L’aereo russo abbattuto in Siria (o in Turchia) cambia gli scenari
Tutti i paesi coinvolti nel teatro iraqeno-siriano agiscono ognuno con obbiettivi diversi
Il gravissimo incidente accaduto sui cieli della Siria (o della Turchia) ha segnato un giro di boa nello scenario del Medio Oriente e in particolare della Siria e dell’Iraq.
All’origine di tutto sta l’incidente in senso stretto, perché la NATO (cui fa parte anche la Turchia) ha precise regole di ingaggio con aerei che violano i cieli delle nazioni. E in nessun caso è previsto l’abbattimento del velivolo in tempo di pace.
La Turchia, nel ruolo di membro della NATO, era soggetta a tali regole. Poteva cambiarle, ovviamente, ma solo rendendo pubblica la decisione e avvisando i soggetti interessati di averle cambiate.
Putin si è spinto più in là, dicendo che a monte di tutto era assolutamente evidente che – ammesso che l’aereo russo avesse invaso i cieli turchi – non costituiva pericolo in nessuna maniera.
IL tutto comunque nasce da un atto deliberato tragico quanto grossolano.
Ma il fatto ha anche messo in tutta evidenza la diversità di interessi che animano le varie nazioni coinvolte in un medesimo teatro di guerra. Ufficialmente tutti sono contro l’ISIS, in realtà ognuno ha propri precisi interessi.
L’intervento della Russia è avvenuto a fianco di Assad e quindi contro i ribelli. I quali però sono appoggiati dalla Turchia che non gradisce affatto attacchi contro i turcomanni. Forse li avrebbe graditi contro i curdi.
E così, dopo alcuni incidenti premonitori, evitati per un pelo, ecco l’incidente che rischia di mettere a soqquadro tutta l’area.
Oltre ai paesi arabi troviamo nella stesso teatro Russia, Usa e Francia. Ma non tutti assieme e neppure appassionatamente. Ognuno per sé.
L’Europa è divisa e la Francia non ha fatto gran che ottenere l’appoggio degli altri stati.
L’Inghilterra entrerà nel conflitto, ma senza mettere un solo «scarpone» sul suolo di Siria e Iraq.
Gli Usa gradiscono poco il protagonismo di Putin, tanto che Obama è arrivato a giustificare il gesto assurdo della Turchia. Non esplicitamente, sia ben chiaro, perché è oggettivamente corretto affermare che un Paese ha diritto a difendere i propri confini. Ma in questa circostanza il riferimento è chiaramente forte quanto inopportuno.
La NATO si è riunita ieri alle 17, su richiesta della stessa Turchia, in quanto atto dovuto. Ma Ankara non ha potuto invocare l’articolo 4 che prevede consultazioni «se è minacciata nell’integrità territoriale, l’indipendenza o la sicurezza».
Insomma, hanno capito tutti l’errore della Turchia, magari accettando l’idea di un gesto deliberato proprio per combattere Assad e aiutare i ribelli turcomanni.
Quel che può succedere adesso è una difesa attiva da parte della Russia, con una fly-zone protetta dai caccia che scortano i bombardieri. Un gesto comprensibile, ma certamente pericoloso perché in queste condizioni basta poco per scatenare un finimondo.
Molto probabilmente la Russia attiverà ritorsioni economiche e questo non sarebbe male perché tornerebbe a rivolgersi all’Europa…
L’Europa invece sta a guardare. L’inattività della Mogherini non è mancanza di volontà, quanto piuttosto assoluta latitanza degli stati membri della UE. Ognuno cerca di tenersene fuori, alla faccia della solidarietà.
Da tutto questo, chi ne esce male sono innanzitutto la Turchia che ha combinato il pasticcio deliberatamente (non si spara senza volerlo, né senza ordinhi precisi), seguita da Obama che ha perso l’occasione di intervenire per placare gli animi. L’Europa ha dimostrato di essere divisa sia politicamente che militarmente e infine la NATO che non avendo condannato l'incidente si assume la responsabilità oggettiva dell’atto inconsulto.
Interessante da questo punto di vista è l’atteggiamento della Rete, in particolare Facebook, perché la maggior parte dei navigatori ha espresso giudizi anche pesanti nei confronti della Turchia.
G. de Mozzi