Perché la vitamina D è così importante? – Di Nadia Clementi
Ne parliamo con il prof. Vittorio Unfer Professore di Ostetricia e Ginecologia presso la Facoltà di Medicina e Psicologia dell’Università La Sapienza, Roma
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La vitamina D è responsabile di numerose importanti funzioni per il nostro corpo. Questa sostanza nutritiva è necessaria per assorbire il calcio e il fosfato che assumiamo con l'alimentazione.
È fondamentale perché aiuta a costruire ossa, denti e muscoli forti, inoltre contribuisce a mantenere in salute il sistema immunitario, il cervello e il sistema nervoso.
Fonte principale della vitamina D è la luce solare, ecco perché è spesso chiamata la vitamina del sole, ma è possibile ottenerla anche grazie a integratori e, in piccole quantità, da alcuni alimenti.
Il legame tra la vitamina D e la salute delle ossa è stato scoperto molti anni fa, quando i medici si sono resi conto che la luce del sole o l’assunzione di olio di fegato di merluzzo contribuiva alla mineralizzazione dello scheletro del feto e alla prevenzione del rachitismo nei bambini.
Anche in questi tempi di pandemia, abbiamo spesso sentito parlare dell’importante legame tra covid e vitamina D, noi per saperne di più abbiamo intervistato il prof. Vittorio Unfer uno dei massimi esperti mondiali riguardo l’uso dell’inositolo (molecola usata nelle patologie polmonari importanti) nella pratica Clinica Medica.
È professore presso il dipartimento di Medicina Sperimentale della Sapienza di Roma Diretta dal Prof. Mariano Bizzarri - Dept. of Experimental Medicine, Systems Biology Group, University La Sapienza Roma.
Il suo curriculum è disponibile a questo link.
Prof. Unfer che cos’è la vitamina D?
«Come definizione di Vitamina, la vitamina D è un elemento fondamentale alla vita che svolge innumerevoli funzioni essenziali. È talmente importante che, ad oggi, viene considerata un ormone, non solo per i ruoli per svolge ma anche per la modalità in cui li svolge. Infatti, questa molecola si comporta esattamente come un ormone, viene per lo più sintetizzata da un organo specifico (la pelle), immessa nel sistema circolatorio per poi agire a livello cellulare attraverso il legame con il suo specifico recettore, attivando poi differenti pathway intracellulari.
«Anche la sua struttura chimica è molto simile a quella degli ormoni steroidei, quindi, invece che la vitamina del sole, sarebbe più corretto considerarla l’ormone del sole. A tale proposito con il mio gruppo di ricerca e in collaborazione con La Professoressa Bartho, ci siamo concentrati sulla capacità della vitamina D di agire in modo simile al Progesterone. La vitamina D, infatti, agisce in maniera analoga al progesterone sia nel preparare l’endometrio all’impianto dell’oocita fecondato, sia nel regolare i processi necessari a sostenera la gravidanza. Le omologie sono tali che la vitamina D si può definire progesterone-like.»
In che modo la luce del sole ci fornisce la vitamina D?
«La luce solare ha la capacità di stimolare la pelle ad attivare differenti processi enzimatici e uno di questi è proprio quello di sintetizzare il precursore della Vitamina D3. Questo poi verrà trasformato in Vitamina D3 attiva attraverso altri processi, a livello del fegato, surrene etc.
«La cosa da tenere in considerazione è che attraverso la pelle viene prodotta circa l’80 % della Vitamina D che utilizziamo e solo il 20 % è introdotto con la dieta.»
Quali sono i benefici dell'assunzione di vitamina D?
«La vitamina D è essenziale in molti processi tra cui il turnover osseo, la regolazione del calcio e del fosforo ma anche in processi di carattere immunitario.
«Basti pensare che la carenza di Vitamina D è stata correlata ad una maggiore incidenza delle influenze stagionali. Inoltre, la letteratura scientifica riporta un suo ruolo in moltissime altre patologie come la depressione, il declino cognitivo e persino il cancro.
«Qualora si presenti una carenza o una determinata condizione patologica, l’assunzione di Vitamina D permette a tutti questi processi di funzionare in maniera corretta.»
Dove si trova la vitamina D? In quali alimenti?
«Qui bisogna fare una distinzione. Si hanno diverse forme di Vitamina D, le cui più importanti sono la Vitamina D2, anche detta ergocalciferolo, e la Vitamina D3, detta colecarciferolo. Queste due forme svolgono le stesse attività nonostante siano processate in modo diverso dal nostro organismo.
«La prima, la D2, presenta infatti una minore biodisponibilità rispetto alla D3 e quindi una ridotta attività biologica. Anche le fonti da cui provengono sono diverse.
«La D2 proviene quasi esclusivamente da fonti vegetali mentre la D3 è principalmente sintetizzata a livello della pelle e rappresenta la vera e propria vitamina del sole.
«La D3 è anche introdotta con la dieta attraverso fonti animali come carni rosse, latticini, uova, olio di pesce e i così detti pesci grassi come il merluzzo e il salmone.»
Quali sono i sintomi della carenza di vitamina D?
«I primi sintomi derivano dalla diminuzione dei livelli sierici di calcio e fosforo e possono portare fragilità ossea, danno epatico e problematiche cognitive.
«La principale patologia comunemente correlata alla carenza di vitamina D è il rachitismo e si ritrova principalmente nei bambini non esposti al sole.
«Sintomi di carenza prolungata possono anche portare a debolezza muscolare, deformazione ossea (in caso di malattia ossea) e dolori.
«Ad ogni modo, molte altre condizioni sono attualmente associate alla carenza di vitamina D come ad esempio l’infertilità, l’insorgenza di tumori e malattie di carattere immunitario.»
Chi sono le persone a rischio carenza vitamina D?
«Studi epidemiologici evidenziano che la frequenza di carenza di vitamina D è molto alta nella popolazione generale. Studi indicano che circa l’80% della popolazione italiana ha una deficienza da Vitamina D, nonostante l’Italia sia un paese in cui il sole di certo non manca.
«Ad ogni modo, le cause di carenza sono molteplici e la principale è sicuramente la poca esposizione alla luce solare e/o un insufficiente apporto alimentare. A questi si aggiungono i fattori di rischio come la pelle scura, l’età avanzata, un ridotto assorbimento intestinale, il fumo di sigaretta, l’obesità e l’alcolismo.»
Quali sono le patologie che impediscono l’assorbimento della vitamina D?
«Sicuramente tutte quelle patologie che portano all’allettamento del paziente o all’uso di farmaci che interferiscono con il metabolismo della vitamina D.
«Si aggiungono inoltre tutte quelle patologie che colpiscono l’apparato digerente e ne alternano l’assorbimento come il morbo di Crohn, la celiachia e malattie epatiche e pancreatiche.»
Quali sono le conseguenze di una carenza di vitamina D?
«Oltre ai sintomi descritti prima, carenze prolungate di vitamina D non hanno effetto solo sull’apparato osseo e immunitario ma si correlano a innumerevoli condizioni come l’infertilità, un aumentato rischio di parto pretermine, il declino cognitivo, un alterato sviluppo fetale e le infezioni virali che causano le influenze stagionali oltre ad alcune patologie tumorali benigne come il fibroma uterino.»
Quanta ne serve?
«Il fabbisogno giornaliero medio di vitamina D varia molto in base all'età del soggetto. In condizioni normali va dalle 200 unità al giorno per i bambini e gli adulti fino ai 50 anni, 400 unità per le persone con età compresa tra i 51 e i 70 anni, fino ad arrivare a 600 unità per le persone con più di 70 anni.
«Ovviamente, in caso di condizioni differenti sia patologiche come donne infertili, sia fisiologiche come la gravidanza, si necessita di un apporto diverso e specifico per la determinata condizione.»
In generale quando dobbiamo integrare la vitamina D e in quale periodo?
«La necessità di integrare si associa principalmente a stati di carenza e questi non hanno un periodo definito. Sta di fatto che il suo coinvolgimento in alcuni stati patologici ne determina la necessità in determinato periodo.
«Ad esempio, la necessità di rinforzare il sistema immunitario per prevenire le influenze stagionali presume che una supplementazione di vitamina D in autunno e inverno sarebbe d’aiuto.
«In caso di infertilità l’assunzione della vitamina D nella fase progestinica del ciclo mestruale, quindi da dopo l’ovulazione fino al mestruo, ha dimostrato un effetto benefico sulla qualità ovocitaria e sull’impianto e di conseguenza nell’aumentare la possibilità di concepimento.
«Anche in gravidanza la vitamina D è essenziale per lo sviluppo del feto, sia dal punto di vista osseo che del sistema nervoso, ma è anche utile nel prevenire il parto pretermine.»
Quali tipi di integratori consiglia?
«Dipende quale sia la necessità per cui la Vitamina D deve essere integrata. Esistono moltissimi integratori in commercio e il consiglio del medico curante e/o specialista è fondamentale.»
Durante la gravidanza bisogna assumere un integratore di vitamina D?
«Considerando che la gravidanza è uno stato a rischio di carenza di vitamina D, in cui ne aumenta inoltre il fabbisogno giornaliero, sarebbe opportuno sopperire con l’integrazione. In presenza di un determinato rischio o condizione patologica o pre-patologica, come la presenza di aumentato rischio parto pretermine, è necessario integrare anche a scopo preventivo.
«Parlo del parto pretermine perché va considerato a tutti gli effetti uno stato infiammatorio fisiologico necessario per lo sviluppo del feto. Questo stato infiammatorio è controllato e bilanciato ma se si perde tale equilibrio aumenta il rischio di aborto o parto pretermine. La vitamina D, agendo da immunomodulatore, aiuta a mantenere e ripristinare questo equilibrio.»
È vero che la carenza di vitamina D durante la gravidanza può incrementare il rischio di schizofrenia e autismo?
«Sebbene ci siano evidenze in letteratura che ipotizzano una correlazione con l’autismo o la schizofrenia, non vi sono prove concrete che dimostrano questa ipotesi e che, per tanto, rimane tale.»
Perché la vitamina D è fondamentale nello sviluppo dei bambini?
«Perché è coinvolta nei processi di mineralizzazione ossea, sia nel feto che nei bambini, e svolge un ruolo importante nel corretto sviluppo dell’apparato scheletrico ma non solo. Essa è infatti coinvolta anche nello sviluppo del sistema immunitario e interviene a livello cognitivo.
«Come detto all’inizio, è un elemento essenziale per la vita stessa ed è fondamentale sopperire al corretto fabbisogno, soprattutto in gravidanza e nei bambini.»
I bassi livelli di vitamina D nel sangue implicano un maggior rischio di andare incontro a un declino cognitivo più rapido?
«Assolutamente sì. Recenti studi hanno esaminato la probabile associazione tra i livelli di Vitamina D e l’insorgenza di demenza negli anziani, dimostrando che alti livelli di Vitamina D, introdotta tramite cibi, integratori o esposizione ai raggi solari, risultano associati a una migliore funzione cognitiva nei soggetti anziani.»
Un eccesso di vitamina D può essere cancerogeno?
«Concentrazioni sieriche superiori a 150 ng/ml (375 nmol/l) sono il limite distintivo di sovradosaggio di vitamina D, la confusione, apatia, alterazioni gastro intestinali e disidratazione sono i sintomi clinici più spesso noti della sua tossicità in caso di trattamenti lunghi e con alti dosaggi.
«D’altro canto, la Vitamina D non ha assolutamente effetti cancerogeni ma, come ho ripetuto presenta, semmai, attività antitumorali e questo è riportato in numerosi studi in vitro.»
La vitamina D è nota soprattutto per le sue funzioni di protezione delle ossa, ma negli ultimi anni la ricerca ha permesso di scoprire che ha un ruolo ben più ampio per la nostra salute, quale?
«Sebbene il ruolo più conosciuto della vitamina D è quello riferito al turnover osseo, le nuove evidenze riportano un suo ruolo in moltissimi altri frangenti che derivano dalle sue attività secondarie.
«Tra queste risulta efficace nel trattamento dell’infertilità, nel prevenire il decadimento cognitivo, nell’aiutare sviluppo del feto in gravidanza, nel prevenire il parto pretermine e recentemente si è dimostrata molto utile nel trattamento dei fibromi uterini.»
Lei è anche uno dei massimi esperti mondiali riguardo l’uso dell’inositolo. Vuole spiegarci in breve di cosa si tratta?
«L’inositolo, o meglio gli inositoli, rappresentano una famiglia di 9 molecole molto simili tra loro chiamati stereoisomeri dell’inositolo, di cui il più abbondante è il Myo-inositolo, subito seguito dal D-chiro-inositolo e sono molecole fondamentali per la vita.
«L’inositolo, infatti, è il precursore dell’inositolo trifosfato che viene utilizzato da tutte le cellule come secondo messaggero di molti pathway di segnale, come quelli ormonali tra cui quello dell’insulina, dell’FSH, TSH ma anche nei segnali neuronali e di alcune citochine infiammatorie.
«Questa famiglia di molecole, infatti, è coinvolta in pathway metabolici, ormonali, infiammatori e di trasmissione di segnale neuronale. Ad oggi viene utilizzato sia nell’infertilità femminile che maschile, nel trattamento della policistosi ovarica, nell’ipotiroidismo subclinico e in alcune terapie polmonari infantili.»
Esiste un legame tra Covid-19 e vitamina D?
«In considerazione alle azioni che la vitamina D svolge sul sistema immunitario e la sua correlazione con le infezioni virali che causano le influenze stagionali, sicuramente gioca un ruolo importante.
«È proprio per questo che in questo momento storico il mondo scientifico è stato inondato di articoli che descrivono come la Vitamina D possa giocare un ruolo fondamentale nella protezione dall’infezione da Sars-Cov-2.
«Sebbene non esistano ancora studi che possano dimostrare un’efficacia diretta nei confronti di questo virus, sono fiducioso che la Vitamina D giochi un ruolo cruciale e spero che, a breve, il mondo scientifico possa darci la risposta che aspettiamo.»
Nadia Clementi – [email protected]
Prof. Vittorio Unfer - [email protected]
International Journal of Medical Device and Adjuvant Treatments - Editor in Chief.
International Summer School - Dept. of Experimental Medicine, Systems Biology Group,
University La Sapienza, Roma - AGUNCO Obstetrics & Gynecology Center (Roma)