Il capo del Governo oggi a Trento. Prodi: «La politica deve intervenire nell’economia.» – «Sostegno a famiglie e Innovazione»
Contestazione in sala contro la base americana «Dal Molin» a Vicenza. - Circondato pacificamente l'auditorium Santa Chiara, con «capatina» all'interno
Bilancio di un anno di Governo, ma
anche excursus a 360 gradi sulla situazione economica italiana,
europea e mondiale: questo ha proposto il presidente del Consiglio
Romano Prodi nel corso del suo atteso intervento alla giornata
conclusiva del festival dell'Economia, intervistato dal direttore
de «Il Sole 24 Ore» Ferruccio de Bortoli e da un team di economisti
de «La Voce.info», capitanato dal responsabile del famoso sito
economico, Tito Boeri.
Un intervento apertosi con le contestazioni di un folto gruppo di
manifestanti contro la base americana di Vicenza «Dal Molin», che
hanno accolto il premier, al suo arrivo all'auditorium Santa
Chiara, con slogan e striscioni e che sono anche in parte riusciti
ad entrare in sala dove, subito dopo l'inizio dell'intervento di
Prodi, hanno dato il via alle proteste.
Provvidenziale l'intervento di de Bortoli che con buonsenso ha
consentito ad una rappresentante dei contestatori di salire sul
palco per esporre brevemente le ragioni di chi si oppone «ad una
base militare accanto alle case e a 1.400 metri dalla basilica
Palladiana». Prodi non ha risposto alle istanze della
contestatrice.
Dopodiché i contestatori sono usciti e l'incontro ha potuto
proseguire secondo i binari prestabiliti.
Prodi, in apertura, ha ricordato di avere iniziato ad insegnare
economia proprio a Trento.
«Questa addirittura era una provincia per metà in miseria - ha
detto - e così abbiamo iniziato a fare un piano di sviluppo locale.
Vedere come oggi essa è diventata ricca e colta fa piacere, vuol
dire che la politica economica a volte porta risultati
positivi.»
Il tema della legittimità dell'intervento politico nell'economia è
stato non a caso uno dei passaggi clou della relazione di Prodi,
che incalzato dai giornalisti sulle fusioni recenti, sull'affare
Telecom, il piano Rovati («io non l'avevo visto, chi ci criticava
quando abbiamo parlato di fare una rete pubblica poi dopo qualche
mese è venuto a dirci: perché non fate come in Inghilterra?») o
sulla "famosa" telefonata del ministro Padoa-Schioppa a Bernheim
per esprimere la sua preferenza in favore di una proprietà italiana
delle Generali, ha ribadito che chi fa la predica all'Italia di
solito si comporta assai peggio.
«Se sono in atto delle operazioni nel sistema bancario italiano il
governo deve essere informato - ha detto ancora Prodi - ma
permettetemi di dire che per me è stata una grande soddisfazione
che una nostra importante banca non sia andata in mani straniere.
Un povero paese che non ha una banca rimane un povero paese. Perciò
ho gioito: è un male per un presidente del Consiglio gioire?»
«Ma se certi comportamenti fossero stati tenuti da Tremonti quando
lei era presidente dell'Unione europea, cosa avrebbe detto?», è
stata la domanda successiva.
«Nulla - ha ribattuto Prodi - perché lo fanno tutti. Quando con
Monti abbiamo bloccato la fusione della General Electric con
Honeywell si è mossa anche la Madonna. Ma dove vivete? In Usa ci
sono 21 settori in cui gli investitori stranieri non possono
investire. Noi interveniamo molto di meno di chi ci fa la
predica.»
Applausi in sala quando Prodi ha ricordato lo sforzo in favore del
risanamento delle finanze pubbliche messo in atto all'inizio del
suo mandato, anche in maniera «dura», e correndo il rischio di
risultare impopolare.
«Certo - ha aggiunto - se qualcun altro quando era al Governo ci
avesse pensato, sarebbe stato meglio.»
La sfida vera però secondo il presidente del Consiglio è quella
delle risorse umane, specie di fronte a una Cina che sforna circa
800.000 nuovi ingegneri all'anno. L'Italia deve investire in
ricerca, nel sistema dell'alta formazione, nelle competenze tecnico
scientifiche.
«Ci vogliono piattaforme logistiche, porti efficienti, dobbiamo
diventare la piattaforma degli investimenti europei verso
l'Asia.»
Il discorso si è poi spostato sulla nuova Finanziaria, che Prodi ha
definito «in favore della competitività e dello sviluppo. Rimane
però il problema di far sì che le politiche riguardanti la ricerca
e l'innovazione vadano a beneficio anche delle piccole e medie
imprese.»
«Non si potrebbe utilizzare la ricetta della Merkel in Germania,
cioè ridurre le tasse sul reddito d'impresa?» - è stato
chiesto.
«Le due cose non si escludono a vicenda - ha risposto il premier -
ma la politica fiscale, che pure è importante, non influisce
direttamente sull'innovazione, soprattutto nei confronti delle
imprese che operano nei settori medio-bassi. A Trento hanno fatto
qualcosa di interessante per legare soggetti pubblici, privati e
ricerca - ha aggiunto - si tratta di una piccola realtà che
tuttavia stiamo osservando attentamente.»
Ed ancora, i costi della
politica.
«Ci sto lavorando - ha detto Prodi - e fra un mese avrò pronto un
libro bianco. Ma non sarebbe male se anche altri settori si
ponessero il problema.»
Nel corso del dialogo Prodi ha anche parlato della necessità di
politiche per la lotta alla povertà, di precariato - che non può
durare in eterno, specie quando qualcuno ha imparato un mestiere,
ed è titolato ad esercitarlo - di nuovo welfare.
Riguardo all'Ici, «in tutta Europa essa sostiene le economie
locali, non esiste un sistema che non recuperi risorse dal luogo,
dalla casa.»
Quote rosa: Prodi le vede con favore, indicando una percentuale del
30%. «Il 50% non sarebbe compreso dall'opinione pubblica - aggiunge
- ma quando la situazione è così discriminata è giusto
intervenire.»
Infine il «tesoretto». Due terzi vadano alle politiche per la
famiglia e un terzo all'innovazione, è la ricetta di Prodi, che in
margine alla sua conferenza ha anche incontrato, in tarda
mattinata, il presidente della Provincia autonoma di Trento Lorenzo
Dellai e l'assessore provinciale alla programmazione, ricerca e
innovazione Gianluca Salvatori, complimentandosi con l'ottima
riuscita di un'iniziativa che si avvia a chiudere con successo la
sua seconda edizione.
«Un'iniziativa - ha aggiunto - che ci permette di uscire per una
volta dai limiti della polemica spicciola e di tracciare anche
delle analisi più ampie, guardando al medio e al lungo
periodo.»
(mp)