Pubblicato il volume a cura dell’Ufficio beni archeologici

«La memoria nel ghiaccio. Archeologia della Grande Guerra a Punta Linke»

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Prosegue, dopo «Archeologia delle Alpi 2021-2022», l’attività editoriale dell’Ufficio beni archeologici della Soprintendenza per i beni culturali della Provincia autonoma di Trento con la pubblicazione «La memoria nel ghiaccio. Archeologia della Grande Guerra a Punta Linke», realizzata a integrazione dell’omonima mostra in corso presso lo Spazio Archeologico Sotterraneo del Sas a Trento.
Il volume, curato da Franco Nicolis, archeologo e direttore dell’Ufficio beni archeologici, documenta con fotografie e testi gli interventi di recupero dai ghiacci dell’Ortles-Cevedale delle strutture della Prima guerra mondiale, condotti dall’Ufficio beni archeologici provinciale assieme ad una équipe multidisciplinare nel sito di Punta Linke a 3.629 metri di altitudine.
Il libro è corredato dal dvd Punta Linke. La memoria, il film documentario di Paolo Chiodarelli che ripercorre le fasi delle ricerche.
 
La pubblicazione presenta la storia e il progetto di recupero del sito attraverso brevi capitoli e un ricco apparato iconografico che intende essere emblematico del lavoro condotto alle alte quote a salvaguardia delle testimonianze del primo conflitto mondiale, un evento che nella sua tragicità ha segnato il territorio trentino.
Il volume aiuta a comprendere il ruolo dell’archeologia della Grande Guerra che, come scrive il curatore Franco Nicolis nel testo introduttivo, «non intende riscrivere i capitoli di storia (…). Quello che gli archeologi possono fare è aprire una finestra nello spazio della memoria e documentare piccoli contesti che possono fornire informazioni importanti sulla vita e sulla morte di soldati dimenticati dalla grande Storia».
 
Punta Linke è uno dei luoghi della memoria più alti d’Europa, una straordinaria testimonianza di quello che fu il fronte più alto della Grande Guerra posta al confine tra il Regno d’Italia e l’Impero austro-ungarico.
Il sito, rimasto coperto dai ghiacci per quasi un secolo dopo la fine del conflitto, è emerso a seguito dei cambiamenti climatici degli ultimi anni.
A salvarlo dal degrado è stato il delicato lavoro di recupero condotto dall’Ufficio beni archeologici provinciale in collaborazione con il Museo «Pejo 1914-1918. La guerra sulla porta» che ha visto l’intervento di geologi, guide alpine, restauratori e volontari.
 
Indagato con metodo archeologico, ha restituito la stazione di una teleferica costruita dagli austro-ungarici per collegare Cogolo di Peio con Cima Vioz, Punta Linke e gli appostamenti del «Coston delle barache brusade» e assicurare così i rifornimenti a chi presidiava il fronte.
Dal 2014, nel periodo estivo, il sito è aperto ai visitatori che da Peio raggiungono il Rifugio Vioz «Mantova» e quindi Punta Linke dove è possibile percorrere la galleria strappata al ghiaccio che l'ha imprigionata per cento anni, entrare in spazi e ambienti dove i soldati e gli addetti alla teleferica erano costretti a vivere in condizioni estreme e gettare lo sguardo sull'immensità del ghiacciaio dei Forni.
Al sito e al progetto di recupero è dedicata la mostra «La memoria nel ghiaccio. Archeologia della Grande Guerra a Punta Linke» visitabile allo Spazio Archeologico Sotterraneo del Sas, a Trento sotto piazza Cesare Battisti, fino al 7 maggio, da martedì a domenica con orario 9-13 e 14-17.30.