La psichiatria in tempo di guerra: soldati, civili e storiografia

La cura dei feriti al centro della la puntata di settembre del progetto consultabile online www.lagrandeguerrapiu100

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I contenuti di questa puntata non si riferiscono specificatamente a un singolo evento, ma affrontano uno dei grandi problemi che il conflitto ha sollevato: la cura dei feriti.
Le battaglie di logoramento combattute su tutti i fronti hanno provocato un altissimo numero di perdite: non solo morti, uccisi sul colpo, ma anche feriti.
La sanità militare, sviluppatasi nella seconda metà dell’Ottocento, dovette affrontare l’enorme problema di mettere in salvo i feriti e sottoporli a cure in modo da recuperarli quanto prima possibile.
C’era bisogno anche di loro per combattere nuove battaglie.
 

 
Facendo ricorso ai progressi della scienza medica medici, infermieri e il personale sanitario in generale hanno allestito su tutti i fronti migliaia di ospedali da campo, treni-ospedale, e strutture specializzate per curare le nuove patologie provocate dalla guerra di massa.
A sua volta, nel corso della guerra le necessità contingenti hanno determinato ulteriori progressi in campo medico: ad esempio per l’ortopedia e la chirurgia.
Anna Grillini presenta nel suo testo gli sviluppi medici e organizzativi della Sanità militare italiana. Parallelamente vengono proposte testimonianze di prima mano sulle sofferenze patite dai combattenti.
 

 
Ma le ferite non erano solo fisiche: molti soldati e ufficiali furono colpiti da sindromi nervose, etichettate come «follia», ma spesso condannate dalle autorità militari come segni di debolezza e di vigliaccheria.
Accanto agli «scemi di guerra», le ferite interiori di un fine poeta, come Giuseppe Ungaretti, che in prima persona ha vissuto l’esperienza della guerra, nella biografia realizzata da Elisa Corni.
La tavola di Adriano Siesser, infine, ripropone  la follia e insensatezza del conflitto dalla prospettiva dei dadaisti, movimento artistico sorto proprio in opposizione alla guerra.
La galleria di questo mese invece mostra una collezione privata di cartoline satiriche dell’epoca.