Il Tunnel del Monte Bianco compie 50 anni di vita
La SITMB festeggia l’anniversario con una giornata ricca di appuntamenti: pensieri, storie e racconti che si aprono a nuove visioni
«Pensieri, Storie, Visioni e Racconti.»
A 50 anni dall'apertura al traffico del Traforo del Monte Bianco, una giornata speciale celebra l'anniversario di questa complessa infrastruttura nata dalle lungimiranti visioni di pionieri dell’Europa, dalla sfida di progettisti innovativi e dal coraggio e dalla fatica di centinaia di operai e tecnici, il cui impegno in condizioni di estrema difficoltà ha contribuito ad unire non solo due Paesi - Italia e Francia - ma il Sud e il Nord del continente europeo.
Per l’occasione, la Società Italiana Traforo del Monte Bianco - che fa parte del Gruppo Autostrade per l'Italia - organizza oggi a Courmayeur una giornata di ricordo di quell’evento e di riflessione sui temi della connettività e della frontiera.
«Le gallerie, come i ponti – ha dichiarato il Presidente della Società Italiana per Azioni per il Traforo del Monte Bianco, Riccardo Sessa, – contribuiscono ad annullare gli ostacoli che si frappongono all’incontro, alla reciproca conoscenza, allo scambio di culture e alla collaborazione fra i popoli.
«Costruito in un’epoca in cui i Paesi sembravano maggiormente interessati a primeggiare nella gara per la conquista dello spazio interplanetario, il Traforo del Monte Bianco si pone ora come allora quale esempio della capacità e della volontà degli uomini di superare tutti gli ostacoli sulla strada della convivenza pacifica e del miglioramento delle condizioni di vita sul nostro pianeta.
«L’amicizia tra l’Italia e la Francia, che cinquant’anni fa ha consentito di realizzare in comunione di intenti un’opera così singolare, si rinnova oggi in occasione dell’anniversario e continua ad essere una base importante per raggiungere nuovi e più avanzati traguardi.»
Dopo mezzo secolo di vita, il Traforo del Monte Bianco conserva intatto il suo ineguagliabile valore simbolico confermando il proprio ruolo di leader nell’ambito dei grandi collegamenti transalpini europei e la propria funzione di laboratorio permanente per la ricerca e l’applicazione dei più avanzati dispositivi di sicurezza.
«A distanza di 50 anni dalla sua messa in servizio – osserva l’Amministratore Delegato della SITMB, Mario Battaglia – il Traforo del Monte Bianco, pur conservando le caratteristiche strutturali originarie, si presenta profondamente mutato nelle dotazioni a presidio della regolarità e della sicurezza della circolazione.
«Per citare solo gli esempi più recenti, mi posso riferire ai nuovi veicoli Proteus di pronto intervento antincendio, unici al mondo e costruiti appositamente per le esigenze di questo tunnel, o al nuovo sistema di gestione tecnica centralizzata, in corso di ultimazione, capace di analizzare e di gestire in tempo reale le migliaia di dati che provengono in continuazione dagli impianti di controllo.»
«Continue ricerche vengono condotte al fine di ottimizzare il sistema di ventilazione interna – ha proseguito Mario Battaglia, – essenziale per una galleria che, per tutti gli 11,6 chilometri della sua lunghezza, stante l’eccezionale altezza della montagna sovrastante, non può disporre di camini intermedi di aerazione.
«Nella ricorrenza del cinquantenario ci è gradito rivolgere un pensiero riconoscente alla genialità di chi ha saputo prima immaginare e poi progettare un’opera così ardita, e all’impegno tenace di quanti, con il loro lavoro, hanno materialmente partecipato alla sua realizzazione e alla sua successiva gestione, anno dopo anno fino ai giorni nostri.
«Grazie al loro contributo il Traforo del Monte Bianco, dopo avere permesso di superare lo storico isolamento delle vallate alpine a ridosso del massiccio montuoso più alto d’Europa, continua oggi come in passato a rappresentare una condizione irrinunciabile per lo sviluppo economico e sociale delle regioni che esso collega.»
La sicurezza su tutti gli 11,6 km del Traforo del Monte bianco può essere sintetizzata attraverso alcuni numeri: 37 luoghi sicuri pressurizzati collegati a una galleria di soccorso, 156 telecamere poste ogni 100 metri che si aggiungono alle 33 poste all'esterno della galleria, 50 e 70 km/h la velocità minima e massima da rispettare, 150 i metri che devono separare i veicoli in transito (alcune segnalazioni luminose blu posizionate a intervalli regolari sulle pareti della galleria permettono ai conducenti di rispettare questa norma).
Inoltre due barriere poste agli ingressi del traforo impediscono agli utenti di accedere alla galleria in caso di evento e 36 semibarriere ogni 600 metri permettono di bloccare i veicoli anche dentro il tunnel.
Un ruolo particolare è affidato all'informazione: una frequenza radio dedicata e 20 pannelli a messaggio variabile sono disponibili per trasmettere ai viaggiatori notizie in tempo reale sullo stato del traffico, sulle norme di circolazione e sul comportamento da tenere in caso di evento. Grande attenzione alla sicurezza, quindi, per gli oltre 1.800.000 veicoli che ogni anno attraversano il Traforo del Monte Bianco.
«L'inaugurazione del Traforo del Monte Bianco, avvenuta quel 16 luglio di 50 anni fa, fu certamente un momento importante della nostra storia – dichiara il Presidente della Regione autonoma Valle d’Aosta – non solo per la qualità e la dimensione infrastrutturale di quanto realizzato, ma anche perché rappresentò una poderosa crescita della collaborazione italo-francese sia sul piano bilaterale che nel più ampio contesto di una Comunità europea che, nata ufficialmente solo 7 anni prima con l’entrata in vigore dei Trattati di Roma, aveva tra i suoi obiettivi proprio il libero movimento dei beni, dei servizi, dei lavoratori e dei capitali, l'abolizione dei cartelli e per lo sviluppo di politiche congiunte e reciproche nel campo del lavoro dello stato sociale, dell'agricoltura, dei trasporti, del commercio estero.
«Se il Monte Bianco, la vetta d’Europa, è oggi transitabile grazie al Traforo, infrastruttura che si può annoverare tra le eccellenze della tecnologia europea, da poco più di un mese è anche possibile la spettacolare traversata a 3.500 metri fra i suoi ghiacci perenni grazie a un’altra opera di livello mondiale, la funivia Skyway Monte Bianco che, a ragione, è descritta come l’ottava meraviglia del mondo. Due opere audaci e avveniristiche che, oltre a esaltare la bellezza e la maestosità della montagna, ci rendono particolarmente fieri e soddisfatti.»
«Per la nostra comunità, l'apertura del traforo ha significato una profonda trasformazione della realtà fino ad allora vissuta – dichiara il Sindaco di Courmayeur, Fabrizia Derriard – Il Tunnel ha cambiato la storia del paese che, da territorio di confine all'estremo Nord Ovest dell'Italia, è divenuto luogo di passaggio e di incontro, ponendoci nel cuore di quell'Europa che all'epoca aveva da poco iniziato il suo cammino, ancora oggi così difficile.
«Perché il Traforo del Monte Bianco non è mai stata semplicemente una grande infrastruttura, né per le comunità che abitano questo territorio, né per tutti coloro che, nel tempo, la hanno prima immaginata, poi realizzata, quindi gestita, e infine utilizzata e attraversata.
« E questo perché il Monte Bianco non è un luogo qualunque: è una montagna simbolo, da sempre fonte di intuizioni visionarie per l'epoca in cui sono state concepite, ma che, una volta immaginata e individuata la via da percorrere per realizzarle, hanno portato al compimento di imprese straordinarie.
«Così fu per quella di De Saussure: lo scienziato che per anni aveva cercato una via per poter salire sulla vetta d'Europa, una volta raggiunta la cima conquistata l'anno prima da Balmat e Paccard, di fronte ad un paesaggio senza orizzonte che racchiudeva assieme terre francesi e italiane, non fece una profezia ma, nel cogliere la sfida suggerita da ciò che osservava, la trasformò in una visione e un progetto possibile del futuro.»
Il Tunnel che oggi compie cinquant’anni di vita è denso di storie. Al suo interno vive una comunità, a volte invisibile, che permette a questo organismo di pulsare senza sosta, per consentire a persone, merci ed esperienze di continuare il proprio viaggio.
Il 50° anniversario è l'occasione per interrogarsi sul destino di questa imponente infrastruttura che, dopo la ristrutturazione avvenuta in seguito al tragico incendio del 1999, costituisce un punto di riferimento internazionale in materia di sicurezza tra i tunnel bidirezionali a canna singola.
La stessa gestione del Traforo, che da circa 15 anni è affidata unitariamente ad un organismo costituito in modo paritario dalle due Società concessionarie nazionali, il GEIE-TMB, rappresenta un’esperienza innovativa, unica in ambito europeo nel settore autostradale con circa 260 persone dei due Paesi completamente integrate ed intercambiabili.
A distanza di cinquant'anni dal passaggio dei primi viaggiatori, sui cui volti le immagini in bianco e nero di allora fissano i segni di una emozione indescrivibile, il Traforo del Monte Bianco resta il simbolo di una sfida quasi impossibile che ci racconta, soprattutto oggi, come senza sogni non si possa costruire e cambiare nulla.
Quando il 16 luglio del 1965 i Presidenti di Italia e Francia Giuseppe Saragat e Charles de Gaulle si incontrarono a Courmayeur per inaugurare solennemente il Traforo del Monte Bianco, si realizzava un sogno iniziato addirittura nel lontano 1787, quando lo studioso ginevrino Horace De Saussure, giunto sulla cima del Monte Bianco dopo una memorabile spedizione, scrisse: «Giorno verrà che sotto il Monte Bianco si scaverà una strada carrozzabile e queste due vallate, quella di Chamonix e quella di Aosta, saranno unite.»