Il modello italiano di lotta al terrorismo
Se ne è parlato ieri al Grand Hotel all’incontro voluto da «Inner Wheel Trento Castello»
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Grande successo per l’«Inner Wheel Trento Castello» e per la presidente Ricciarda Laurenzi (nella foto con Tricarico) che hanno voluto organizzare un evento di forte impatto destinato alla città ospitando il generale Leonardo Tricarico, nato a Tione da padre pugliese, dopo aver percorso una lunga carriera in Accademia Aeronautica fino al grado di Generale di Brigata, successivamente è stato nominato Addetto per la Difesa presso l’Ambasciata d’Italia a Bonn, Comandante dell’Accademia Aeronautica di Pozzuoli, Comandante della Quinta Forza Aerea della Nato a Vicenza, Comandante delle Forze Aeree Italiane durante la crisi nei Balcani e Vicario di un generale Usa.
In seguito, si è spostato a Palazzo Chigi come Consigliere Militare dei Presidenti del Consiglio D’Alema, Amato e Berlusconi.
Infine Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare e dal 2006 in quiescenza.
Ha fondato I.C.S.A - Intelligence Culture & Strategic Analysis - con il Presidente emerito Cossiga e l’onorevole Marco Minniti.
Il generale Tricarico ne è attualmente il Presidente.
Presenti all’incontro le autorità civili e militari: il Commissario del Governo, il Sindaco, il Questore, i Colonnelli dell’Esercito, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.
Alla domanda: «Perché in Italia non si sono verificati atti di terrorismo?», il generale Tricarico ha risposto elencando alcuni punti:
• Scarsa immigrazione di 1ª e 2ª generazione.
• Assenza di periferie-ghetto.
• L’intelligence italiana sa che ci sono poche centinaia di guerriglieri stranieri (i cosiddetti foreign fighters) e dunque può controllarli. Ben diversa la situazione in Francia o in Belgio che hanno accolto molti immigrati dalle ex colonie.
• Professionalità degli investigatori.
• Il ROS dei Carabinieri, nato durante i nostri anni di piombo, tiene sotto controllo il web, perché è noto che i terroristi lo frequentano assiduamente, siano piccoli gruppi o lupi solitari: il controllo è accurato, si osservano abitudini, preghiere ossessive, allontanamento dalla famiglia, crescita improvvisa di una lunga barba.
• Coordinamento fra le varie forze di polizia: dopo gli eventi tragici in Iraq contro il contingente italiano a Nassirya è nato il C.A.S.A. (Comitato Analisi Strategica Antiterrorismo) – unico in Europa - che opera nell’attività di contrasto al terrorismo nazionale e internazionale, tenendo conto sia delle esigenze repressive che di quelle preventive. Ne fanno parte i dirigenti della Polizia di Stato, gli ufficiali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza responsabili dell’antiterrorismo, esponenti della Presidenza del Consiglio dei Ministri, responsabili delle Agenzie di Intelligence e del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.
• Rivisitazione di norme contro il terrorismo nel 2015, per cui si può interrogare un presunto terrorista in carcere senza l’autorizzazione preventiva del magistrato. Viene creato inoltre il ruolo di Procuratore antiterrorismo integrato nella Procura Antimafia.
• Collaborazione con le comunità islamiche che possono individuare, controllare e segnalare «teste calde».
Il generale Tricarico ha aggiunto che ad esempio negli Stati Uniti dopo l’11 settembre sono stati autorizzati interrogatori con torture e detenzione in carcere preventiva.
Anche in Francia, l’emotività indotta dai gravissimi eventi terroristici ha consentito l’utilizzo di princìpi contrari ai diritti umani.
In Italia, la detenzione consente ai reclusi di intrecciare conoscenze e patti, per cui finisce a volte con generare criminalità nei soggetti più fragili.
Certamente, ha continuato Tricarico, la politica non deve abbassare la guardia, l’immigrazione deve essere controllata e bisogna favorire l’integrazione.
L’emarginazione degli immigrati può diventare un fattore di rischio.
Oggi si parla di «nomine» dei Direttori di Servizio: massima attenzione, gli errori possono essere irreparabili.
L’ultima riflessione del generale riguarda la necessità della continuità di azione che deve essere mantenuta, nonostante ci sia discontinuità di governo: il senatore Minniti, Ministro dell’Interno durante il Governo Gentiloni, ha affrontato il problema dei migranti, ha raddoppiato le espulsioni, ha riaperto e aumentato i Centri di identificazione, ha predisposto un protocollo per le ONG che operano il soccorso in mare e in Libia – dopo aver favorito la riapertura dell’Ambasciata italiana a Tripoli – ha firmato un accordo con rappresentanti del governo, con i sessanta capi delle tribù e i quattordici sindaci di città del sud della Libia.
Risultati non scontati, che si spera siano ancora presi in considerazione in Italia.
Grande interesse nel numeroso pubblico presente che ha ascoltato in religioso silenzio per poi ringraziare il generale e l’Inner Wheel Trento Castello con un caloroso applauso.
Luciana Grillo