Finanziaria 2018: novità e proroghe – Di Daniele M. Bornancin

Due parole per spiegare la manovra dello Stato che può lasciare alle spalle la crisi

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La Legge di Bilancio 2018 è stata approvata dal Senato e tra pochi giorni approderà alla Camera.
Questo documento di 120 articoli, che è previsto diventerà legge a tutti gli effetti entro Natale, sarà arricchito da vari decreti fiscali e di collegamento e da circolari attuative.
Le novità che possono destare maggior interesse, per le imprese e per le famiglie, riguardano alcuni strumenti di seguito evidenziati:
 
-    Nuovo finanziamento per la ricostruzione delle opere pubbliche nelle zone del Centro Italia, colpite dai terremoti;
-     Proroga fino al 2020 degli aiuti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, (biomassa, biogas);
-    Bonus verde, per il 2018, con agevolazioni del 50% per le opere di sistemazione dei giardini privati, recinzione, impianti d’irrigazione e altri interventi di manutenzione delle piante;
-    Eco bonus, con detrazione del 65% per gli interventi di ristrutturazione degli infissi, impianti di climatizzazione, caldaie, micro generatori;
-    Bonus bebè, di 80 euro per il 2018 e di 40 euro a partire dal 2019, per ogni primo anno di età del neonato e del bambino adottato;
-     Nuovo finanziamento per la trasformazione in contratti a tempo indeterminato di ricercatori e specialisti di alta formazione precari;
-    Bonus permanente per l’assunzione di giovani fino ai 35 anni, con lo sgravio fiscale del 50% dei contributi;
-    Aumento del Fondo investimenti strutturali e costruzione d’infrastrutture, con durata e rifinanziamento fino al 2032;
-    Assegnazione di altre somme al Fondo per le famiglie e detrazioni fiscali per ogni figlio, con aumento della soglia di reddito entro la quale i figli restano comunque a carico dei genitori;
-    Proroga fino al 2019, con l’obbligo di fatturazione elettronica, per i vari settori delle attività produttive;
-    Blocco degli aumenti delle aliquote per le imposte e per i tributi degli Enti locali;
-    Misure per la lotta alla povertà per le famiglie numerose, con rafforzamento dell’assegno fino a 530 euro, e ampliamento a più soggetti per l’accesso al reddito d’inclusione, compresi i nuclei dove è presente un disoccupato ultra cinquantacinquenne;
-    Sgravi contributivi al 100% per tre anni, per gli imprenditori agricoli e coltivatori diretti quarantenni, con iscrizione alla previdenza agricola nel 2018. L’esonero è riconosciuto per un massimo di 12 mesi con un tetto del 60% per il primo anno e con il 50% per l’anno successivo;
-     Rinvio di un anno dell’IRI, imposta pari al 24%, per le ditte individuali e le società di persone;
-    Piano straordinario, da attuarsi in 5 anni, per nuove assunzioni nei corpi di polizia e vigili del fuoco, per così aumentare il controllo del territorio e il contrasto al terrorismo e per prevenire gli incendi. Si tratta dei corpi dei Carabinieri, della Polizia, della Guardia di Finanza, della Polizia Penitenziaria.
 

 
Rimane, inoltre, il tema delle pensioni, che ha visto specifici confronti tra il Governo e i Sindacati, con manifestazioni organizzate da poche realtà sindacali.
Le ultime novità sulle pensioni che hanno ricevuto il via libera, riguardano l’esenzione dello scatto dell’età pensionabile a 15 categorie di lavoratori occupati in attività usuranti e lo sconto, di un anno per ogni figlio fino a un massimo di due anni, per le donne lavoratrici
L’ampliamento delle tipologie di lavori usuranti va nella direzione che non tutte le attività sono uguali e che i lavori gravosi non possono essere subordinati a regole equivalenti a quelle di altri tipi di lavoro.
In questa manovra finanziaria è confermata la modifica al meccanismo di calcolo dell’età pensionabile, che troverà una definizione nel 2021. Il calcolo della media della speranza di vita sarà biennale, con riferimento al biennio precedente, ed è fissato in un limite massimo di tre mesi, per ogni futuro adeguamento.
 
Per la prima volta nel nostro Paese è inserito nelle procedure della finanziaria un apposito «Piano Strutturale della povertà».
Lo strumento di realizzazione di questo piano è il Reddito d’inclusione, al quale possono accedere i nuclei familiari o le singole persone, con reddito inferiore ai 20 mila euro annui.
Le misure di sostegno vanno da 187 euro per un componente il nucleo, fino a 485 euro per le famiglie con 5 componenti. Allo scopo è stato costituito un fondo povertà che sarà incrementato ogni anno.
Si tratta del piano nazionale alla lotta alla povertà che, Governo, Regioni e Comuni hanno sottoscritto e sono chiamati a rispettare per erogare servizi.
 
È una piccola rivoluzione culturale, perché per la prima volta sono definiti i «livelli minimi essenziali» in ambito nazionale.
Attualmente in Italia vi sono 4 milioni e 897 mila persone povere, pari al 6,1% delle famiglie.
Già il numero delle domande, per ottenere tali interventi in quest’ultimo periodo, sono state molte ed hanno reso qualche difficoltà agli uffici preposti all’attuazione di questa nuovo strumento.
Bisogna solo sperare che le molte domande non allentino le istruttorie e quindi riducano la decisione delle persone interessate a procedere alle richieste.
Forse la burocrazia in questo settore dovrebbe trovare la soluzione di una maggior efficacia, snellezza e tempestività, pena la desolazione e la sfiducia dei soggetti verso la complessa società attuale e naturalmente anche verso le istituzioni.
 
Una finanziaria che nell’insieme è indirizzata, solo in pochi aspetti, a confermare quell’inizio di ripresa economica, con l’aumento dei consumi, i nuovi investimenti, ma che nello stesso tempo crea non poche preoccupazione per quanto attiene la disoccupazione giovanile e l’invecchiamento della popolazione.
Mancano in via generale innovative tipologie d’interventi, in particolare per nuove imprese ad alta tecnologia e per l’occupazione giovanile, con alta qualificazione.
Certamente sforzi sono stati fatti in questa finanziaria, sono stati presi in considerazione diversi suggerimenti pervenuti dai sindacati e dalle categorie economiche e associative, ma non sembrano sufficienti, sono necessarie precise azioni continuative e migliorative.
Negli ultimi tempi, ad esempio, sono state realizzate riforme in materia di lavoro e di giustizia civile, questo è solo un passo verso la necessità, richiesta da vari mondi della società italiana, di riforme anche in altri settori, compresi ad esempio i progetti in materia elettorale che rimangono pur sempre un’operazione incompiuta, oppure il sistema bancario o quello sanitario, dove si va avanti a piccoli passi spesso insufficienti.
 

 
In merito alla riforma elettorale dov’è finito lo sbarramento al 4 o 5 per cento che le singole liste o partiti dovevano raggiungere per accedere al Parlamento?
Oppure il conflitto d’interessi, fermo da oltre trent’anni, che ha fatto storia nella politica italiana, per non dimenticare poi le proposte di riduzione del numero dei parlamentari, sia alla Camera che al Senato o della nascita in alternativa del Senato delle Regioni?
Non sono queste riforme e ammodernamenti del tessuto istituzionale che possono ridurre in parte le spese del bilancio e della finanziaria?
Rimangono ancora due problemi che durano da anni e che non trovano grandi effetti e che sono dati dal debito pubblico che scende e sale rispetto al PIL in periodi diversi e che si protrae da anni, dell’evasione fiscale che ha raggiunto a settembre 2017 una cifra di circa 270 miliardi di euro, pari al 18% del PIL del nostro paese, confermandosi così uno dei cancri della nostra economia.
 
Negli ultimi dati dell’Eurispes, nel 2016 l’Italia avrebbe un PIL sommerso di 540 miliardi. Un fenomeno questo che si riscontra in varie Regioni, con cifre più evidenti in Sicilia e in Calabria.
Nonostante questi dati, nel 2015 il contrasto all’evasione fiscale ha dato incassi significativi all’Agenzia delle Entrate, con un recupero di 15 miliardi di euro. Si, questo è un buon risultato, ma dovrebbe essere considerato un piccolo inizio, di un lavoro che deve diventare un’azione costante e continua nei prossimi anni.
Il debito pubblico torna a crescere, a settembre secondo i dati della Banca d’Italia, l’aumento è di 4,4 miliardi di euro rispetto al mese precedente.
 
Il quadro della Finanziaria 2018 si presenta quindi con risorse limitate, con qualche obiettivo più chiaro, in linea con quanto indicato dalla Commissione europea, in altre parole, una finanziaria snella e nello stesso tempo più mirata, forse in parte anche più condivisibile.
Sì, per certi e pochi aspetti può essere considerata come quadro macro economico migliore, ma vi è molto ancora da fare.
Questo, anche perché se nei prossimi anni il debito pubblico non scende al di sotto del 130% del PIL, anche gli sforzi previsti in questa finanziaria saranno vani e non agevoleranno la nascita di nuovi scenari di ripresa economica e produttiva, per il “bene” della nostra comunità italiana tutta.
 
Daniele Maurizio Bornancin