Viaggio al tetto del mondo/ 3 – Di Luciana Grillo
Tromso, la prima impressione è buona: non più villaggi diffusi, ma una vera città che ha circa 70.000 abitanti
La Cattedrale dell’Artico.
Sotto una leggera pioggerellina ci accoglie Tromso; è il 1° giugno, sembra un giorno d’autunno.
Il porto non è vicino al centro, per cui la Costa ha predisposto delle navette che portino i passeggeri fino al cuore della cittadina.
Non ho scelto l’escursione organizzata per sentirmi libera in una città che mi ricorda mio figlio, scomparso da quasi quattro anni.
Volevo girare da sola, guardare strade e case, immaginare che lui fosse con me, per farmi vedere cose che aveva apprezzato.
La prima impressione è buona: non più villaggi diffusi, ma una vera città che ha circa 70.000 abitanti.
Le vie del centro sono ampie, i palazzi che vi si affacciano sono del primo ’900, non mancano anche quelli moderni, come ad esempio la bellissima biblioteca tutta vetro e acciaio.
Ho visitato il Duomo protestante e quello cattolico: sono entrambe chiese piuttosto anonime; quella cattolica è addobbata come per un matrimonio, con fiori sui bordi dei banchi, lungo la navata centrale.
Ma forse è un addobbo fisso, i fiori sono di plastica, e anche polverosi.
Porto turistico di Tromso.
Il porto turistico è molto carino, piccolo e ben tenuto.
Ci sono tanti bambini che – avvolti in giubbottini salvagente – fanno un breve giro in barca. Cerco un bar, vorrei sedermi, fare qualche foto, prendere un te o un caffè, ma dopo vari giri salgo sulla navetta e finalmente ne vedo uno: troppo tardi!
Qui mio figlio Aurelio venne, forse era autunno, a ritirare un premio per la sua attività di regista: mi disse che, probabilmente perché la luce era poca, gli era sembrata una città romantica, che accanto ai palazzi antichi aveva saputo inserire costruzioni molto moderne, ad esempio la Cattedrale dell’Artico, costruita negli anni ’60, che svetta come una piramide oltre il ponte, quindi lontana dalla città, ma alta e superba, con vetrata colorata e un grande organo.
Il giorno successivo si naviga: non c’è che da scegliere fra le tante proposte che leggo sul giornale «Oggi a bordo», tutte le sere portato in cabina.
Potrei andare a fare il corso di pilates o di stretching presso la piscina o quello di lingue o una camminata mattutina, oppure potrei giocare a bridge o rispondere ai quiz; potrei anche partecipare al corso di ballo, scegliendo fra balli latini e tango, infine, come tutte le mattine, a mezzogiorno potrei vedere come e cosa cucina lo chef al lido, e poi assaggiare.
Invece approfitto di un debole sole e sul balcone della mia cabina mi organizzo un angolo-lettura, dopo una consolante prima colazione.
La Cattedrale di Trodheim.
Anche nel pomeriggio le attività proposte sono molte, vado al laboratorio di creatività e prepariamo delle decorazioni per capelli o decolleté in vista della serata «italiana».
Gioco con la carta crespa bianca, rossa e verde, per me un fiore da appoggiare sui capelli, per mio marito un papillon tricolore.
Serata di gala: mi vesto con maggiore ricercatezza, ma quanto sono diverse oggi le crociere da quelle di un tempo!
Una volta gli uomini non andavano a cena senza giacca e cravatta e le donne sfoggiavano abiti lunghi. Oggi è già tanto se i maschi non indossano bermuda e infradito!
Gli spettacoli serali a teatro sono quasi sempre belli, ne ricordo in particolare tre: uno con musica e danze dedicato a Casanova, un altro all’Italia, con musiche adeguate e Vespa sul palco, infine Jukebox, un viaggio musicale nel tempo.
A Tromso è sbarcato Marco Civitella, l’Hotel Director che avevo conosciuto lo scorso anno – stessa nave, stessa cabina – e che ho rivisto volentieri, sempre cordiale e sorridente.
Mi sembrava un vecchio amico!
È stato lui a farmi trovare in cabina tartine e cioccolatini, oltre gli spumanti e la frutta di routine.
Su una nave l’Hotel Director è una figura molto importante, soprattutto se con spontaneità si avvicina ai passeggeri, ascolta le loro impressioni e a volte qualche lamentela, controlla che tutto proceda per il meglio, eccetera eccetera.
Il porto turistico di Trondheim.
Il 3 giugno arrivo a Trondheim, antica capitale norvegese, il cui centro si raggiunge a piedi dalla nave: è una città che conserva ampie tracce del passato, ci sono case di legno come il palazzo reale, che si dice sia la più lunga costruzione esistente in legno.
Accanto, palazzi moderni, ascensori e scale, ponti e ponticelli, case colorate, la strada dello shopping addobbata per un tratto con ombrelli colorati, per un altro con tralci di fiori.
La piazza principale rivela, fra alberi folti, la splendida facciata della Cattedrale, imponente e suggestiva.
L’interno è monumentale, accenna allo stile romanico-gotico, anche se è tutto non troppo antico perché alcuni incendi hanno devastato la costruzione originale.
Si entra con un biglietto, ragazze con un soprabito color amaranto accompagnano i visitatori che restano colpiti sia dalla grandiosità della costruzione, sia dalla presenza di due organi, uno dei quali semplicemente maestoso.
Sono entrata anche in un’altra chiesa, piccola, dedicata alla Vergine.
Alle 11 i volontari offrono il pranzo ai poveri seduti sui banchi. Bevono una bevanda calda e mangiano una zuppa.
Non avevo mai visto un simile spettacolo, un esempio di carità non ostentata.
Trondheim ha circa 200.000 abitanti, ho notato che ci sono molti negozi di occhiali e di cosmetici, uno solo vende biancheria intima.
Le vetrine sono belle, c’è gente per strada, molti giovani e non solo norvegesi.
Nel tornare verso la nave, attraverso il cortile di un grande palazzo rotondo, con un foro al centro del tetto, poi ne vedo uno sovrastato da una bella struttura in vetro e un altro su cui sono raffigurate delle banconote… sarà una banca?
Quello che mi piace di più ha la facciata stile Mondrian.
Il Mondrian originale lo vidi al Moma di New York, anni fa.
Luciana Grillo