Roberto Corradini: «Nati con la camicia» – Di Luciana Grillo

Un lungo romanzo che attraversa la seconda metà del ’900 e arriva ai giorni nostri seguendo la storia di due ragazzi, nati lo stesso giorno dello stesso anno

Titolo: Nati con la camicia
Autore: Roberto Corradini
 
Editore: Europa Edizioni 2020
Collana: Edificare universi
 
Pagine: 444, brossura
Prezzo di copertina: € 17,90
 
Da qualche mese è uscito un lungo romanzo che attraversa la seconda metà del ’900 e arriva praticamente ai giorni nostri, raccontando con mille particolari la storia di due famiglie vicine di casa e seguendo momento per momento la storia di due ragazzi, nati lo stesso giorno dello stesso anno, amici, ma quasi fratelli, che sono rimasti vicini per un lungo tratto della propria vita, poi improvvisamente si sono allontani, infine si ritrovano.
L’aspetto che mi ha colpito è trovare le piccole vicende di Emiliano e Francesco perfettamente inserite nelle tante storie, più o meno importanti, che sono accadute negli anni.
 
Dunque, mentre i bambini crescono e insieme le loro famiglie cambiano casa, comprano l’automobile, vanno in vacanza nel mondo si succedono omicidi (ad esempio quello del presidente Kennedy), allunaggio, catastrofi naturali, eccetera.
Ho avuto l’occasione, dopo la lettura del romanzo, di incontrare l’autore Roberto Corradini, nato a Trento nel 1949.
Ha lavorato in ambiti diversi, ma è stato soprattutto un insegnante. Ama viaggiare e fotografare per poi raccontare.
Con Curcu Genovese ha pubblicato «Il sangue e l’inchiostro» (2015) e «Gente Libera» (2017).
Con Europa Edizioni ha pubblicato «Nati con la camicia» (2020).
 
Ho dunque approfittato dell’occasione per chiedergli alcune informazioni e per condividere degli approfondimenti.
 
Perché il titolo «Nati con la camicia»?
«Il titolo è nato dalla mia consapevolezza di fare parte - come i protagonisti principali del romanzo - di una generazione fortunata, della prima generazione italiana che ha avuto modo di giocare e studiare a lungo e, nel contempo, dell’ultima generazione che ha trovato lavoro subito e formato famiglia presto. Per giunta, nella parte migliore del mondo e nel periodo più tranquillo della storia d’Europa. In anni di pace, speranza e prosperità diffusa.
«Ritengo, quindi, che i miei coetanei italiani (ai quali dedico il libro) possano in gran parte riconoscersi in Emiliano e Francesco e possano ammettere - con me - d’essere nati con la camicia «Rispetto ai nostri padri, infatti, io e quelli della mia generazione abbiamo avuto una vita senz’altro più facile; non siamo andati in guerra, non siamo stati in balia di un dittatore; siamo stati i primi italiani a nascere cittadini e non sudditi; siamo stati i primi italiani a diventare cittadini del mondo, a poter viaggiare liberamente e a coronare molti sogni.
«E, rispetto ai nostri figli, dobbiamo ammettere che le nostre prospettive e speranze di allora erano molto più chiare e più robuste rispetto a quelle che loro possono nutrire oggi.»
 
Quanto c’è di autobiografico nelle vicende dei due protagonisti principali?
Pur essendo stato anch’io protagonista o testimone diretto di tanti episodi narrati nel libro, ritengo che Nati con la camicia non sia un romanzo autobiografico ma che possa presentare caratteristiche di un romanzo storico o, ancora meglio, sociologico.
«Detto questo, confesso di aver messo anche del personale nel mio romanzo, come quasi tutti gli scrittori.»
 
Come è riuscito a incastrare storie dei protagonisti e grande storia con precisione millimetrica?
«Io ho studiato sociologia e non sono uno storico, ma amo la Storia. Sono stato inoltre sempre attirato da cinema, musica, sport, viaggi, libri e fotografia.
«Dunque ho potuto far leva su qualche competenza acquisita, oltre che su un’innata curiosità, per raccogliere nelle pagine i tanti avvenimenti (politici, sociali, sportivi, musicali, cinematografici, ecc.) che si sono succeduti nel lungo periodo che va dal 1950 al 2015.
«Penso di esserci riuscito con relativa facilità, aiutandomi anche con la documentazione disponibile in internet e con i molti ricordi diretti; e cercando di usare gli occhi del disincanto, piuttosto che quelli della nostalgia.»
 
Quanto tempo ha impiegato per completare questo romanzo?
«Anche se ho iniziato a scriverlo nel 2017, subito dopo l’uscita del secondo romanzo Gente Libera, credo di aver iniziato a concepire Nati con la camicia fin dalla mia infanzia.
 
Cosa si aspetta, a pubblicazione avvenuta?
«Qualunque scrittore che per la prima volta vede un suo romanzo pubblicato da una casa editrice nazionale freme di gioia e di trepidazione insieme. Anch’io mi sto domandando: Chi saranno i miei nuovi lettori? Come risponderanno al mio invito?
«Vorrei comunque che arrivasse loro il messaggio principale: Nati con la camicia non è solo la storia di un’amicizia durata più di 60 anni, ma è anche un’offerta continua di emozioni positive e di sentimenti forti; è soprattutto un sereno invito ad ammettere che nascere nel 1950 invece che nel 1910, venire al mondo con la pelle bianca invece che nera o gialla o rossa, avere il passaporto italiano invece che quello dell’Angola o del Bangladesh, non è stato (e non è) un MERITO, ma un puro CASO, una FORTUNA.