Cartoline di Bruno Lucchi: Abbazia Santa Maria in Silvis di Sesto al Reghena PN

Essere vivi è un dono e sentirsi vivi in questo modo è la massima felicità del vivere

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Peregrinare per mostre! Il nostro sport preferito che ci porta a incontrare bellezza.
La mia Nikon sempre al seguito. Scatto e documento solo ed unicamente per il piacere di condividere quello che fortunatamente ancora riesce ad emozionarmi.
Poche volte ho trovato difficoltà ad avere il permesso di fotografare. Subito concesso anche grazie alla mia collaborazione e rubrica «Le cartoline di Bruno Lucchi» sul giornale www.ladigetto.it.
 
Questa volta stavo quasi per rinunciare. Poco prima del giorno del dis-allestimento della mostra «Ars in Tempore» è arrivata la risposta alla mia richiesta per mail che mi concedeva solamente due scatti all’interno della basilica dell’Abbazia Santa Maria in Silvis di Sesto al Reghena in provincia di Pordenone, uno dei borghi più belli d’Italia abitato che si è sviluppato intorno alla celebre Abbazia di costruzione romanica nei primi decenni del 700 d.C.
Abbazia Santa Maria in Silvis di Sesto al Reghena PN
 
Il complesso benedettino fondato da tre fratelli longobardi raso al suolo nell’anno 899 durante l’invasione ungara, fu ricostruito e negli anni divenne l’autentico gioiello d’arte e di fede che possiamo ammirare oggi. Sotto forma di castello munito di torri e porte che fino al 1800 era dotata di ponte levatoio e circondata dall’acqua.

Quello che mi ha colpito maggiormente sono la qualità e la conservazione degli affreschi di scuola giottesca, i più importanti nel nord Italia dopo la cappella degli Scrovegni a Padova.

Pitture che celebrano l’incontro dei tre vivi e dei tre morti.
Allegoria della brevità e caducità della vita, mentre nella basilica celebrano Santa Maria, patrona dell’abbazia e i santi Pietro, Giovanni e Benedetto.
 
Nella cripta, bellissima e misteriosa, l’urna di Sant’Anastasia, splendido rilievo altomedioevale in marmo greco.
Uno squisito bassorilievo veneto-bizantino dell’Annunciazione sec. Xlll e una pietà in pietra dipinta di fattura bavaro-salisburghese.
 
Immersione totale nella storia. Un viaggio a ritroso nei secoli. Un luogo creato per la preghiera e il lavoro.
L’atmosfera di San Benedetto da Norcia che ancora oggi, lontano dai gruppi di visitatori, si può trovare all’interno di questo luogo monastico.
Obbedienza, silenzio, umiltà. Virtù oramai scomparse dalla nostra vita quotidiana. Regole che scandiscono il tempo dei monaci che nei secoli hanno vissuto l’abbazia e conservata per la gioia dei nostri occhi di oggi e per il futuro.
 
Con Graziella sentiamo forte il bisogno di vivere questi luoghi in solitudine. Girovagando fra l’interno e i giardini dell’Abbazia inizia un viaggio interiore che ognuno ha la necessità di vivere con se stesso.
Come una sorta di preghiera, di mantra recitato con il proprio inconscio che arriva prepotente e inaspettato. Una conversazione a due, tu e te stesso in profondità.
Tutto questo porta forti emozioni. Agli occhi arrivano quasi le lacrime per la gioia di sapere ancora una volta quanta fortuna abbiamo nell’essere umani.
 
Ci ritroviamo poi, dopo alcuni minuti di silenzio, a confrontare le nostre personali esperienze e a giungere sempre alla stessa conclusione.
Essere vivi è un dono e sentirsi vivi in questo modo è per noi la massima felicità del vivere.
 
Bruno Lucchi


























 Bruno Lucchi 
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