80 anni fa l’ultima eruzione del Vesuvio

Avvenne nei primi mesi del 1944. Morirono 26 persone. Napoli fu risparmiata grazie al vento. Le eruzioni nella storia del vulcano

Eruzione del Vesuvio del 1944 - Foto Wikipedia.

INGV - A 80 anni dall'ultima eruzione, tre giornate dedicate alla conoscenza del vulcano.
Un programma dedicato a famiglie e studenti per conoscere il vulcano più famoso del mondo.
Da domenica 17 marzo a martedì 19 marzo 2024, a 80 anni dall’ultima eruzione del Vesuvio, si terranno tre giorni di visite guidate alla sede storica dell’Osservatorio Vesuviano e ai luoghi del vulcano.

Il 6 gennaio 1944 una frattura avvenuta sul fianco del conetto del vulcano determina un aumento del flusso di lava in uscita.
Ne scaturisce una colata che, dopo aver invaso in meno di un'ora il settore ovest del cratere, si riversa all'esterno spingendosi per oltre 100 metri a valle.
La fuoriuscita lavica continua verso l'esterno fino al 26 gennaio, mentre verso l'interno del conetto fino al 23 febbraio, giorno nel quale l'attività effusiva cessa del tutto.
Ancora un altro crollo delle pareti del conetto avvenuto il 13 marzo 1944 determina la resa dell'attività del vulcano attraverso deboli lanci di scorie, la cui frequenza e copiosità aumenta nei tre giorni successivi.
Nella notte tra il 17 e il 18 marzo, con importante crollo di una parte del conetto, cessa nuovamente ogni attività.
 
L'eruzione vera e propria, comunque, l'ultima del Vesuvio fino a oggi, inizia proprio nel pomeriggio del 18 marzo 1944.
L'attività iniziò anche questa volta con forti colate laviche che giunsero fino a Cercola, dopo aver invaso e parzialmente distrutto gli abitati di Massa di Somma e di San Sebastiano, uno dei comuni più colpiti dall'evento.
Il 22 marzo mutò lo stile eruttivo del Vesuvio. Raggiunta la nube eruttiva un'altezza di 6 km, ai lati del cono si verificarono valanghe di detriti caldi e piccoli flussi piroclastici.
L'intera giornata fu accompagnata inoltre da un'intensa attività sismica fino al mattino del 23 marzo, giorno in cui l'attività eruttiva si ridusse alla sola emissione di cenere.
 
Il 24 marzo l'attività eruttiva andò scemando, con le esplosioni che si ridussero gradualmente fino a scomparire il giorno 29, e con la persistenza delle sole nubi di polvere che fuoriuscivano dal cratere e che nel pomeriggio sparirono del tutto.
Nell'area interessata le vittime furono 26, a causa dei crolli dei tetti delle abitazioni, provocati dalla ricaduta delle ceneri.
I paesi più danneggiati dai depositi piroclastici da caduta furono Terzigno, Pompei, Scafati, Angri, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Pagani, Poggiomarino e Cava; mentre gli abitanti di San Sebastiano al Vesuvio, Massa di Somma e Cercola, furono costretti all'evacuazione.
La città di Napoli, invece, fu favorita dalla direzione dei venti che allontanarono dalla città la nuvola di cenere e lapilli.
L'eruzione del 1944 è a oggi l'ultima del Vesuvio e segna la transizione del vulcano da stato attuale di attività a stato di quiescenza (riposo).
 

L'eruzione del Vesuvio vista da Napoli.
 
 L’eruzione del 1944 e la Guerra  
Il bombardamento dell’Abbazia di Montecassino da parte degli alleati avvenne il 15 febbraio 1944, quando ormai l’eruzione del Vesuvio era in pieno svolgimento.
Gli aerei alleati partivano dall’Inghilterra, facevano il punto sul vulcano grazie al pennacchio, poi si portavano a Montecassino, scaricavano le bombe e si dirigevano in Sicilia, dove atterravano per rifornirsi nuovamente di bombe.
Stessa cosa al ritorno.
Gli aerei ripartivano partivano dalla Sicilia, bombardavano Montecassino, si dirigevano verso il fumo del vulcano e poi si portavano in Inghilterra.
La foto seguente è stata scattata da un aereo della formazione.
 

 
 Le eruzioni del Vesuvio nella storia  
Il Vesuvio è un vulcano particolarmente interessante per la sua storia e per la frequenza delle sue eruzioni.
Si tratta di un vulcano esplosivo, la cui ultima eruzione ebbe luogo nel 1944. Da questa data non si sono verificate più eruzioni, e il Vesuvio è considerato «quiescente».
 
Eruzioni nell'antichità prima del 79 d.C.
Si ritiene che già 400.000 anni fa la zona del Vesuvio sia stata soggetta ad attività vulcanica, tuttavia sembra che la montagna abbia iniziato a formarsi 30.000 anni fa, probabilmente come vulcano sottomarino nel Golfo di Napoli; emersa successivamente come isola, si unì alla terraferma per l'accumulo dei materiali eiettati.
Tra i 19.000 anni fa e il 79 d.C. ebbero luogo una serie di violente eruzioni intercalate da periodi di quiete del vulcano.
Dall'origine della montagna ai principali eventi sono state attribuite varie denominazioni, riportate nella tabella di seguito.
 
Pomici di Codola – 25.000 anni fa
Pomici di Base – 18.300 anni fa     - A seguito di quest'eruzione si formò il monte Somma.
Pomici Verdoline - 16.000 anni fa
Pomici di Mercato – 8.000 anni fa - L'eruzione è anche nota come pomici gemelle o pomici di Ottaviano.
Pomici di Avellino – 3.800 anni fa - L'eruzione, che avvenne a circa 2 km di distanza dal cono attuale, distrusse numerosi insediamenti dell'età del bronzo antico appartenenti alla cultura di Palma Campania.
 
Tutte queste eruzioni, per la loro immane violenza (ma anche perché simili a quella che distrusse Ercolano, Pompei, Oplontis e Stabia) sono chiamate eruzioni pliniane (dai nomi di Plinio il Vecchio e Plinio il Giovane, studiosi romani, testimoni diretti dell'eruzione del 79 d.C., durante la quale il primo morì e il secondo raccontò l'evento).
Per fare un esempio, ciascuna delle eruzioni più violente avvenute dopo il 79, dette subpliniane, sono potenti almeno la metà di una regolare eruzione pliniana.
Tra le eruzioni precedenti, in particolare si ricorda l'eruzione denominata Avellino in quanto ha lasciato tracce fino all'omonima città campana e che ha seppellito l'area dove sorge Napoli.
L'accertamento dell'esistenza di questo evento ha fatto ulteriormente innalzare la soglia d'allarme per future eruzioni che potenzialmente potrebbero coinvolgere un'area dove vivono più di tre milioni di persone.
 
Stato precedente al 79 d.C.  
Il Vesuvio non apparve sempre come un vulcano attivo. Per molti secoli fu un monte tranquillo.
Scrittori antichi lo descrissero coperto di orti e vigne, eccetto per l'arido culmine.
Anche diverse fonti iconografiche, come alcuni affreschi conservati presso il Museo Archeologico di Napoli, mostrano il Vesuvio come una montagna a picco unico, coperta di vegetazione e di vigneti.
 
L'eruzione del 79 d.C.  
L'eruzione del Vesuvio del 79 è il principale evento eruttivo verificatosi sul Vesuvio in epoca storica.
L'eruzione, che ha profondamente modificato la morfologia del vulcano e dei territori circostanti, ha provocato la distruzione delle città di Ercolano, Pompei, Oplontis e Stabia, le cui rovine, rimaste sepolte sotto strati di pomici, sono state riportate alla luce a partire dal XVIII secolo.
Si suppone che morirono circa 2.000 persone.
 
Tra il 79 d.C. e il 1631  
Dopo l'eruzione del 79 d.C., il Vesuvio ha eruttato circa 36 volte.
Un'eruzione risale al 203, durante la vita dello storico Cassio Dione.
Nel 472, il vulcano ha espulso un tale volume di ceneri che delle ricadute sono state segnalate fino a Costantinopoli.
Le eruzioni del 512 furono così gravi che agli abitanti delle pendici del Vesuvio venne concessa l'esenzione dalle tasse dal re Teodorico il Grande, re dell'Italia Ostrogotica.
Altre eruzioni sono state registrate nel 787, 968, 991, 999, 1007 e nel 1036 con il primo flusso di lava documentato.
Il vulcano è poi diventato quiescente alla fine del tredicesimo secolo, tanto che negli anni successivi fu ricoperto di giardini e vigne, come prima del 79. Perfino l'interno del cratere era parzialmente coperto da boschetti.
 
L'eruzione del 1631.
Nel 1631 ci fu un'altra imponente eruzione. Dopo numerosi eventi premonitori quali rigonfiamento del suolo, piccoli terremoti che si manifestavano già da qualche mese e prosciugamento delle fonti, all'alba del 16 dicembre il Vesuvio rientrò in attività dopo un riposo di circa 300 anni, con l'apertura di una bocca laterale sul versante Sud-Est con una iniziale fase di attività stromboliana e forse l'emissione di una colata di lava (per molti autori invece non vi fu alcuna colata di lava).
Una prima fase espulse ceneri frammiste all'acqua che scesero a valle a grandi velocità, oltre a colonne di vapore. Successivamente ebbe luogo una violenta attività esplosiva dal cratere centrale con un'alta colonna di ceneri, pomici e gas.
 
Eruzioni nell'età moderna.
Dal 1631 si sono verificate numerose eruzioni. Durante un'eruzione del febbraio 1848, una colonna di vapore alta circa 15 chilometri sorse dal cratere, presentando una varietà di colori; subito dopo spuntarono dieci cerchi, bianchi neri e verdi che assunsero la forma di un cono. Un'apparizione simile era stata osservata nel 1820.
Nel maggio 1855 un flusso di lava incandescente di 70 metri di larghezza fluì verso un grosso crepaccio di circa 300 metri di profondità. La prima parte di questa spaccatura è a precipizio, e qui la lava in caduta formò una magnifica cascata di fuoco liquido.
Più spettacolare fu l'eruzione del 1872, che creò una vastissima nube a forma di pino, e la cui lava distrusse i paesi di Massa di Somma e San Sebastiano al Vesuvio.
 
Negli anni di attività intermedia, la lava che traboccò dal cratere costituì due cupole di ristagno: nel 1895 il «Colle Margherita» (nell'Atrio del Cavallo, semisepolto dalla lava dell'eruzione del 1944), nel 1898 il «Colle Umberto». Quest'ultimo, perfettamente integro, costituisce una sorta di barriera naturale per l'Osservatorio, giacché le colate di lava dirette su di esso sono deviate dai fianchi del Colle.
Contemporaneamente, per via dell'attività effusiva tendente a riempire il cratere, il cono del Vesuvio raggiunse la massima altezza storica registrata, pari a circa 1.302 metri s.l.m.
 
L'eruzione del 1906.
L'eruzione del 1906, descritta efficacemente da Frank Alvord Perret e da Matilde Serao, fu la più grande avvenuta nel XX secolo: è difficile stabilire con esattezza il volume degli ejecta, un'immane colata lavica che si dirigeva verso Torre Annunziata fu bloccata dalle mura del cimitero, e la nube gassosa che generò nelle ultime ore di attività spazzò via la cima e svuotò la camera magmatica.
A causa della pioggia di cenere fu, anche in questa eruzione, quasi completamente sotterrata Ottaviano, l'antica Ottajano, causando circa 300 morti, tanto che fu chiamata «la nuova Pompei».
Per paura di morire, 105 persone si rifugiarono in una grande chiesa di San Giuseppe Vesuviano. Le ceneri tuttavia sfondarono il soffitto e la lava bruciò il portone in legno: tutte e 105 le persone nella chiesa morirono.
I costi dell'eruzione costrinsero il governo italiano a rinunciare all'organizzazione delle Olimpiadi del 1908 (che erano già state assegnate), cedendole alla Gran Bretagna.
Un'eruzione intermedia avvenne nel 1929, quando nel cratere si creò un lago di lava, che traboccò sul versante Sud - Est e distrusse solo alcuni vigneti.
 
L'eruzione del 1944.
Dopo quella del 1929, la successiva ed ultima eruzione, avvenne tra il 16 e il 29 marzo 1944, e distrusse nuovamente Massa di Somma e San Sebastiano, cosparse di ceneri Ottaviano e tutto il Meridione, e fu resa famosa dai cinegiornali dell'esercito angloamericano che all'epoca occupava Napoli.
Fontane di lava si innalzarono dal cratere fino ad un'altezza di 800 metri, mentre 26 persone a San Sebastiano venivano letteralmente bruciate dalla pioggia di ceneri, ed il condotto craterico subì un'alterazione radicale.
Infatti a partire dalla fine di questa eruzione il vulcano è entrato in una fase di quiescenza. Un tappo roccioso che ostruisce il cratere impedisce inoltre il pennacchio di fumo che era diventato costante anche nei periodi di calma durante gli ultimi secoli.