Il giornale Trentino resterà chiuso, non sarà venduto

L’editore non vuole avere due testate sulla stessa piazza che si facciano concorrenza. Tanto meno ne vuole una di altra proprietà

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Il giornale Trentino resterà chiuso. Non sarà venduto. Questa è la politica adottata dalla proprietà per recuperare i redditi derivanti dalle copie che vendeva e dalla pubblicità che raccoglieva.
Il giro d’affari del Trentino si aggirava sui tre milioni e mezzo all’anno, derivanti dalle 4.500 copie vendute e dalla pubblicità raccolta, a fronte di stipendi pari all’incirca della metà dei ricavi.
Era evidente che così non poteva andare avanti.
Ma anziché rilanciare la testata, che avrebbe solo portato via copie e pubblicità all’altro giornale di proprietà, L’Adige, l’editore ha pensato bene di chiudere il Trentino. Non di venderlo, sia ben chiaro. Perché l’eventuale acquirente avrebbe fatto il possibile per rilanciare la testata e con ogni probabilità ci sarebbe riuscito.
Sì, perché non c’è nulla di meglio della concorrenza intellettuale per rilanciare una testata. Cosa che non poteva esistere quando i due giornali «concorrenti» appartenevano alla stessa persona.
Basti pensare che L'Adige ha ridotto a 40 le pagine della foliazione. Tanto, non c'è più il concorrente...
 
Come primo effetto, immediato, la chiusura del Trentino ha portato alla disperazione una ventina di dipendenti, ora in cassa integrazione (almeno per 3 anni?), in un momento in cui l’economia si è piegata su se stessa a causa del Covid-19.
Come secondo effetto, destinato a durare più a lungo, la sua chiusura ha determinato un impoverimento culturale diffuso su tutto il territorio, perché ora non ci sarà alcun contradditorio a ciò che dirà l'unica testata rimasta aperta.
E ciò che potranno fare i 18 giornalisti messi sulla strada è poco o niente. Sia perché gli sbocchi sul territorio (e a livello nazionale) sono pressoché inesistenti, sia perché non sono in grado di fare sciopero, essendo già in cassa integrazione (per il momento sono in ferie).
E i colleghi delle altre testate regionali non sembra che abbiano intenzione di fare sciopero per salvare il posto di lavoro dei colleghi in difficoltà del Trentino, cosa che invece loro avevano fatto quando l’Adige aveva chiuso la redazione del Mattino di Bolzano.
Più il mondo cambia e più resta uguale.
 
Ma allora cosa si può fare? Non molto in verità, dato il momento di crisi spaventosa generato dall’emergenza sanitaria. Ma si può sempre guardare al futuro, cosa che un imprenditore sano sa fare sempre.
Per esempio, si può aprire una nuova testata. Con altro nome, ovviamente, ma capace di raccogliere l’eredità lasciata dal giornale Trentino.
Non si tratta di cifre irresistibili, come abbiamo visto. Si tratta di raddoppiare le vendite.
Ci sono dei tempi tecnici per raccoglierla questa eredità, che corrispondono più o meno alla durata dell’epidemia in corso. Perché quando finirà, ci sarà un boom.
E per quel momento il nuovo editore dovrà essere pronto a fare il gran balzo, ripristinando la concorrenza di idee e di business.
Insomma, quantomeno un piano industriale dovrà essere operativo entro un anno. Dopodiché i giochi, nel bene o nel male, saranno fatti.
Forza ragazzi, non perdete l’occasione!

GdM

Ad colorandum.
Al termine dell'incontro dei giornalisti con gli emissari dell'Editore, questi ultimi hanno chiesto ai primi la restituzione dei computer portatili e delle sim aziendali.
Chapeau!