Il 28 giugno 1944 veniva ucciso a Rovereto Angelo Bettini

La città gli ha dedicato il Corso che porta il suo nome, i suoi concittadini lo ricordano ogni anno con immutato affetto

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Nella tarda mattinata del 28 giugno 1944 veniva vigliaccamente assassinato, nel suo studio all'inizio di quel Corso che sarà a lui dedicato a Rovereto, da un Comando delle SS e grazie pure a vili complicità di fascisti della città, l'avvocato Angelo Bettini.
Aveva solo 51 anni, socialista da sempre, fu Consigliere comunale, membro del CLN del Trentino, sin dagli Anni '20 sotto gli occhi dei nazi-fascisti locali che lo privarono di molte libertà personali, esercitò la professione nello studio legale di Giuliano Pischel.
In quella lontana sanguinosa mattina lo stesso Comando delle SS di stanza a Bolzano sotto le direttive di Rudolf Tyrolf, aveva meschinamente già ucciso tra Riva del Garda, Arco, Nago e Torbole ben undici persone, mentre altre cinque morirono nei giorni seguenti, e eseguito molti arresti.
 

 
Angelo Bettini, uomo mite ma dalla forte personalità, fondata sui valori universali del rispetto, della libertà, dell'uguaglianza, della fratellanza, della pace.
Oggi, lunedì 28 giugno, è stato degnamente ricordato, come ogni anno, alle ore 11 presso il Cimitero cittadino di San Marco e poi davanti al suo studio, all'inizio di Corso Bettini, dove è stata deposta una corona.
Inoltre, questa sera alle ore 21 al Teatro Riccardo Zandonai, è stato proiettato un significativo documentario dedicato alla sua vita e al suo eterno esempio di uomo giusto e coraggiosamente sempre dalla parte dei più deboli.
 

 
Il duplice odierno momento di ricordo, ben condotto dall'avv. Paolo Mirandola, ha avuto un'ampia sentita partecipazione.
Il Capo Procuratore del Tribunale di Rovereto dr. Aldo Celentano, ha avuto parole di ammirazione e di gratitudine verso i soggetti che hanno voluto ricordare con merito la figura di Angelo Bettini, in primis l'Ordine degli Avvocati della città, l'ANPI e l'Amministrazione comunale.
Il Sindaco Francesco Valduga ha ribadito come dal degno ricordo dell'estremo sacrificio di Angelo Bettini possa giungere un sincero forte messaggio a tutta la nostra comunità di unità e di rinascita.
«Non c'è benessere futuro solido e duraturo senza la giusta memoria del nostro passato» – ha concluso il primo cittadino.
 

 
L'avv. Marcella Robol ha portato il saluto e il ringraziamento di tutti gli avvocati di Rovereto.
«Angelo Bettini è per tutti noi un Maestro, un esempio importante, soprattutto per i più giovani colleghi che iniziano la nostra professione.
«Non è un caso che il nostro Ordine professionale dona da anni a chi entra in attività il libro scritto dai prof. Fabrizio Rasera e Diego Leoni e dedicato proprio all'avv. Angelo Bettini.»
 


Al prof. Mario Cossali, Presidente dell'ANPI del Trentino, il compito di ricostruire la persona, il pensiero e la breve ma intensa vita di Angelo Bettini.
«Un uomo mite, intelligente, ma molto determinato, portatore sempre e ovunque dei valori universali di libertà, fratellanza, uguaglianza e pace.
«Angelo Bettini fu quotidianamente dalla parte dei più deboli, un esempio umano e professionale di coraggio e di rettitudine assai raro.
«Un roveretano da ricordare sempre con ammirazione e orgoglio all'intera città e soprattutto ai nostri giovani".»
In sintesi, una significativa giornata di riflessione per onorare degnamente la vita e l'estremo sacrificio di Angelo Bettini.

Paolo Farinati - [email protected]

 Biografia 

Angelo Bettini era nato a Rovereto il 6 settembre 1893.
Figlio di un falegname, frequentò ginnasio e liceo a Rovereto, allora parte dell'Impero austro-ungarico. Simpatizzante dell'irredentista Cesare Battisti, durante la prima guerra mondiale fuggì in Svizzera.
Dopo la guerra si laureò in giurisprudenza all'Università di Padova, e lavorò come avvocato nello studio di Giuliano Piscel.

Socialista e antifascista, nel 1922 fu eletto consigliere comunale a Rovereto, e subì violenze da parte dei fascisti.
Assieme a Giannantonio Manci e Giuseppe Ferrandi fondò il Movimento socialista trentino.
Durante la seconda guerra mondiale fu il responsabile del Comitato di Liberazione Nazionale di Rovereto, parte della Zona d'operazioni delle Prealpi.
Il 28 giugno 1944 le SS lo arrestarono e uccisero con un colpo di pisola alla testa nel suo studio.

Gli sono state dedicate una stele e un'aula al tribunale di Rovereto. Gli sono state intitolate una delle principali vie di Rovereto (dove lo ricorda anche una targa in marmo su casa Testori-Candelpergher, dove aveva sede il suo studio e una piccola targa metallica sul marciapiedi), e una a Trento, a Madonna Bianca.
Fu arrestato dai nazisti il 28 giugno 1944 e ucciso quello stesso g iorno.
Da allora viene ricordato annualmente nell'anniversario dell'omicidio, pratica iniziata solo diversi anni dopo la morte.