Modi de dir 'n trentìm/ 22 – Di Cornelio Galas
22ª puntata dei modi di dire e frasi fatte della tradizione dialettica trentina
CHE GHÈBA...! – Che fumo, che nebbia, che polverone. «Gh’àt de ghebàr?»: hai una sigaretta? «Gh’at da ’mpizàr?»: hai da accendere.
T’HAI FAT SU ’NA GHÈBA… – Hai fatto un ribaltone che non si capisce più niente.
DAME EL SUGAMÀN CHE ME SUGO I PÉI – In effetti l’asciugamano non serve solo per la parte finale degli arti superiori.
ÒCIO CHE ANCÒI SON ZIDIÓS – Attenzione: sono nervoso, potrei avere reazioni inconsulte. «Te me pari zidiòs…»: presa d’atto in anticipo della situazione.
DEV’ESSER STÀ L’ULTIM BICIER… – Chiaramente è sempre l’ultimo bicchiere di birra, vino, alcolici vari che si prende la colpa di una ubriacatura di fatto in atto da molti bicchieri prima. Ultimo barlume prima dell’incoscienza.
DÀMEI PUR A MI SE NO’ I TE PIÀS – Invasione, pacifica ma decisa, del piatto altrui quando la propria portata è stata fagocitata a tempo record, doppiando gli altri commensali.
TRÀMEI LÌ SENNÒ TEI TOGO – Frase detta dai rapinatori: «Dammi i soldi altrimenti te li prendo io» - «O la borsa o la vita».
VÀRA CHE DOPO I TE CIAMA «EL MÓNCO»… – Minaccia (seria) di venire alle mani. Progetto (che non viene però mai concretizzato) di mutilazione. Invito a far attenzione quando il compagno di lavoro è addetto alla fresa e non ha sufficiente esperienza.
CARGÀ DE FÉVER – Dicesi quando il termometro segna una temperatura oltre i 38 gradi e per lungo tempo nonostante la tachipirina. Dà proprio il senso dello schiacciamento determinato dalla febbre.
NO TE VEGNIRÀI MIGA EN CASA CON QUELE SGÀLMERE LÌ – Blocco di chi potrebbe annullare l’operazione pulizia del pavimento appena terminata con «schifezze» attaccate sotto scarpe reduci evidentemente da una porcilaia o comunque da camminamenti su materiale molle, sporco e puzzolente.
SET ZÀ STRÀCH? VARA CHE L’EI LÓNGA ANCORA… – Disarmante (per l’interlocutore) giudizio sulla resistenza fisica durante un’escursione o un lavoro impegnativo. La possibile risposta (giustificazione): «A mi i m’ha sèmper dit de tegnìr el pàs del montagnèr, no de córer».
CHE FIN ALA FAT LA TO SPÓSA? – Domanda retorica e maliziosa, quando tutti in paese sanno ormai che la coppia è scoppiata e stanno seguendo le procedure legali per la separazione. Possibile replica: «Scusa neh, magari la sarà ensèma a qualchedun altri, come la tua…».
ÒCIO CHE EL (TE) VA DE TRAVÈRS – Invito a non buttar giù bevande o cibo con il rischio di strozzarsi. Ma anche a spegnere il gas per evitare che il latte, bollendo, esca dal pentolino. In questo caso meglio: «Ocio che el te va de sóra».
TE VERAI CHE ’L SE TIRA FÒR – Riferito al meteo, previsione di una giornata tendente al sereno. A meno che qualcuno non sia nei guai e tenti di venirne fuori. O faccia parte di un partito, un movimento politico nel quale non crede più.
’N DO VAT TUT EN GRINGOLA? – Dove vai vestito a festa? Curiosità di fronte a chi, di solito, non cura molto l’estetica, l’abbigliamento. Risposta: «Ah, ancòi se spòsa me neóa… Ma ’péna se tàca a magnàr me tiro ben via sta cravàta che me strènze el còl».
SAT CHI HO VIST ANCOI AL BAR DEI DO FIASCHI? Segue sempre un gossip paesano che culmina con «Ma l’avréssit mai dit che ’l feva quela fin? Sposarse co la badante de so mama?»
ZÀ CHE NO TE GH’AI GNÈNT DA FAR… – La frase che più di altre terrorizza soprattutto i pensionati. Considerati oziosi, privi di impegni. Risultato? Sono caricati di faccende domestiche che prima, quando lavoravano, potevano bellamente schivare.
SCOTÓNA – Taglio di carne. Occhio però che scotta. Vedi anche «scottadita». Da non confondersi con il termine italiano Scottona, che sta a indicare la femmina di bovino di età compresa tra i 15 e i 22 mesi che non ha ancora partorito.
CIÀSPOLE – Racchette da neve, per camminare sulla neve. Anche questa parola è adottata dalla lingua italiana grazie alla «Ciaspolàda».
TE FÀGO SÙ COME LA STRÒPA – La stròpa è il ramo di saggina, che si può annodare per legare i tralci delle viti o intrecciare per fare un cesto.
TE FÀGO SU COME EN RULÒ – Come sopra, con esempio figurato.
TE FAGO EN CÙL COME LA VÉRZA – La verza è una pianta che sembra un’esplosione di foglie. Ecco: ti faccio un culo così.
T'HAI PISÀ FOR DAL WATER – Hai combinato un bel casino
TE L’HAI FATA GROSSA – Come sopra, ma con l’aggravante delle dimensioni.