Jet-lag, orologi circadiani e altre storie – Di Daniela Larentis
Rodolfo Costa e Sara Montagnese nel libro «Gufi o allodole» spiegano come funzionano gli orologi circadiani
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Rodolfo Costa e Sara Montagnese nel libro «Gufi o allodole - Cosa sono e come funzionano gli orologi circadiani», edito da Il Mulino (2020), spiegano diversi aspetti della nostra fisiologia, in particolare il funzionamento dell’orologio circadiano che regola i ritmi sonno-veglia, sincronizzandosi con l’ambiente naturale che ci circonda.
Gli autori raccontano come le nostre abitudini di vita spesso confliggano con i suoi ritmi, favorendo l’insorgere di malattie, e suggerendo alcuni consigli e accorgimenti per cercare di vivere in modo sano.
Gli orologi circadiani sono meccanismi endogeni che permettono agli organismi di adattarsi, anticipandole, alle variazioni cicliche dell’ambiente, causate dalla rotazione del nostro pianeta attorno al proprio asse e al Sole, dando origine rispettivamente all’alternanza del giorno e della notte e delle stagioni.
Come sottolineano i due autori, detti meccanismi sono fondamentali per la regolazione del metabolismo, per regolare la fisiologia e il comportamento di organismi quali i batteri, i funghi, le piante e gli animali, uomo compreso, sincronizzandoli con le modificazioni dell’ambiente che li ospita.
Un esempio fra tanti: l’orologio circadiano dell’uomo indirizza l’aumento della secrezione di corticosteroidi da parte delle ghiandole surrenali, anticipatamente rispetto all’alba, garantendo un adeguato livello di prestazioni fisiche e mentali al risveglio.
Senza scendere troppo nel dettaglio, ricordiamo che nei mammiferi in generale, e quindi anche nell’uomo, l’orologio circadiano centrale si trova in una regione profonda del cervello, i nuclei soprachiasmatici dell’ipotalamo, nei quali sono localizzate circa 20.000 neuroni, i cosiddetti «neuroni orologio», che dettano il tempo al nostro organismo. Costa e Montagnese offrono ai lettori un’esaustiva spiegazione degli eventi principali che generano la ritmicità molecolare circadiana all’interno di detti neuroni, spiegandone il processo.
Si può dire in estrema sintesi che la luce sincronizza l’orologio circadiano centrale e che esso è molto più complesso di quanto si pensasse fino a qualche tempo fa.
Nel volume un intero capitolo è dedicato ai fusi orari. Tutti sanno che cosa è un fuso orario, detto con le parole degli autori: «una fascia longitudinale del globo terrestre che adotta, per ragioni sociali, commerciali e legali, un orario standard unico, corrispondente all’ora solare media del meridiano centrale che attraversa la fascia, definito ora civile».
All’interno di ciascun fuso, l’ora solare propriamente detta e l’ora civile coincidono solo in corrispondenza del meridiano centrale.» Nella nostra epoca i fusi orari coincidono solo in parte con quelli indicati all’inizio, adattandosi spesso per ragioni sociali e politiche ai confini tra nazioni o, nel caso siano molto estese, tra regioni della stessa nazione.
«Non tutti sanno, però, che il primo a concepire un sistema generale di fusi orari fu un matematico italiano, Giuseppe Barilli, il quale in giovane età utilizzò lo pseudonimo di Quirico Filopanti.»
La sua idea passò inosservata, eppure fu proprio lui che in una sua pubblicazione del 1858 propose di adottare un meridiano 0 di riferimento (il meridiano di Roma) e di suddividere il pianeta in 24 fusi, ciascuno, come sottolineano gli autori, «caratterizzato al proprio interno da un orario che differiva di un’ora da quello del fuso successivo, procedendo dal fuso del meridiano O verso Ovest.»
Nel 1879 ebbe maggior successo l’idea di un ingegnere inglese, Sir Sandford Fleming, il quale sviluppò un sistema simile costituito da 24 fusi orari, ciascuno dell’ampiezza di 15° di longitudine che, anche se modificato rispetto all’origine, è in uso anche oggi.
Fu così che nel 1884, i delegati di 25 nazioni, fra cui l’Italia, votarono una risoluzione che proponeva di adottare il meridiano che attraversava l’osservatorio astronomico di Greenwich (vicino a Londra) come meridiano di riferimento (meridiano 0).
Oggi l’ora di ciascun fuso orario è definita rispetto al Tempo coordinato universale (UTC), misurato con orologi atomici, e fa riferimento al meridiano O di Greenwich.
È interessante quello che gli autori evidenziano a proposito dei fusi orari e dell’orologio circadiano:
«L’Adozione dell’ora civile unica all’interno di un fuso orario genera un certo livello di eterogeneità nella collocazione delle attività quotidiane delle popolazioni che vi abitano, rispetto alle variazioni cicliche ambientali determinate dal succedersi delle albe e dei tramonti e quindi dei giorni e delle notti.»
Spiegano che all’interno di ciascun fuso molte persone soffrono di un mancato allineamento tra il proprio orario biologico, dettato dall’orologio circadiano e sincronizzato sull’ora solare, e quello imposto dall’ora civile.
Osservano: «Oggi sappiamo che il nostro orologio circadiano, così come quello di tutti gli altri esseri viventi, si sincronizza con l’ambiente esterno principalmente per mezzo della luce del Sole. Risponde quindi all’intensità e alla composizione spettrale della luce percepita attraverso la retina e non viene sincronizzato, invece, dai tempi sociali (artificiali) che ci assegniamo arbitrariamente».
Nel capitolo dedicato all’ora legale, Costa e Montagnese sottolineano la conseguenza di salute più diretta dell’entrata in vigore dell’ora legale, ovvero un certo grado di deprivazione del sonno. Si tende ad andare a dormire all’ora dettata dal nostro orologio circadiano, ovvero un’ora più tardi rispetto alla nuova ora civile.
Tuttavia, al mattino si è costretti, per rispettare i vari impegni lavorativi o di studio, ad alzarsi un’ora prima di quanto il nostro orologio circadiano indicherebbe. Vengono citati vari studi che sembrano dimostrare i rischi legati all’adozione dell’ora legale e gli effetti sulla salute, mettendo in luce una relazione fra sincronizzazione poco efficiente e malattia (soprattutto cardiovascolare, si legga a tal proposito il capitolo a pag. 95).
Per quanto riguarda il jet-lag, un termine che indica un insieme di sintomi che insorgono dopo un viaggio in aereo, in particolare dopo uno spostamento veloce attraverso più fusi orari, gli autori spiegano il fenomeno e indicano le strategie per favorire il sonno durante il viaggio e all’arrivo.
Una parte molto interessante del volume è il capitolo dedicato ai cronotipi. Un cronotipo, spiegano, è la naturale propensione di ogni individuo a collocare il proprio sonno in un certo intervallo temporale all’interno delle 24 ore che definiscono un ciclo naturale di luce-buio.
Sembra che il cronotipo di ciascuno sia in larga misura determinato geneticamente. Nel linguaggio comune, scrivono gli autori, ci si riferisce ai cronotipi serotini anche con il termine «gufi», e a quelli mattinieri con il termine di allodole.
Nell’infanzia si tenderebbe a essere mattinieri, mentre in età adulta si diventerebbe più serotini.
Costa e Montagnese parlano infine di «società delle 24 ore», indicando la società che propone e permette alle persone di lavorare, socializzare, fare acquisti e dedicarsi a tutta una serie di altre attività nel corso delle 24 ore, sia durante le ore di luce che durante le ore di buio.
Scrivono: «La società delle 24 ore mette a durissima prova la nostra fisiologia, travalicando e in qualche modo sfidando l’adattamento al ciclo naturale di luce e di buio che ha caratterizzato la nostra evoluzione».
A loro piace immaginare, affermano nelle conclusioni, una società e una medicina che facciano della protezione dei nostri orologi circadiani un obiettivo e una prescrizione.
Daniela Larentis – [email protected]