, intitolata «Le valli del Noce tra prosa e poesia», vedrà come protagonisti Giacomo Eccher, direttore del mensile «Il Melo», e il poeta Fabrizio da Trieste.
L'appuntamento è fissato per le ore 20:30 presso la Sala Spaur in Piazza delle Erbe, con ingresso libero.
L’iniziativa si propone di esplorare il territorio e la cultura delle valli del Noce attraverso il dialogo tra letteratura e poesia, offrendo uno spazio di riflessione su identità e tradizioni locali.
Due le pubblicazioni al centro dell’incontro: una raccolta poetica di Fabrizio da Trieste, che ha radici nella Val di Non, e una raccolta di articoli di don Fortunato Turrini, già docente presso l'Arcivescovile di Trento, pubblicati da «Il Melo» nei dieci anni di attività.
Da 36 anni l’Associazione Castelli del Trentino è attiva nell’ambito culturale provinciale soprattutto attraverso pubblicazioni, convegni e cicli di conferenze su tematiche storiche e storico-artistiche che vengono seguiti con attenzione dal pubblico e dalla stampa. Le iniziative proposte godono del patrocinio della PAT e della Regione, sono inoltre riconosciute valide ai fini dell’aggiornamento del personale docente da parte dell’Iprase.
Continua la collaborazione con l’Accademia roveretana degli Agiati e con la Società di Studi trentini di Scienze storiche.
L’incontro di giovedì rappresenta un’occasione unica per immergersi nel patrimonio culturale delle valli del Noce, attraverso le parole e i versi di chi ne ha saputo cogliere l’essenza. Con oltre sessant’anni di attività e più di mille componimenti, Fabrizio da Trieste è considerato il più importante poeta della Val di Non. La sua opera intreccia memoria, natura e spiritualità, trasformando il quotidiano in emozioni universali. Attraverso i suoi versi, egli mantiene viva l'anima del territorio e celebra il rapporto indissolubile tra uomo e ambiente.
Giacomo Eccher dirige il mensile «Il Melo» (editori Paolo e Giorgio Leonardi, rispettivamente padre e figlio), che stampa e distribuisce gratuitamente 26.000 copie in Val di Non, Val di Sole, Val di Peio, Val di Rabbi e Piana Rotaliana.
Non solo una testata giornalistica, «Il Melo» si è affermato come un punto di riferimento per la comunità, raccontando con sensibilità e profondità le storie, le tradizioni e gli eventi del territorio.
Abbiamo avuto occasione di porgere a Giacomo Eccher alcune domande.
Nell’incontro di giovedì 24 ottobre, su quali aspetti verrà maggiormente focalizzata l’attenzione?
«Per il nostro mensile è l’occasione di farsi conoscere anche fuori dallo stretto contesto legato alle valli del Noce, territorio in cui ci stiamo muovendo ormai da dieci anni.
«Ringrazio per questo il presidente e il direttivo dell’Associazione “Castelli” per l’invito, che potrebbe anche tramutarsi in una futura reciproca collaborazione.
«È noto infatti che la valle di Non in particolare, ma anche la val di Sole, è la valle dei castelli per antonomasia e quindi abbiamo un’affinità di base che potrebbe dare soddisfazioni a entrambi.»
In qualità di direttore del mensile Il Melo, come descriverebbe il contributo del giornale nella promozione culturale locale?
«Quando siamo partiti dieci anni fa era un momento difficile per la carta stampata, con l’affacciarsi dei social, ma ce l’abbiamo fatta e il Melo, pur con le tante difficoltà intervenute (penso al Covid…) continua mese dopo mese a entrare nelle case delle valli del Noce.
«Il Melo va a coprire quello che in fondo era un bisogno latente nella comunità: conoscere il proprio territorio con la sua storia, le sue ricchezze e le opportunità; conoscere i personaggi significativi di ieri e di oggi e avere informazioni con correttezza e cognizione di causa su ciò che succede o può succedere nella quotidianità delle famiglie.
«Prima ho citato il Covid e per quasi due intere annate il Melo non ha saltato neppure un mese nonostante i lockdown più o meno motivati arrivando puntualmente nelle case. Non è stato semplice ma l’apprezzamento dei lettori ci ha ripagato di quello sforzo.»
In che modo Il Melo si è evoluto nel corso degli anni e quali direzioni sta esplorando per il futuro?
«Sembrava un azzardo la scelta di puntare subito ai grandi numeri (inizialmente 14 mila copie ora 26mila) con una foliazione prima di 12 pagine, poi 16 fino alle 28/ 32 dei mesi più recenti e ampliando progressivamente il territorio servito, tuttavia il tempo ci sta dando ragione.
«Un’altra scelta, a mio avviso azzeccata, è stata differenziare i temi trattati avvalendosi di esperti nelle varie materie con una scaletta che si ripropone mese dopo mese. Sono temi che vanno ben oltre l’agricoltura (come potrebbe far supporre il nome) con un unico obiettivo: dare informazioni serie, oneste e libere da condizionamenti, puntando sulla semplicità del linguaggio e una foliazione che ha segnato una significativa differenza rispetto ad altre iniziative editoriali equiparabili.
«Sono tante le iniziative che abbiamo cercato di proporre: alcune addirittura in solitaria come la “questione nonesa ladina” con il doppio censimento, che ha avuto successo in termini di partecipazione popolare, ma poco seguito nei fatti.
«Un altro impegno forte è stato dedicato alla questione degli orsi e dei grandi carnivori, interpretando e dando voce a un diffuso malessere che c’è nelle nostre valli. Nel corso degli anni ci siamo occupati molto di viabilità con articoli di informazione e di approfondimento come il mancato traforo del Peller per collegare le valli di Non e di Sole, la circonvallazione est di Cles, l’alta valle di Non e l’irrisolto nodo viario di Dermulo.
«Le rubriche tematiche con gli esperti (economia, diritto, salute, tecnologia, arte, gastronomia o più semplicemente lo svago e il tempo libero) sono pagine che i lettori mensilmente trovano sul Melo. Si tratta di un contributo di conoscenza utile e a portata di tutti, non solo agli addetti ai lavori.
«Un altro punto su cui ci siamo impegnati è stato far conoscere le imprese del territorio, dalle più innovative a quelle più radicate, occupandoci di temi come il passaggio generazionale che è uno degli aspetti che possono contribuire a tenere vivo il tessuto produttivo nelle valli e quindi garantire opportunità di lavoro.
«Si è ragionato di turismo (con edizioni speciali per la Mendola ricordando i fasti della la Belle Époque, di Tovel, del Roén) e di prospettive di sviluppo tra agricoltura, zootecnia, artigianato e turismo, compreso il lago di Santa Giustina: un lungo elenco che rimane negli annali del mensile. Ecco il Melo è anche questo, un legame tra generazioni che ora punta, con la parte social e internet, a dialogare anche con i giovani. E pure su quel versante i risultati sono incoraggianti.»
Perché Il Melo ha scelto di dedicare particolare attenzione a pubblicazioni di carattere storico? Crede che la storia locale abbia un ruolo importante nella costruzione dell’identità e della memoria collettiva?
«Una delle ambizioni originarie del Melo era di far emergere l’orgoglio di appartenenza a un territorio e a una comunità con una storia importante e ricca di bellezze e di valori.
«Ma bisogna conoscere per apprezzare e il richiamo alla storia e alle tante importanti testimonianze provenienti dal passato era ed è uno dei punti di forza su cui il mensile ha puntato fin dal primo numero, nell’ormai lontano 2014.»
Può parlarci brevemente della pubblicazione dedicata a don Fortunato Turrini?
«”Il Melo”, nel corso dei sui primi dieci anni, ha avuto la fortuna di poter contare su firme di qualità e quella di don Fortunato Turrini è stata ed è la voce che ci ha sempre accompagnato fin dal primo numero. Questo ci ha dato fiducia e ha rinsaldato il rapporto con i lettori.
«La rubrica di storia delle valli è una delle pagine del Melo più apprezzate ed attese mese dopo mese.
«Per questo, per celebrare i dieci anni della testata, l’editore Paolo Leonardi e il Cdr hanno voluto realizzare un volume con la raccolta degli articoli di don Fortunato, per dirgli grazie per quello che la sua firma ha rappresentato e rappresenta per il nostro mensile, e attraverso lui dire grazie anche a tutti i collaboratori che, in vari momenti e con specializzazioni e campi diversi, ci hanno onorato e ci onorano del loro contributo editoriale.
«Il secondo obiettivo è dare ai nostri lettori la possibilità di avere sotto mano e conservare un patrimonio avvincente e godibile di “pillole” con storie, curiosità, approfondimenti e cronaca: una raccolta intelligente, puntuale e documentata su fatti, ed eventi che nel corso del tempo hanno segnato la vita delle due valli del Noce.
«Storie e fatti che meritano di essere conosciuti e che nelle pagine di don Fortunato trovano una mirabile sintesi con un linguaggio e una scrittura godibile, agile e a portata di tutti, anche di chi di storia e di passato ne mastica poco.»
Daniela Larentis – [email protected]