Dorfmann: «Il turismo si rilancia con misure europee»
Da solo, il turismo europeo offre lavoro a 22,6 milioni di persone, che contribuiscono al 9,5 percento del prodotto interno lordo
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La pandemia di coronavirus ha colpito duramente il settore turistico, in tutta Europa e in Sudtirolo.
Per questo, oggi il Parlamento europeo vota due risoluzioni in cui invita la Commissione europea e il Consiglio dell’Unione europea a sostenere il turismo, al fine di rafforzare la solidarietà e il coordinamento nel settore e di proteggere al contempo lavoratori stagionali e pendolari.
Tra i settori più colpiti dal Covid-19 ci sono il turismo, i viaggi e la cultura.
Da solo, il turismo europeo offre lavoro a 22,6 milioni di persone, che contribuiscono al 9,5 percento del prodotto interno lordo
Tuttavia, sono 6,4 milioni i posti di lavoro minacciati in seguito alla pandemia.
Già il 13 maggio, la Commissione europea aveva presentato le sue linee guida per la riapertura del settore.
Ora il Parlamento europeo chiede norme dettagliate che definiscano misure igieniche comuni e protocolli da seguire.
L’europarlamentare sudtirolese Herbert Dorfmann afferma in proposto: «L’obiettivo è garantire un approccio comune e la sicurezza di tutti i turisti e lavoratori del settore.»
Contemporaneamente, l’industria del turismo e dei viaggi deve essere sostenuta nel breve ma anche nel lungo termine e la graduale revoca delle restrizioni nazionali e transfrontaliere non dovrebbe comportare discriminazioni verso uno o l’altro stato.
Su quest’ultimo punto, Dorfmann spiega: «Noi ci opponiamo chiaramente agli accordi tra i singoli paesi, come, ad esempio, nel caso dei cosiddetti corridoi turistici.»
L’europarlamentare sudtirolese aggiunge che è necessario avere criteri comuni quando si rimuovono o si introducono delle restrizioni di viaggio.
Serve una soglia di sicurezza che si basi su conoscenza scientifiche e dati affidabili e uniformi.
Inoltre, secondo una delle proposte odierne di risoluzione, vanno redatti al più presto dei piani per prepararsi a un’eventuale seconda ondata di pandemia.
La seconda proposta di risoluzione votata oggi riguarda invece i lavoratori stagionali e i pendolari transfrontalieri.
«La crisi ha mostrato tutta l’importanza dei lavoratori stagionali nei campi del turismo, dell’agricoltura e della cura della persona.»
Attualmente, diciassette milioni di cittadini europei vivono e lavorano in uno stato membro diverso da quello della loro nazionalità; un milione e mezzo di persone sono pendolari transfrontalieri.
Queste due categorie sono state particolarmente colpite dalla chiusura delle frontiere e, più in generale, da restrizioni e controlli temporanei.
«Lavoratori stagionali e pendolari devono poter esercitare il loro diritto alla libertà di circolazione», continua Dorfmann.
Ogni cittadino europeo ha infatti diritto a lavorare in un altro stato membro.
Inoltre, la salute di pendolari e lavoratori stagionali va tutelata con tutta una serie di misure, che includono alloggi adeguati, possibilità di tornate a casa laddove vi sia la necessità, accesso a test e ad altri mezzi per proteggersi dal virus.
«In Europa le cose potrebbero andare sicuramente meglio. I focolai di Covid-19 nei mattatoi tedeschi sono la prova che anche in un’economia sviluppata come la Germania, in alcuni luoghi si vive in condizioni che non hanno nulla a che vedere con il rispetto del lavoro e della dignità umana», conclude Dorfmann.