Storie di donne, letteratura di genere/ 551 – Di Luciana Grillo
Monica Heisey, «Mai stata meglio» – Di primo acchito sembra un libro da ombrellone, poi però racconta con ironia e autoironia una storia non banale e a volte dolorosa
Titolo: Mai stata meglio
Autrice: Monica Heisey
Traduttrice: Bianca Rita Cataldi
Editore: HarperCollins Italia, 2024
Pagine: 384, Rilegato
Prezzo di copertina: € 18
Questo è un romanzo da leggere – di prima impressione – tra una conversazione sotto l’ombrellone e un aperitivo in compagnia, mentre poi, andando avanti da una pagina all’altra, emerge una storia comune a molte persone, non banale e a volte dolorosa, raccontata con ironia e autoironia: una giovane coppia divorzia dopo meno di due anni di matrimonio.
Lei, Meggie, comincia a elencare tutte le sue colpe; si sente crudele, ansiosa, ipercritica… Ripensa alla sua famiglia di origine, alle sorelle, ai cani e ai criceti; rivede il pensionato studentesco e l’appartamento che aveva condiviso con Amirah e Lauren l’Emotiva, la casa del West End di Toronto dove si avventurò con Lauren e la convivenza con Jon: «Mi sentivo incredibilmente adulta. Mi piaceva tornare a casa da una persona, la mia persona…».
Matrimonio e divorzio, pochi soldi e tanta solitudine, nonostante la presenza affettuosa delle amiche, un po’ di depressione, la mancanza di voglia di vivere e impegnarsi: «Prima mi preoccupavo tantissimo del mio aspetto o di ciò che la gente pensava di me… ma l’altro giorno sono andata in un bar con un vecchio pigiama e il trucco della sera prima».
A tutto ciò si aggiungono le preoccupazioni della padrona di casa che, con la separazione da Jon, immaginava le difficoltà di Meggie per pagare l’affitto.
Il confronto con amiche divorziate non la conforta, né i contatti che si affacciano sui social, mentre l’exmarito le rapisce la gatta e non risponde a nessuno dei suoi messaggi.
Merris, la sua capo, cerca di dirle le parole giuste, lei che è stata divorziata e poi vedova: «Un giorno… ti sveglierai e ti sentirai bene… poi avrai un altro giorno in cui ricorderai a malapena questa abiezione, e un altro, e un altro ancora, finché quella diventerà la tua vita. Ma per ora è dura. Questa è la parte difficile».
Meggie comunica che tornerà «su piazza… nel primo mese sulle app presi parte a sei primi appuntamenti, tre secondi appuntamenti e un terzo appuntamento. Non vidi nessuno una quarta volta», coltiva nuovi interessi, dal krav maga al corso di macramè, dall’argilla da modellare allo yoga, interessi che i suoi amici non condividono.
I giorni passano, Meggie lascia la sua casa per andare a vivere in un seminterrato di Merris, con l’impegno di portare a spasso Lydia, l’alano della coinquilina Betty.
Il suo pensiero ritorna a Jon, al loro matrimonio e si chiede: «Cosa sto facendo lì, velo o non velo, avanzando barcollante in una chiesa vestita come una vergine davanti a tutti quelli che conoscevo, verso un uomo con cui vivevo da anni? Perché dovevamo convalidare il nostro impegno con quella scenografica passeggiata? Dovevo copiare l’andatura vista nei film sui matrimoni? Un passo e stop, due e stop?...».
Domande che ogni donna dovrebbe porsi, anche ogni uomo…
Né Meggie trascura il rapporto figlia-genitori o figlia-madre, ne parla con Merris quando scopre improvvisamente che ha una figlia, Danielle: «Forse non potevo essere ciò di cui lei aveva bisogno e lei non è riuscita a perdonarmelo. Per tutta la sua infanzia ha cercato qualcosa che, per un motivo o per l’altro, non potevo o non volevo darle…Meglio non parlarne».
Meggie passa a vivere con suo padre, cerca di capire cosa non abbia funzionato nel rapporto fra i suoi genitori, riduce i post, incontra casualmente Jon sull’autobus e scende precipitosamente pensando di aver lasciato su l’uomo con cui aveva diviso un pezzo di vita e il gatto che dal trasportino sembrava averla «chiamata», festeggia i suoi trent’anni a cena da Amy, infine, con l’arrivo dei documenti, si avvia verso il divorzio e, con la solita ironia, si dice che: «sarebbe stato meglio non lasciare un’impronta di burro su importanti documenti legali».
Luciana Grillo - [email protected]
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