Guerra in Ucraina, da che parte stare? – Di Paolo Farinati

Senza alcun dubbio con chi ha voluto e conquistato la libertà e la democrazia, con il sangue proprio e di altri esseri umani solidali

Guerra in Ucraina, da che parte stare? È la domanda che si pone oggi su un altro giornale il già Vice Presidente della Giunta provinciale di Trento Roberto Pinter. Il quale Precisa subito di stare dalla parte degli ucraini aggrediti - io aggiungo vigliaccamente - dai russi.
Ma confessa che ha dei dubbi se quella sia la parte giusta (!).
>
Personalmente, lo scrivo convintamente e con assoluta sincera umiltà, non ho alcun dubbio: stare con l’Ucraina oggi, marzo 2022, significa stare dalla parte di chi democraticamente più di 30 anni fa ha scelto con il voto del suo popolo di staccarsi dalla «grande» Russia e cercare di costruire una Nazione indipendente, libera e democratica. Questo è il dato di fatto storico e oggettivo, che non si può mettere in discussione e di fronte al quale non ci devono essere minimamente dubbi.

Ma non mi stupisce la posizione alquanto «dubbiosa» di Pinter. Visto che richiama fatti del passato, ricordo che lui è stato leader incontrastato per decenni di Solidarietà e di Democrazia Proletaria, avendone legittimamente significativi benefici. Componente politica che spesso ha espresso dubbi, anche all’interno della nostra piccola comunità roveretana e trentina. Cito qui un episodio di cui ho scritto più volte, anche pubblicamente.
 
Ritorno al 16 marzo 1978, noi del Liceo «Antonio Rosmini» di Rovereto, io ero in quinta scientifico, siamo in assemblea studentesca presso l’auditorium dell’allora ancora Collegio dei Salesiani. Poco dopo le ore 9 entra in sala trafelata la prof.ssa Maria Canestrini, che annuncia il rapimento del Presidente Aldo Moro e l’uccisione di cinque agenti della sua scorta. Una parte, seppur minoritaria, di quell’assemblea inizia ad applaudire. Io, con molti altri in verità, rabbrividisco.
Chi applaudì? Giovani iscritti o vicini a Lotta Continua e a Solidarietà o Democrazia Proletaria. Roberto Pinter, essendo più vecchio di me, era già uscito dal liceo e, quindi, non era presente. Da iscritto alla FGSI, Federazione Giovanile Socialista Italiana, intervenni al microfono dicendo che c’era ben poco da applaudire(!).
Fui apostrofato da quella minoranza quale reazionario e fascista. Anche in quell’occasione non si doveva avere dubbi nello stare dalla parte dello Stato e non dei terroristi, rossi o neri che fossero. Quei giovani invece no! E scommetto che anche Roberto Pinter, in quei tremendi sanguinosi mesi, aveva dei dubbi(!).
 
Di fronte ad una guerra è facile e utilitaristico non prendere posizione o avere dubbi. Le certezze non sono di questo mondo. Sappiamo per certo, ad esempio, che gruppi di giovani europei e italiani di destra e di estrema destra sono in Ucraina a combattere, ma su fronti opposti. La guerra divide, oltre che distruggere vite e territori.
Ma quando l’Europa era tragicamente vittima del nazi-fascismo, chi non ha avuto dubbi ad intervenire con decisione e con coraggio per darci la libertà e la democrazia? Invito tutti ad andare in Normandia e visitare i molti cimiteri anglo-americani, e pure tedeschi, dove giacciono per sempre ragazzi di vent’anni, se non di meno, che hanno dato la vita per noi. Stessa cosa nell’Europa dell’est, dove sono sepolti a decine di migliaia i giovani soldati russi, che giunsero fino a Berlino e ad Auschwitz.
 
In questi giorni assistiamo ad un esercito, tra i più potenti del mondo, che si scaglia contro una Nazione e un popolo che liberamente ha scelto da che parte stare. Va rispettato, non aggredito vigliaccamente. I miei genitori, due miei zii partigiani che hanno conosciuto il lager di Bolzano, mi hanno insegnato che la pace va difesa sempre e dovunque. Ma c’è un ma: la pace non ci è garantita per sempre, i più di 77 anni di pace che l’Europa unita e il mondo occidentale ci hanno garantito rischiano di finire. Dobbiamo esserne consapevoli tutte e tutti. E senza alcun dubbio. E senza nasconderci dietro comode utopie.
Ritengo quello russo un popolo straordinario, ricco di cultura e di dignità, che ha sofferto e sta tuttora soffrendo sotto un regime, una anacronistica dittatura, retta da un vile criminale. Tolte le grandi città, quali Mosca, San Pietroburgo e poche altre, nell’immenso territorio russo si vede e si coglie ancora oggi molta miseria. Andateci.
Mi appello a quel popolo russo, ai generali russi e persino agli oligarchi russi: reagite, togliete il potere assoluto a Vladimir Putin, uomo non degno di rappresentarvi, capace solo di distruggere non solo l’Ucraina e di sterminare gli ucraini piccoli e grandi, ma di cancellare per sempre con i suoi missili e i suoi carri armati anche la Vostra nobile storia.

Paolo Farinati - [email protected]