Problemi alla tiroide – Di Nadia Clementi

Ne parliamo con la specialista Maria Grazia Castagna, Direttore della UOC di Endocrinologia, Azienda Ospedaliero-Universitaria Senese, Siena

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La tiroide è tra le ghiandole più importanti del corpo umano, ed è una delle più colpite da eventuali disturbi di vario genere nel 30% della popolazione italiana.
Si trova nella parte anteriore del collo e regola con i suoi ormoni (T3, T4 e tireotropina) le funzioni metaboliche, le ossa e l’apparato vascolare.
Gli ormoni tiroidei svolgono un ruolo centrale nello sviluppo nervoso e scheletrico del feto e del bambino.
Nell'adulto hanno importanti effetti sulla regolazione del metabolismo basale, sull'apparato cardiovascolare, sul metabolismo lipidico e glicidico, e sul metabolismo osseo.
Specie nelle donne la tiroide interviene anche in altre funzioni come la corretta idratazione della pelle, la regolarità del ciclo mestruale e la crescita dei capelli.
 
La causa più frequente di patologia tiroidea nella popolazione mondiale è la carenza alimentare di iodio che si manifesta con un aumento di volume della tiroide (gozzo).
La più efficace prevenzione è la iodoprofilassi, facilmente attuabile mediante l’uso di sale fortificato con iodio, ovunque ampiamente disponibile.
Con il diffondersi dell’ecografia tiroidea, spesso si riscontrano noduli asintomatici, di dimensioni anche molto piccole (inferiori al centimetro), con una frequenza che aumenta progressivamente con l’età e pone il problema di una possibile presenza di tumore della tiroide.
Fortunatamente, i tumori maligni della tiroide sono rari (circa l’1% di tutti i noduli tiroidei) e sono suscettibili di terapie efficaci nella maggior parte dei casi.
 
Quando qualcosa non va con la tiroide non è sempre facile individuare subito il problema, in quanto i sintomi principali delle patologie tiroidee sono piuttosto generici e possono facilmente essere confusi con quelli di altri disturbi.
Tra i più frequenti ricordiamo alterazioni di peso, senso di debolezza e affaticamento, nervosismo, difficoltà di concentrazione, secchezza della pelle e intolleranza a caldo e freddo.
Cos’è esattamente? Dove si trova? A cosa serve la tiroide? Non sono in molti a poter affermare di conoscere approfonditamente la sua natura, eppure riveste un ruolo davvero centrale per la nostra salute, aiutando l’organismo a svolgere correttamente molte funzioni fondamentali.
La prof.ssa Maria Grazia Castagna, specialista di grande esperienza nell’ambito delle malattie tiroidee, presso l’UOC di Endocrinologia dell’azienda Ospedaliera Universitaria Senese, ci parla nella seguente intervista dell’importanza di questa ghiandola e di come aiutarla con la prevenzione a mantenere una corretta funzionalità.

 Chi è la professoressa Maria Grazia Castagna  
Istruzione e formazione
-  2021 Abilitazione scientifica nazionale- Fascia ordinari- Settore 06/D2 - Endocrinologia, Nefrologia e Scienze della Alimentazione e del Benessere
-  2014 Abilitazione scientifica nazionale- Fascia degli associati- Settore 06/D2 - Endocrinologia, Nefrologia e Scienze della Alimentazione e del Benessere
-  2006 Dottorato di Ricerca in Scienze Endocrine e Metaboliche- Università di Pisa
-  2000 Specializzazione in Endocrinologia e Malattie del Ricambio con voto 50/50 e lode- Università di Messina
-  1990 Laurea in Medicina e Chirurgica con voto 110/110 e Lode-Università di Messina
 
Posizione attuale
Professore Associato di Endocrinologia – Università di Siena
Direttore UOC di Endocrinologia
Direttore della Scuola di Specializzazione in Endocrinologia e Metabolismo- Università di Siena Principal investigator in Trial clinici multicentrici, nazionali e internazionali sul carcinoma avanzato della tiroide
 
Attività scientifica e indicatori bibliometrici
81 articoli (PubMed) e 11 capitoli di libri.
H-index: 26 (Scopus); 30 (Google Scholar)
H-index diviso per anzianità accademica: 1.3 (Scopus); 1.5 (Google Scholar)
Numero totali di citazioni: 4232 (Fonte: Scopus)
Somma Impact factor (I.F.): 409.78

Professoressa Castagna, si dice che la tiroide è il centro del benessere. Ma perché questa ghiandola è così importante nel nostro organismo?
«La tiroide regola importanti funzioni del nostro organismo, a partire dalla vita intrauterina. Gli ormoni tiroidei sono infatti fondamentali per lo sviluppo neuro-cognitivo del bambino per cui una carenza di ormoni tiroidei durante la vita fetale o nel primo anno di vita possono causare deficit neurologici che saranno tanto maggiori quanto maggiore è la carenza ormonale.
«Gli ormoni prodotti dalla tiroide regolano inoltre molti processi vitali quali l’accrescimento, l’attività cardiaca, il metabolismo e la funzione riproduttiva.»
 
Le malattie alla tiroide sono aumentate rispetto al passato?
«In realtà più che un reale aumento, alcune patologie tiroidee vengono oggi solo più facilmente diagnosticate rispetto al passato. Un esempio è dato dal significativo aumento della patologia nodulare tiroidea sia benigna che maligna, riportata dai più recenti studi epidemiologici e dovuta all’uso routinario dell’ecografia che oggi porta alla diagnosi noduli di piccole dimensioni che in passano non sarebbero stati diagnosticati e che, nella maggioranza dei casi, non avrebbero dato segno di sé.
«Altre patologie, come ad esempio le patologie autoimmuni, sono invece in reale aumento e ciò è dovuto all’aumentato introito con la dieta di iodio, che se da un lato ha ridotto la frequenza del gozzo, dall’altro lato ha portato da un aumento delle diagnosi di patologia autoimmune della tiroide, così come si osserva nei paesi orientali, dopo l’apporto iodico giornaliero è addirittura in eccesso rispetto al reale fabbisogno.»
 
Sono colpiti più i maschi o le femmine? A quale età si corrono i maggiori rischi?
«Sicuramente la patologia tiroidea predilige il sesso femminile. Non se ne conoscono completamente le cause ma verosimilmente un ruolo importante è svolto dagli ormoni sessuali.
«In effetti una differenza tra i due sessi si osserva soprattutto dopo la pubertà. Sebbene le patologie tiroidee possano presentarsi in qualsiasi epoca della vista, sicuramente la maggiore incidenza si osserva dopo la quarta-quinta decade di vita.»
 
Esistono diversi tipi di anomalie. Quali sono e quali i segnali di malfunzionamento?
«Le cosiddette disfunzioni tiroidee, si caratterizzano per un difetto di produzione (ipotiroidismo) o per un eccesso di produzione ormonale (ipertiroidismo).
«L’ ipotiroidismo è la condizione clinica che si realizza allorché la tiroide funziona poco, cioè quando la tiroide non è in grado di produrre una normale quantità di ormone, adeguata a soddisfare le fisiologiche richieste dell’organismo.
«Poiché gli ormoni tiroidei influiscono su tutte la funzioni dell’organismo, bassi livelli di ormoni tiroidei, danno luogo a rallentamento/riduzione delle funzioni stesse.
«Al contrario l’ipertiroidismo si caratterizza per una eccessiva produzione di ormoni tiroidei con conseguente accelerazione delle funzioni dell’organismo regolare dagli ormoni tiroidei.»
 
Le tiroiditi sono infiammazioni della tiroide, come si manifestano?
«Le tiroiditi rappresentano un disomogeneo gruppo di quadri patologici/disordini clinici tiroidei ad eziologia infiammatoria.
«L’infiammazione può decorrere in forma subacuta e la più frequente è la tiroidite virale che in genere insorge dopo un episodio influenzale e si caratterizza per dolore intenso a livello tiroideo, sintomo peculiare che ne facilità la diagnosi.
«Sicuramente la forma più frequente è la tiroidite a decorso cronico e a patogenesi autoimmune.»
 
La forma di tiroidite più comune è la tiroidite di Hashimoto. Di cosa si tratta?
«La tiroidite cronica autoimmune (di Hashimoto) è la causa più frequente di ipotiroidismo nelle aree iodio-sufficienti, causato dalla distruzione cellulare anticorpo-mediata del tessuto tiroideo.
«L’ipotiroidismo è generalmente permanente. Più del 90% dei pazienti con tiroidite cronica autoimmune presenta alti livelli di Anticorpi anti-tiroide (AbTg e AbTPO). Meno frequentemente sono presenti anticorpi che bloccano l’azione del TSH sul suo recettore (TRAb).
«La malattia è caratterizzata da una marcata suscettibilità genetica e l’associazione più conosciuta è con i geni per l’HLA. Qualunque sia il grado di suscettibilità genetica, è più probabile che i pazienti con tiroidite cronica autoimmune abbiano una storia personale o familiare di altre malattie autoimmuni, come l’insufficienza surrenalica e il diabete mellito tipo I.»
 
Le patologie: ipertiroidismo e ipotiroidismo. Ci vuole spiegare qual è la differenza, i sintomi e le cause?
«Quando la concentrazione di ormone tiroideo si riduce, le cellule dell’organismo non sono adeguatamente stimolate ed i processi fisiologici dell’organismo rallentano. Per esempio, il corpo produce poco calore, ed il paziente soffre facilmente il freddo; il cervello rallenta le proprie funzioni, e si hanno problemi di memoria a volte accompagnati da un tono dell’umore tendenzialmente depresso; il cuore rallenta la propria frequenza (bradicardia); la pelle diventa secca.
«Vi sono inoltre delle alterazioni che il paziente non può avvertire, come l’aumento dei livelli di colesterolo (ipercolesterolemia). Le cause più frequenti di ridotta produzione di ormone tiroideo sono l’ipotiroidismo autoimmune (detto anche tiroidite cronica autoimmune o di Hashimoto), l’asportazione di tutta la tiroide o di una sua parte, trattamento con iodio radioattivo che si esegue in caso di ipertiroidismo, l’ipotiroidismo congenito, farmaci quali amiodarone, litio ed interferone che possono interferire con il fisiologico funzionamento della tiroide.
«I sintomi più frequenti per quanto riguarda l’ipertiroidismo sono nervosismo, cardiopalmo, sudorazione, intolleranza al caldo, stanchezza muscolare, diarrea e dimagrimento nonostante l’appetito aumentato. A questi sintomi, soprattutto nel morbo di Basedow, si possono associare altri sintomi oculari come bruciore, fotofobia ed esoftalmo (ovvero la protusione dei bulbi oculari). Le cause dell’ipertiroidismo sono molteplici.
«La causa più comune è il morbo di Basedow, una patologia autoimmune che stimola tutta la tiroide a funzionare più del dovuto.
«L’ipertiroidismo, tuttavia, può riscontrarsi anche nel gozzo multinodulare tossico; in questo caso, uno o più noduli presenti da anni nella tiroide comincia a funzionare più del dovuto producendo ormoni tiroidei in eccesso.
«Nel caso del morbo di Plummer, invece, nella tiroide è presente un solo nodulo (e non tanti come nel gozzo) che, producendo grosse quantità di ormoni tiroidei, causa il quadro di ipertiroidismo.»
 
Quali sono i sintomi da non sottovalutare che devono consigliare una visita specialistica Tiroide?
«Ad esempio, la presenza di una accelerazione del battito cardiaco, nervosismo, insonnia, calo ponderale devono far sospettare un eccesso di ormoni tiroidei. Al contrario una sintomatologia caratterizzata da sonnolenza, stanchezza, difficoltà di concentrazione deve far sospettare una carenza di ormoni tiroidei.
«Infine, un aumento volumetrico del collo con associata sintomatologia caratterizzata da difficoltà alla deglutizione o senso di costrizione al collo devono far sospettare un aumento di volume significativo della ghiandola tiroide. La comparsa di questi sintomi deve suggerire la necessità di una visita specialistica endocrinologica.»
 
Quali gli esami per una diagnosi precisa?
«Dopo aver sospettato la presenza di una patologia tiroidea sulla base di fattori di rischio, sintomi del paziente e visita da parte del medico, la diagnosi di malattia viene posta sulla base di un esame del sangue che valuta la concentrazione di: TSH, FT4 ed anticorpi anti-tiroide.
«L’ ecografia tiroidea è una metodica ormai molto diffusa nella pratica clinica della diagnostica della tiroide. Trattasi di un esame non invasivo, non doloroso, non associato a somministrazione di radiazioni e pertanto eseguibile a qualsiasi età ed in qualsiasi periodo della vita fertile (anche in gravidanza) senza alcuna controindicazione.
«L’ecografia tiroidea, pertanto, fornisce informazioni sulla morfologia e sulla struttura della tiroide (indagine morfologica) ma non sulla sua funzione; in pratica l’ecografia può dire se la tiroide è piccola o grossa, se contiene noduli o meno, se è infiammata o omogenea.
«In caso di patologia nodulare tiroidea guida il clinico sulla opportunità di effettuare l’agoaspirato tiroideo, esame cardine per definire la natura benigna o maligna del nodulo.
«Infine, in presenza di un nodulo tiroideo è fondamentale il dosaggio della calcitonina nel sangue, in quanto ciò permette di diagnosticare un tipo di tumore tiroideo, il carcinoma midollare, spesso non riconosciuto alla valutazione citologica del nodulo.»
 
Ci sono fattori di rischio per le patologie tiroidee?
«Fattori di rischio sono rappresentati da familiarità positiva per malattie della tiroide, età avanzata, sesso femminile e, per la tiroidite autoimmune, la presenza di altra malattia autoimmune.
«Alcuni studi hanno dimostrato correlazione tra deficit di iodio e aumento di tumori della tiroide; probabilmente la carenza di iodio determina mutazioni dell’oncogene RAS coinvolto nella genesi di questi tumori. L’esposizione alle radiazioni, invece, determina mutazione del gene RET/PTC, coinvolto nella genesi del carcinoma papillifero.
«Un picco di carcinomi papilliferi si è verificato infatti nelle popolazioni coinvolte nella diffusione delle radiazioni provenienti dall’esplosione della centrale di Chernobyl. Vi è inoltre correlazione tra la terapia radiante (radioterapia) al collo per la cura del Linfoma di Hodgkin e l’insorgenza dello stesso tumore.»
 
Quali sono le terapie?
«Il trattamento dell’ipotiroidismo consiste nella somministrazione di ormone tiroideo sintetico, in forma di compresse o in formulazione liquida.
«Una volta che la diagnosi di ipotiroidismo è stata posta, la malattia è irreversibile, cioè la tiroide non potrà mai riprendere a funzionare regolarmente; ciò significa che la terapia deve essere attuata per tutta la vita. Si tratta quindi di una terapia sostitutiva, atta cioè a sostituire la funzione della tiroide: poiché la tiroide non funziona, il paziente deve assumere l’ormone tiroideo per bocca.
«Pochi farmaci interferiscono con l’assunzione contemporanea di levotiroxina, riducendone l’assorbimento; tra questi ricordiamo solo gli antiacidi, e supplementi contenenti calcio. È importante che il paziente assuma con regolarità la terapia sostitutiva con levotiroxina.
«In tutti i casi di ipertiroidismo possono essere usati farmaci sintomatici che ne riducano i sintomi (beta-bloccanti); ma a seconda del tipo di ipertiroidismo si instaurerà la terapia più idonea. La terapia può essere di tipo farmacologico (che prevede l’uso di farmaci tireostatici, i.e. tionamidi, che riducono l’attività della tiroide), di tipo radiometabolico (che prevede l’uso di Iodio radioattivo) o, in alcuni casi, di tipo chirurgico con l’asportazione di parte o di tutta la tiroide.»
 
Quanto è diffuso invece il tumore della tiroide e quali sono le forme più comuni?
«I tumori tiroidei sono una patologia rara, sebbene nelle ultime decadi si sia osservata un aumento di incidenza del carcinoma papillare della tiroide che rappresenta la forma più frequente di tumore tiroideo ad anche quella a prognosi migliore. È comunque ancora discusso se questo sia un reale aumento oppure un effetto screening dovuto all’uso routinario dell’ecografia nella pratica clinica che porta ad un’aumentata diagnosi di tumori indolenti.
«Il carcinoma papillare della tiroide insorge prevalentemente nelle donne e la fascia di età più colpita è la quarta decade. Più raro è il carcinoma midollare che origina dalle cellule parafollicolari della tiroide.
«Può decorrere in forma sporadica o familiare, In questo ultimo caso è presente una mutazione a carico del gene RET che può essere trasmessa dal genitore la figlio.
«Infine, la forma più aggressiva di carcinoma tiroideo è il carcinoma anaplastico della tiroide, più frequente nella settima-ottava decade di vita ed è a prognosi infausta.»
 
Quali opzioni chirurgiche o terapeutiche esistono per il tumore della tiroide?
«Il trattamento di elezione è rappresentato dalla chirurgia tiroidea seguita in casi selezionati di carcinoma differenziato della tiroide (papillare o follicolare) da terapia radiometabolica con iodio radioattivo.
«Nelle forme di tumore avanzato abbiamo oggi nuove terapie a bersaglio molecolare in grado di controllare la crescita del tumore.»
 
È possibile adottare delle misure preventive contro il tumore della tiroide?
«Non esiste una reale prevenzione per il tumore tiroideo. È fondamentale invece per garantire al paziente un buon controllo della malattia se non addirittura la guarigione la diagnosi precoce.
«Ciò è di particolare importante per il carcinoma midollare la cui sopravvivenza è fortemente condizionata dall’estensione della malattia alla diagnosi.
«La probabilità di cura si riduce significativamente se il tumore al momento della diagnosi è già esteso ai linfonodi del collo.»
 
Nel mantenimento delle corrette funzioni tiroidee e nella prevenzione di eventuali patologie che importanza riveste l’alimentazione?
«L’alimentazione è importante in quanto un adeguato apporto giornaliero di iodio è fondamentale per prevenire lo sviluppo di patologie tiroidee quali i noduli e l’ipotiroidismo.
«Un adeguato apporto di iodio è fondamentale in tutte le epoche della vita ma soprattutto in gravidanza.
«Il fabbisogno iodico giornaliero in grado di garantire un buon funzionamento della tiroide materna e fetale in gravidanza è di circa 200 mcg al giorno.»
 
A che punto è la ricerca? È possibile prevenire le malattie della tiroide?
«La ricerca in ambito tiroideo è molto attiva e in Italia sono presenti diversi gruppi di ricerca riconosciuti anche a livello internazionale.
«La ricerca è rivolta in molti ambiti; in particolare nell’ultima decade progressi importanti sono stati fatti in ambito oncologico.
«Abbiamo infatti oggi, grazie proprio alla ricerca, farmaci a bersaglio molecolare in grado di curare pazienti con carcinoma tiroideo avanzato per i quali fino a poco tempo fa, non avevano terapie efficaci.»
 
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