Francesco Paolo Figliuolo al Festival dell’Economia

Tema: «Cambiamenti del clima, rischi catastrofali e assicurazioni»

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I cambiamenti climatici e i rischi di catastrofi che ne derivano hanno un impatto anche sul sistema assicurativo: se ne è parlato questo pomeriggio nell'ultima giornata del Festival dell'Economia di Trento, con Alessandro Molinari, Amministratore delegato e Direttore generale di Itas Mutua, Francesco Paolo Figliuolo, Comandante del COVI, Comando di Vertice dell'Area Operativa Interforze della Difesa italiana e Maria Chiara Zaganelli, Direttore generale di ISMEA, Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, moderati da Laura Galvagni, Giornalista de «Il Sole 24 Ore».
Il tema è quantomai attuale considerato che, secondo alcune stime, l’impatto dei cambiamenti climatici potrebbe avere come conseguenze costi fino a un 12% del pil. Questo fa capire quanto importante sia la questione dei rischi catastrofali.
L'Italia dal canto suo è un paese in cui i rischi sismico e idrogeologico sono come noto molto presenti. Da un lato, vanno perciò potenziati gli interventi sui fronti della previsione e della prevenzione; dall'altro è fondamentale lo sviluppo di una cultura assicurativa ampia e diffusa, in particolare, per quanto concerne il panel di oggi, nel settore agricolo.
 
Le ragioni degli eventi catastrofali sono riconducibili in parte a cause naturali e in parte all’intervento umano, l’eccessiva urbanizzazione, l’impermeabilizzazione dei suoli e così via.
Il generale Figliuolo ha ricordato che bisogna gire su due livelli: quello previsionale, legato alle conoscenze scientifiche e alle disponibilità tecnologiche; e quello della prevenzione, ovvero manutenzione del sistema idraulico, realizzazione di opere infrastrutturali (rafforzamento di argini, laminazione a monte), senza mai dimenticare l’aspetto dell’informazione e della formazione dei cittadini.
Il rischio zero non esiste, ma il rischio va mitigato.
Figliuolo ha portato un esempio: la manutenzione della rete fognaria, che a volte va ripensata, perché le condotte non riescono a reggere l’impatto delle bombe d’acqua.
Ieri a Forlì, ha detto, nonostante una bomba d’acqua importante le fogne hanno tenute perché erano state pulite, con un impegno di spesa di 1,3 milioni. Ma non sempre è così.
 
Zaganelli ha spostato l’accento sul mondo agricolo.
Uno studio della Banca mondiale ha confermato che all’aumento delle emissioni di gas climalteranti corrispondono delle perdite produttive nel settore agricolo.
È necessario perciò un cambio di paradigma, anche in agricoltura, che coniughi componenti ambientali e tecnologico-digitali.
Non bisogna calare i principi ambientali sull’agricoltura, come con il Green Deal, che scatenano proteste ovunque; non a caso la Commissione europea ha dovuto fare un cambio di rotta.
Questo però mina la credibilità delle istituzioni comunitarie. Quindi, il mondo agricolo va coinvolto, e va ascoltato.
Se lo si fa l’introduzione delle novità, anche tecnologiche, avrà successo. Oggi si parla di economia circolare, di fertilizzanti naturali, di capacità dei suoi di catturare CO2.
Bisogna diffondere inoltre in agricoltura la cultura della gestione del rischio ed è fondamentale introdurre nel sistema strumenti assicurativi che possano abbassare il rischio per le aziende.
 

 
In Italia la copertura assicurativa globale è molto bassa. Molinari dal suo osservatorio ha detto che dei 200 miliardi di anni causati nel mondo dal cambiamento climatico 20 miliardi hanno interessato l'Italia. Poco più di 6 miliardi erano assicurati.
La situazione nel Paese è molto disomogenea. Le imprese nel Nord Italia sono assicurate in certe realtà, come quelle del Trentino Alto Adige, anche al 95%. Ma a livello nazionale siamo un fanalino di coda in Europa.
Il Governo ha introdotto l’obbligo per le imprese di assicurarsi, con effetto dal 31.12.2024; il mondo assicurativo è ora in attesa dei decreti attuativi per confezionare le coperture più adatte.
Ovviamente a mano a mano che gli eventi estremi crescono, aumentano anche le tariffe delle polizze. Itas è leader in Italia per la copertura dei rischi agricoli: eventi come quelli dei giorni scorsi, ha detto Molinari, hanno un forte impatto sulla nostra attività.
 
Ma come va la ricostruzione dell’Emilia Romagna dopo l’alluvione dello scorso anno?
Figliolo ha detto che il Governo ha messo a disposizione ingenti risorse, 2,5 miliardi solo per la ricostruzione delle opere pubbliche.
Molti cantieri sono già terminati, altri sono in fase di apertura o in progettazione. Le opere realizzate in questa prima fase verranno poi raccordate con i Piani speciali, il principale dei quali è quello sul dissesto idrogeologico, che comprende laminazioni, casse di compensazione, argini e così via, ma anche nuove norme di governo del territorio, riguardanti flora, fauna, frane (consideriamo che sul territorio nazionale ci sono 80.000 frane, che spesso sono su terreni privati, il che crea una certa inerzia).
Alla realizzazione di queste opere si lega spesso la questione dello spopolamento del territorio. Se le aziende di montagna sono in luoghi sicuri, se le vie di comunicazione, o le altre infrastrutture sono protette in maniera adeguata, la montagna rimane abitata, altrimenti si svuota.

Tornando al tema assicurativo, due snodi fondamentali riguardano i periti e i tempi di liquidazione. I tempi sono spesso lunghi, i periti scarseggiano.
È vero però che i tempi si sono velocizzati, al netto del fatto che le verifiche vanno necessariamente fatte specie se parliamo di denaro pubblico.
«Il problema – ha aggiunto Figliuolo – è il numero dei rimborsi. Io sto cercando periti ovunque per continuare le perizie in Emilia Romagna. L’attenzione da parte nostra c’è tutta.
«È chiaro però che ci sono delle procedure che vanno osservate. In Italia, come nel resto d’Europa, abbiamo un grosso problema con le professioni tecniche. Se queste figure servono vanno create.»