L’emergenza dei Disturbi di Sviluppo – Di Nadia Clementi

Abbiamo parlato dell’importanza della diagnosi precoce con la dottoressa Jessica Segata specialista neuropsichiatra Infantile e psicoterapeuta sistemico-relazionale

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Durante la crescita di ogni individuo avvengono numerosi ed importanti cambiamenti, fisici, comportamentali, affettivi ed emotivi.
Il bambino si trova ad affrontare importanti cambiamenti come la separazione da mamma e papà, l’inizio della scuola, il confronto con i pari, le prestazioni scolastiche o l’apprendimento di nuove regole.
Per qualcuno può essere faticoso o addirittura fonte di sofferenza e può cominciare a manifestare segni di disagio.
Questo disagio spesso non può essere espresso verbalmente e si manifesta prevalentemente a livello comportamentale, corporeo ed emotivo.
 
In età evolutiva appare importante distinguere i disturbi che riguardano lo sviluppo del sistema nervoso da quelli di origine emotiva e relazionale.
Per questi motivi la visita con il/la neuropsichiatra infantile è un passaggio molto importante nell’ambito della valutazione e riabilitazione dei ritardi e delle difficoltà in età evolutiva.
Si tratta di un incontro poco invasivo per il bambino e fondamentale per l’inquadramento del caso.
Per approfondire l’argomento leggiamo nella seguente intervista le risposte della neuropsichiatra infantile Jessica Segata.

 Chi è la dottoressa Jessica Segata 
Neuropsichiatra Infantile e Psicoterapeuta Sistemico-Relazionale
Si è laureata in Medicina nel 2006 presso l’Università degli Studi di Verona con una tesi dal titolo «Sviluppo della funzione linguistica e Disturbi della Comunicazione».
L’anno successivo ha iniziato la specializzazione in Neuropsichiatria Infantile presso l’Università degli Studi di Verona.
Nei primi due anni, per passione e l’interesse verso la relazione madre-bambino, ha frequentato il corso biennale di Osservazione psicoanalitica del bambino presso il Centro Studi Martha Harris secondo il modello Tavistock, che le ha permesso di fare un’esperienza unica di osservazione domiciliare di una coppia madre-bambino dalla nascita ai due anni di vita.
 
Nello stesso momento ha potuto frequentare il Reparto di Patologia Neonatale di Verona attuando un progetto di osservazione del neonato prematuro già dai primi giorni dopo la nascita e di accompagnamento graduale nella relazione con la sua mamma, secondo il modello descritto dalla dr.ssa Romana Negri.
L’ultimo anno di specializzazione l’ha frequentato presso il Dipartimento di Scienze Neurologiche e Psichiatriche dell’età evolutiva, Università degli Studi di Roma La Sapienza (Roma), in particolare all’interno del Servizio per i Disturbi neuropsicologici e psicopatologici dell’età prescolare.
In quest’anno ha partecipato al progetto di ricerca sulla presa in carico a 360° dei bambini affetti da Disturbo della Spettro Autistico, portando avanti in prima persona il lavoro con le famiglie attraverso l’attuazione di Parent training e di incontri di gioco genitori-bambino.
 
Da tale progetto è nata la tesi di specializzazione dal titolo «Parent Training in genitori di bambini prescolari con DGS ad alto funzionamento inseriti in gruppo terapeutico intensivo», che ha avuto modo di presentare alla Giornata di studio «Nuove prospettive in psicomotricità: dall’esperienza alla ricerca» organizzata dal CISERPP di Verona.
Dopo la specializzazione la Dottoressa ha avuto modo di fare diverse esperienze lavorative sia in ambito pubblico (Centro Don Calabria di Verona, Azienda Ospedaliera di Trento, Ulss9 Scaligera) che in ambito privato. Nel 2017 si è specializzata in Psicoterapia Sistemico Relazionale presso il Centro Padovano di Terapia della Famiglia.
Attualmente lavora presso il suo studio privato a Dossobuono (VR) e Sossano (VI) e collabora con la Fondazione Più di un Sogno di Zevio (VR).

Dottoressa Jessica Segata, di che cosa si occupa il neuropsichiatra infantile?
«Il/la Neuropsichiatra Infantile si occupa di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione delle patologie neurologiche, neuropsicologiche e psichiatriche che si possono manifestare nel periodo dell’infanzia e dell’adolescenza (0-18 anni). L’ambito di intervento è molto vasto e può comprendere i disordini dello sviluppo del bambino nei suoi vari aspetti (psicomotorio, linguistico, cognitivo e relazionale), patologie come paralisi cerebrali infantili, epilessia, disturbi del neurosviluppo (come ADHD oppure il disturbo dello spettro autistico) fino ai disturbi dell'apprendimento. Spesso lavora in equipe insieme ad altre figure professionali quali psicologi dell'età evolutiva, logopedisti, terapisti della neuro psicomotricità, seguendo il percorso diagnostico-valutativo e condividendo gli obiettivi di un percorso riabilitativo.»

Nel processo diagnostico e terapeutico qual è la differenza tra neuropsichiatra infantile e psicologo?
«La differenza principale è che il neuropsichiatra infantile in quanto medico può prescrivere farmaci, cosa che lo psicologo non può fare. Le competenze di psicologo e neuropsichiatra sono spesso complementari e possono variare a seconda della formazione specifica di ciascuno (ad esempio entrambi possono essere anche psicoterapeuti).»

Quali sono i segnali che devono orientare il genitore a richiedere la sua consulenza?
«I segnali possono essere legati allo sviluppo delle competenze, per cui quando un bambino presenta un ritardo nelle acquisizioni delle tappe di sviluppo (motorie, linguistiche...) può essere utile un consulto.
«Anche situazioni nelle quali il bambino fatica nel mangiare, nel dormire oppure ad addormentarsi e separarsi, nella gestione delle emozioni e delle relazioni o difficoltà specifiche di comportamento anche ludico, possono costituire segnali da approfondire. Non sono da sottovalutare le attività quali il disegno e il gioco per capire se un bambino sta bene oppure sta esprimendo un disagio.
«Un altro segnale da non sottovalutare sono le difficoltà scolastiche, intese sia come scarso rendimento che situazioni nelle quali il bambino rifiuta di andare a scuola, manifesta sintomi la mattina prima di andare a scuola (ad esempio mal di pancia oppure ansia) oppure quando viene definito come uno scansafatiche perché studia poco.
«Dalla mia esperienza dietro a tutto questo spesso vi sono difficoltà oggettive di apprendimento, che se prontamente riconosciute evitano al bambino frustrazione e continui litigi con i genitori quando deve fare i compiti.»
 
Lei cosa di cosa si occupa nello specifico?
«Io mi occupo preferenzialmente della valutazione e presa in carico del bambino e della sua famiglia nella fascia d’età 0-6 anni.
«Le problematiche principali che si possono presentare a questa età sono: ritardo/disturbo di linguaggio, ritardo/disturbo dello sviluppo motorio, problematiche inerenti il sonno e l’alimentazione, problematiche comportamentali (eccessiva vivacità/iperattività, disattenzione, comportamenti aggressivi, scarso rispetto delle regole, comportamenti provocatori…).»
 
Come si svolge la visita neuropsichiatrica infantile?
«Solitamente viene fatto un primo colloquio con i genitori, al seguito del quale si decide insieme come procedere negli incontri successivi.
«A seconda della problematica riportata dalla famiglia, la valutazione comprende colloquio clinico, esame obiettivo neurologico e l’utilizzo di strumenti standardizzati sia per valutare le competenze funzionali ed emotive del bambino, sia le relazioni familiari.
«Al termine della valutazione viene sempre svolto un colloquio finale con i genitori al fine di condividere quanto emerso e, se necessario, pianificare un intervento terapeutico.
«Nella mia attività il lavoro di equipe con altre figure professionali (neuropsicologo, logopedista, neuropsicomotricista) è indispensabile e fondamentale.
«La valutazione che propongo nel mio studio è sempre svolta a più mani per poter garantire il corretto inquadramento diagnostico e stilare un progetto riabilitativo individualizzato.»
 
Quali sono le terapie a disposizione? I genitori in che modo vengono coinvolti nelle terapie?
«Le terapie a disposizione sono molteplici e vanno scelte a seconda della problematica presentata dal bambino e rivalutate ed eventualmente modificate nel tempo. Le terapie classiche sono la neuropsicomotricità e la logopedia. A queste noi proponiamo interventi mirati al potenziamento cognitivo, attentivo e degli apprendimenti scolastici.
«A seconda dei casi può essere valutata anche l’introduzione della terapia farmacologica, anche se, personalmente, rimane l’ultima scelta.
«Agli interventi rivolti ai bambini, è fondamentale il coinvolgimento dei genitori, sia coinvolgendoli in ciò che viene fatto in terapia in modo che possano prendere spunti e consigli da applicare a casa, sia attraverso colloqui per lavorare sulla genitorialità. In alcuni casi possono essere proposti incontri familiari.
«Affinché un intervento risulti efficace, è fondamentale la condivisione di obiettivi ed intenti, oltre che con la famiglia, anche con gli insegnanti, in quanto la scuola è, dopo la famiglia, l’ambiente in cui il bambino trascorre la maggior parte del suo tempo.»
 
Perché è così importante una valutazione precoce?
«La rilevazione precoce di problematiche, siano esse di natura funzionale, organica o psicologica, permette di attuare un intervento mirato su più fronti (bambino, genitori, scuola) affinché tutti siano consapevoli della difficoltà presentata dal bambino e possano attuare le corrette strategie.
«Una diagnosi precoce permette di ridurre sia la frustrazione nel bambino che si trova ad affrontare una difficoltà insormontabile non riconosciuta sia nella famiglia che vede il figlio in difficoltà ma non sa come aiutarlo.
«Inoltre prima si inizia un intervento terapeutico, prima si avranno dei risultati e probabilmente prima si potrà interrompere perché non più necessario.
«Ad esempio un bambino con un ritardo del linguaggio (a 3 anni produce poche parole) vive la frustrazione costante di non riuscire a comunicare ciò che vorrebbe e non riesce a farsi capire dagli altri, in particolare i coetanei.
«Se, anziché aspettare che il linguaggio emerga spontaneamente, il bambino viene aiutato precocemente, gli evitiamo di vivere tali frustrazioni e l’intervento terapeutico può essere più semplice e di breve durata.»
 
Nella sua esperienza lavorativa quali sono le patologie più ricorrenti?
«Nella mia esperienza clinica e per la formazione che ho (età 0-6 anni), vedo spesso in ambulatorio bambini con ritardo di linguaggio, problematiche comportamentali (iperattività e disattenzione) e di regolazione emotiva (scoppi di rabbia, aggressività).»
 
Le reti territoriali (pediatra di famiglia, scuole, famiglie, servizi) relativamente alla sensibilizzazione sulla salute dei bambini risultano efficaci? Che cosa si può fare e come si può rafforzare questo raccordo?
«Fortunatamente negli ultimi anni è cresciuta la sensibilizzazione sulla salute dei bambini, per cui soprattutto pediatri e insegnanti sono maggiormente attenti nell’osservazione dei bambini e a cogliere quando c’è qualcosa che non va e consigliare una visita specialistica.
«Nonostante ciò vi è ancora un forte pregiudizio nei confronti della figura del neuropsichiatra, sia da parte delle famiglia ma anche di professionisti (pediatri, psicologi, insegnanti). Il termine fa paura, siamo ancora vittime di false credenze e idee totalmente sbagliate e spesso un genitore di fronte a una proposta di visita può dire io mio figlio non lo porto dal neuropsichiatra, non è mica matto!.
«Spesso quindi è più semplice rivolgersi direttamente ad un terapista (logopedista, neuropsicomotricista) senza però avere un quadro generale diagnostico.
«Questo è il punto fondamentale su cui si deve ancora lavorare, ovvero eliminare il tabù nei confronti del neuropsichiatra infantile e far comprendere come sia importante una figura che è in grado di affrontare una problematica a 360° e quindi consigliare il migliore intervento terapeutico.»
 
In conclusione vuole rilasciare un suo consiglio ai genitori interessati all’argomento?
«Se un genitore ha un qualsiasi dubbio riguardante lo sviluppo del proprio bambino non deve temere di rivolgersi ad un neuropsichiatra infantile.
«La maggior parte delle volte io faccio il primo colloquio solo con i genitori che mi serve, oltre a raccogliere le informazioni cliniche, anche e soprattutto per spiegare loro in cosa consiste il mio lavoro e cosa faremo insieme.
«Questo è molto utile e spesso rassicurante per loro che vedono concretamente in cosa consiste il nostro lavoro.»
 
Nadia Clementi - [email protected]
Dott.ssa Jessica Segata - [email protected]
Tel. 348 3243024 - www.jessicasegata.it