Fernando Napolitano: La Megacomunità ci salverà dalla crisi?»

L'autore ha descritto la genesi in un libro che, uscito nel 2007, ha anticipato molti dei cambiamenti attuali

«Siamo nel 2003, in piena espansione economica, quando nasce l'idea di questo libro. Siccome il nostro lavoro è proporre idee e soluzioni abbiamo analizzato più di cento testi sulla globalizzazione e ci siamo accorti che mancava il capitolo finale e cioè "Cosa faremo domani" Siamo andati allora a parlare con coloro che la globalizzazione l'avevano sostenuta (come l'India e la Cina), o subìta (come alcune nazioni del terzo Mondo). E' stata una soddisfazione enorme: i 'grandi' intervistati ci davano 20 minuti ma poi discutevamo per un'ora e mezza.»

A parlare è Ferdinando Napolitano co-autore con Mark Gerencser, Christopher Kelly e Reginald Van Lee del volume dal titolo cortissimo e dal sottotitolo lunghissimo: «Megacomunità. Come i leader di governo, delle aziende e della società civile possono gestire le grandi sfide globali, insieme.»
Stimolato da Tonia Mastrobuoni, giornalista de «Il Riformista», Napolitano ha ripercorso alcuni dei capitoli del volume: «Dalle nostre analisi c'eravamo accorti che questo tipo di sviluppo non era sostenibile, troppo forsennato troppo business is business».

«Nel 2007 - ha spiegato l'autore che è amministratore delegato di Booz & Company Italia oltreché consigliere dell'ENEL - fece grande scalpore negli Stati Uniti quando nel libro si lesse che bisognava perseguire l'ottimizzazione del valore rispetto alla massimizzazione. Adesso tutto ciò si sta verificando, e Obama che vuole entrare nelle banche ne è l'evidenza.»

Ma il libro spazia molto e tocca tutta una serie di tematiche come per esempio Internet.
«Non tutti sanno che ogni giorno con le frodi on line vengono rubati oltre 40 milioni di dollari. Da ciò deriva che o si trova una vera sicurezza sul web, cosa che attualmente non c'è, checché ne dicano, oppure l'alternativa è quella di tornare a delocalizzare e spezzare la rete.»

«Perché la trattativa con Opel in Germania è fallita? - si è poi chiesta la Mastrobuoni. - La storia non è acqua. In Europa siamo gli ultimi arrivati e industrialmente siamo sempre stati ai margini. Questo ha pesato. In America invece è andata bene perché quella è la terra delle opportunità. Sono meritocratici e hanno apprezzato i grandi passi avanti fatti dalla casa automobilistica di Torino negli ultimi anni.»

Cambiando ancora tematica Napolitano sostiene che «siamo diventati solo un mercato di consumo. Bisogna tenere i Quartieri Generali nel proprio Paese se si vuole contare qualcosa. ENEL da questo punto di vista è un'eccezione, purtroppo.»

Anche la politica viene toccata dai ragionamenti a briglia sciolta ma illuminanti di Napolitano: «La politica italiana è debole perché i talenti vanno tutti nella società civile o nell'industria. Tempo fa, ai convegni, facevo un gioco: chiedevo di alzare la mani se qualcuno aveva un conoscente in gamba che si era messo in politica: non se ne alzava neanche una.»
Ma tutto il mondo è Paese: «In base alla mia esperienza è così anche in America un manager mi ha detto che "a Capitol hill mandiamo quelli unemployable, non assumibili".»

Parte ancora dalla giornalista de Il Riformista l'ultima tematica della mattinata.
«C'è bisogno del nucleare? Non si può stare lontani da una tematica così importante. Ma attenzione quando ci sono in gioco le tecnologie avanzate ci vogliono i soldi pubblici. Pensate al GSM: è una tecnologia vecchia ma ancora molto efficiente: non tutti sanno che è costata una cifra iperbolica e che ci hanno lavorato per dieci anni staff governativi. L'UMTS, elaborato dal privato, non funziona perché ci vogliono troppi soldi.»