Il libro storico della settimana – Di Guido de Mozzi
Titolo: Attacco dal mare. Storia dei mezzi d'assalto della Marina Italiana Autore: Giorgio Giorgerini Editore: Mondatori 2007 (Precedenti recensioni in Pagina della Storia)
IL CONTENUTO
Marinai arditi, mossi da uno straordinario senso del dovere e
fedeli fino all'ultimo alle leggi dell'onore e al giuramento
prestato. Mezzi tecnici ingegnosi, dovuti soltanto alla creatività
e alla passione di pochi uomini. Missioni "impossibili" nelle basi
nemiche, in cui il successo era un'esile speranza e il sacrificio
della vita una concreta possibilità. È stato l'irripetibile
intreccio di questi fattori a rendere leggendarie le gesta degli
assaltatori navali della nostra Marina e, nelle luci e nelle ombre,
degli incursori della X Flottiglia MAS. Giorgio Giorgerini,
autorevole studioso di storia navale, ripercorre uno dei capitoli
più significativi della guerra marittima combattuta dall'Italia nei
due conflitti mondiali del secolo scorso, come attestano le
vittorie di Premuda e Pola contro la Marina austro-ungarica, con
l'affondamento delle corazzate Wien, Szent Istvan e Viribus Unitis,
e i successi di Suda, Alessandria d'Egitto e Gibilterra contro la
potente flotta britannica, che misero fuori combattimento numerose
unità, fra cui l'incrociatore York e le navi da battaglia Valiant e
Queen Elizabeth. La minuziosa cronaca delle incursioni, spesso
affidata ai rapporti di missione e alle note di diario dei
protagonisti, registra le azioni e le emozioni degli operatori,
rivela particolari emersi solo di recente, ed è sempre arricchita
di accurate analisi delle caratteristiche tecniche dei vari mezzi
d'assalto e degli aspetti strategici dei teatri operativi in cui
furono impiegati.
IL
PARERE
Devo ricordare in premessa che io sono un
giornalista e non uno storico.
Giorgerini è uno storico che si fa leggere come se fosse se
scrivesse di romanzi. I suoi scritti sono proprio leggibili senza
difficoltà anche da profani dell'argomento. In questo caso parla di
un capitolo glorioso della nostra Marina Militare (allora Regia
Marina) nel corso delle due guerre mondiali, quello dei mezzi
d'assalto, più comunemente conosciuti come appartenenti alla X
Flottiglia mas. Anzi alla X Mas e basta.
La prima cosa che si impara da Giorgerini è infatti che non ci
furono le altre 9 flottiglie, ma solo una, dapprincipio chiamata
Prima e poi Decima. La seconda è che l'acronimo
«MAS» non nasce né da «Motoscafo Anti
Sommergibile» (che peraltro ha significato anche questo) né
dal dannunziano «Memento Audere Semper» (che è stato
applicato dal vate in un secondo momento). Il primo uso deriva
dalla definizione «Motoscafo Arnato Svan» (nome,
quest'ultimo, di un cantiere di venezia). Poi divenuto
semplicemente «Motoscafo Armato di Siluri» e infine
entrato nell'uso comune come mezzo d'assalto. Lo diciamo
perché ogni volta che un acronimo assurge a significato di nome
comune, vuol dire che se l'è guadagnato sul campo, tra la gente.
Anche l'origine del termine «maiale» viene spiegato. I
primi funzionavano così male che chi li «cavalcava» senza
risucire a controllarli li chiamava appunto «maiali».
A latere dell'opera, va segnalata la capacità dell'autore di
condensare in poche righe le vicende della Seconda guerra mondiale,
senza le quali talvolta sarebbe difficile per il semplice
appassionato collocare i fatti nel giusto corso degli eventi.
La narrazione di Giorgerini delle avventure dei nostri
mezzi d'assalto gode poi della credibilità di uno storico come lui.
Esistono tanti libri sulla X Mas, ma solo con Giorgerini
si può evitare di chiedersi se «sarà proprio vero» quello che si
legge, come si fa a volte per altri autori. Insomma, leggendo le
gesta dei nostri eroi ci si può meravigliare in tutta serenità
perché si sa che si tratta di fatti realmente accaduti. E li
descrive con dovizie di particolari, tali da soddisfare il più
accanito dei curiosi e senza annoiare il più superficiale.
Alcuni episodi che si leggono in questo libro sono certamente più
coinvolgenti di un romanzo di James Bond, quali le vicende legate a
Villa Carmela o le avventure dell'agente segreto Luigi
Ferraro. Ognuno di loro meriterebbe da solo la realizzazione
di un film. Purtroppo la logica culturale del dopoguerra, da sempre
appannaggio della Sinistra, ha fatto sì che si dovessero
dimenticare tutte le situazioni in qualche modo legate all'amore
per la patria e al valore militare. Un vuoto culturale che
impiegheremo anni a colmare. Giorgerini in questo dà certamente una
mano.
Un po' alla volta queste pagine, finalmente tornano alla luce. E'
grazie a lui se scopriamo (o abbiamo conferma) che tra le file dei
nostri ragazzi in guerra c'erano molti più valorosi di quello che
si lascia credere. Se la Marina Italiana non può vantare il lustro
epico di Paesi come l'Inghilterra o degli Stati Uniti, certamente
ha generato non solo degli eroi capaci da fare invidia alle Marine
migliori del mondo, ma soprattutto dei professionisti veri e
propri, che sono quelli che costituiscono la spina dorsale della
struttura.
La storia avventurosa del Principe Borghese viene trattata con
rigore storico, per cui l'autore vuole limitarsi alla realtà dei
fatti e non alle deduzioni logiche, che comunque non impedisce al
suo lettore. Figura, quella di Borghese, che comunque ha
indissolubilmente legato il suo nome al mondo dei mezzi d'assalto,
all'onore, al dovere, all'amore per la Patria.
Ma non ci si deve fermare agli eroi, quanto piuttosto all'intera
storia dei mezzi d'assalto della Marina, e difatti si deve leggere
il libro nel suo insieme in tutti gli aspetti. Abbiamo insegnato a
tutto il mondo come si vive e combatte nel mare, siamo
stati copiati dagli inglesi, abbiamo esportato know-how.
Soprattutto siamo riusciti a tenere i segreti (e li teniano
ancora), cosa alla quale il nostro Paese sembrava poco incline.
Utilissima anche la storia tecnologica dell'industria che ha
prodotto i nostri mezzi d'assalto.
Ma la parte migliore, lo ripetiamo, sta nella rigorosità storica
dello scritto.
Di appunti da fare, ne ho trovati tre.
Il primo è di carattere editoriale, perché anche questa volta (come
nel libro che ha scritto sui Sommergibili della Regia Marina
Uomini sul fondo) Giorgerini non riporta in appendice
l'elenco dei nomi dei mezzi navali, e le note cui spesso
giustamente rimanda sono di difficile consultazione per la sola
ragione che le pagine non riportano il numero del capitolo che si
sta leggendo.
Il secondo riguarda il capitolo dedicato alla produzione dei mezzi
impiegati dagli incursori. Si legge una splendida utilissima storia
della ditta Cattaneo, ma non si legge nulla della Caproni, se non
per dire che «la Isotta Fraschini venne comperata dalla Caproni
Spa». Nell'elenco dei nomi, Caproni non c'è. L'impressione è
che non corra buon sangue tra l'autore e l'ex fabbrica di aerei.
Non discuto la scelta personale, ma è vero un peccato dal punto di
vista storico. Basti pensare che il Museo Caproni di Taliedo ha
pubblicato un libro intitolato «Caproni e il Mare», di
Achille Rasstelli (citato dall'autore), e che è di quest'anno la
notizia che sono stati trovati (in giro per l'Europa) dei «maiali»
che verranno trasferiti nel Museo dell'Aeronautica G. Caproni di
Trento.
Il terzo è mio personale. Verso la fine della prima fase della
Guerra (estate del 1943), viene attivata un'ultima incursione di
«barchini esplosivi» alla Valletta (Malta). L'azione, ancorché
ormai inutile, andò a vuoto. Cionondimeno, per gli operatori
impegnati nell'azione fu una tragedia personale. Io ho conosciuto
uno di questi marinai assaltatori che, dopo aver abbandonato Malta
a nuoto e non trovando il mezzo navale che doveva riprenderli per
portarli a casa, si era trovato insieme ai suoi compagni a dover
decidere se tornare a nuoto in Italia o andare in Tunisia.
Dopo tre giorni e tre notti, il mio onoscente arrivò in Tunisia…
Questa storia, dicevo, non l'ho trovata perché l'autore l'ha un po'
liquidata appunto come inutile e priva di risultati.
L'eroismo era stato indubbiamente alto anche per loro e, forse, un
capoverso in più se lo sarebbero meritato.