Storie di donne, letteratura di genere/ 393 – Di Luciana Grillo
Laura Lanza: «Donna Francesca Savasta intesa Ciccina» – Una trama abilmente costruita attorno ai suoi personaggi ben inseriti nella Sicilia dell’Ottocento
Titolo: Donna Francesca Savasta, intesa Ciccina
Autrice: Laura Lanza
Editore: Astoria 2020
Genere: Narrativa italiana di ambientazione storica
Pagine: 192, Brossura
Prezzo di copertina: € 16
L’autrice di questo romanzo è una romana di origini siciliane, bibliotecaria appassionata che ha saputo, mescolando ricordi e suoni familiari con notizie storiche, dare la parola a libri e documenti… e trasportarci nell’Ottocento, quando la Sicilia era una terra arcaica, il dialetto era praticamente la lingua di tutti, nobili, latifondisti, ricchi signori e gente semplice, la Chiesa aveva autorevolezza e potere.
Il personaggio principale è Ciccina, una ragazza semplice e sola che con abilità e attenzione impara il mestiere di levatrice in un piccolo paese arroccato sui monti Iblei.
È abile e intelligente, è depositaria di una saggezza antica che le permette di aiutare concretamente madri in difficoltà.
Sa proteggerle e sa capirle.
Il parroco, il parrino Peppino Gallo, un po’ signorotto caduto in disgrazia e spedito dallo zio, monsignor Marotta, in una parrocchia lontana da Dio e dagli uomini («Vi siete fatto strano. Ma che vostro zio niente vi cuntò?»), un po’ uomo capace di adattarsi alle situazioni più diverse e di dialogare con potenti e poveracci, un po’ maschio che sente esigenze pressanti e dimentica il voto di castità - «che tanto sempre masculo era e agli uomini, alla fine, tutte cose o prima o dopo ci vengono perdonate» - riesce ad aiutare Ciccina («Meschina, non avia dove stare e se ne viene in chiesa a cercare un poco di conforto… Non avia nuddu al mondo… Nuddu, non avia proprio nuddu»), a farle acquistare una certa sicurezza anche economica, a comprenderne l’acume e quindi ad ascoltare i suoi consigli e persino le sue imposizioni.
E così Francesca Savasta intesa Ciccina diventa, per i paesani, «donna Francesca»…
Intorno a loro, il paese con le sue storie minute, con le chiacchiere da osteria, ma anche con una comprensione saggia e antica delle debolezze umane.
La conclusione è spiazzante.
Compaiono all’improvviso il fratello del parrino, un’eredità a sorpresa, un brigante né cattivo, né buono, ma «utile», una carrozza da signore, un rapido cambio d’abito, una fuga imprevedibile.
L’abilità dell’autrice si rivela ampiamente nella costruzione della trama, come se – accanto a un antico telaio – fosse, da esperta tessitrice, in grado di realizzare disegni complessi tirando semplicemente dei fili.
O come – per non dimenticare che siamo in Sicilia – se fosse una «pupara» che muove i suoi pupi con destrezza.
La lingua è un misto di italiano e siciliano (Camilleri docet?); per comprendere meglio il testo l’autrice ha aggiunto anche un ampio glossario.
Luciana Grillo - [email protected]
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