Dellai/ 2: «Non è stata una bella campagna elettorale»

Condividiamo in pieno il concetto, che pubblichiamo ormai da qualche giorno

Il messaggio finale di Lorenzo Dellai a conclusione della campagna elettorale è un «j’accuse» rivolto a molti aspetti che noi stessi abbiamo denunciato evidenziando l’incrudescenza dei linguaggi, l’esplosione delle promesse, la provocazione delle minacce.
Lo pubblichiamo qui si seguito.

Non è stata una bella campagna elettorale. Anzi, per certi aspetti, è stata un'occasione persa da parte di un Paese che rimane sempre più spaesato e arrabbiato.
Il vecchio capitano della nave Italia, quello che l'ha fatta incagliare sugli scogli e poi ha tagliato la corda con la sua ciurma, è riuscito a intorbidire di nuovo le acque.
A far confondere le sue responsabilità con quelle dell'equipaggio di emergenza mandato dalla Capitaneria di porto per salvare il salvabile. E i passeggeri sempre più impauriti e confusi non sanno più cosa pensare. Sono molto tentati di affidarsi ai pirati, che promettono di buttare a mare tutti gli equipaggi.
 
Che ne sarà della nave Italia? Con questa confusione nella plancia di comando, questo panico tra i passeggeri e il mare in tempesta non si può che provare forte e crescente preoccupazione.
Sopratutto per quella parte di passeggeri che ha meno strumenti di difesa; per i giovani che hanno il diritto di crescere in un clima più positivo; per chi ogni giorno si impegna con generosità e sacrificio per fare il proprio dovere.
Bisogna sperare che l'Italia ritrovi se stessa, i suoi valori, le sue virtù; quelle che nei momenti difficili hanno sorretto la nostra democrazia. Quelle virtù che negli anni cinquanta e sessanta hanno visto il nostro Paese compiere la più grande trasformazione sociale ed economica che l'Europa ricordi.
E le macerie allora non mancavano, I problemi drammatici neppure.
 
Erano gli anni della "ricostruzione". Gli anni nei quali De Gasperi e poi gli altri statisti chiamarono a raccolta gli italiani ispirando loro fiducia.
Parlarono il linguaggio della verità, non quello del populismo e della demagogia.
Diedero fiducia perché erano credibili.
Non nascosero che il sentiero del futuro era in salita ma si misero per primi a percorrerlo, a capo di una cordata che fece sentire assieme tutti gli italiani, a prescindere dalle idee politiche e dalle condizioni sociali.
 
In un momento come questo, l'Italia avrebbe avuto bisogno di una campagna elettorale ispirata a questa filosofia.
Utopia? Ingenuità? Forse. Ma pur in questa campagna brutta, polemica, inconsistente sul piano dei contenuti e confusa su quello dei linguaggi, si possono scorgere tracce di questa filosofia, di responsabilità, di credibilità.
Tracce spesso travolte dal clamore delle false promesse e delle grida sguaiate che ricordano altri raduni del passato.
 
Mi viene in mente quanto scriveva Italo Calvino nel passo finale delle «Città invisibili» a proposito dell'inferno.
«L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà. Se ce n'è uno è quello che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne.
«Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
«Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio.»
 
Noi di «Scelta Civica con Monti» abbiamo scelto il secondo modo, con convinzione. Lo abbiamo fatto in vista del voto di domenica e lunedì e lo faremo dopo il voto, percorrendo il lungo sentiero che abbiamo deciso di iniziare per ricostruire l'Italia.
 
Lorenzo Dellai
Capolista Scelta civica con Monti