Moni Ovadia e il «coniglio Hitler» – Di Mattia Frizzera

Al TBF l’autore di un racconto civile per riflettere, ora con severità ora con il sorriso, sull’identità del nostro tempo

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Perché Hitler non è stato mai fermato nel suo cammino di distruzione?
Moni Ovadia al Book Garden ha presentato domenica pomeriggio il suo «Il coniglio Hitler» dialogando vivacemente con il giornalista Enrico Franco.
«Hitler non sarebbe arrivato al potere – ha iniziato Ovadia – se avesse avuto contro le grandi industrie, le banche o Stati Uniti o Gran Bretagna.
«Ha avuto finanziamenti da grandi capitali d’industria come Franz von Thyssen ed Henry Ford. Ma serviva allo scopo di tenere testa ad est.»
 
Si passa quindi al Putsch tentato nel 1923.
«Nella Repubblica di Weimar il tentato colpo di stato veniva punito con la pena di morte, ma Hitler invece rimase in galera solo 9 mesi».
Sul perché Hitler venne respinto all’accademia d’arte di Vienna è partito il momento di ilarità: «aveva qualche difficoltà con la figura umana».
Se la cavava meglio con gli aspetti militari.
«In sei anni, fra il 1933 ed il 1939 costruì la Germania nazista. Uno dei Paesi più civili venne trasformato in una nazione di carnefici.»
 
La discussione passa quindi ad Israele ed alle annose vicende mediorientali.
Ovadia è ebreo, ma considera «lo sionismo una mentalità coloniale. Non ci sono mai state proposte di pace israeliane. La violenza fisica ai palestinesi è inaccettabile».

Mattia Frizzera
 
 Il coniglio Hitler e il cilindro del demagogo 
Chi ha trasformato il più feroce tiranno della storia, Adolf Hitler, in un coniglio che spunta dal cilindro nel più classico dei giochi di prestigio?
Nessuno si sarebbe azzardato a fargli ricoprire questo ruolo in vita, né all’inizio della sua ascesa, quando poteva ancora essere fermato, né in seguito, quando il suo potere era ormai diventato inarrestabile.

Perché a qualcuno venisse in mente di usare il diabolico Führer come un trucco da palcoscenico, doveva fare la sua comparsa un nuovo tipo di demagogo. Un leader che per legittimare le proprie guerre ha bisogno di riattizzare continuamente le paure del suo popolo, additando il nemico di turno.
Così il mondo si è popolato di tanti, nuovi Hitler: ogni dittatore, dittatorello, estremista, fanatico, ogni nemico dell’olimpico Occidente diventa, con un gioco di prestigio, un coniglio col ciuffo e i baffetti neri. Con l’unico scopo di mettere a tacere chiunque rivendichi il valore non negoziabile della pace.
 
Su questo inganno prosperano gli imperi moderni, che sventolano bandiere diverse ma usano gli stessi metodi per soffocare il diritto, la democrazia, il dissenso.
Eppure non tutto è perduto, la memoria rimane il deterrente più efficace: Ovadia raccoglie le storie senza tempo di reietti e viaggiatori, abitanti irrequieti di deserti, ghetti e territori contesi, racconti che accendono il fuoco della nostra indignazione in un dialogo sorprendente con i nostri giorni.
La voce di Moni Ovadia torna più forte che mai in un pamphlet corrosivo e coraggioso contro un mondo in cui il confine tra verità e menzogna è sempre più sottile.