Marco Pannella se ne è andato, si è consegnato alla storia
Quell'incontro avvenuto quarant'anni fa sulla terrazza dell'Hotel Roma Trento
Marco Pannella in una foto di Jollyroger - Crop and edit by Lucas - Wikipedia.
Ho avuto la fortuna di conoscere Marco Pannella a metà degli anni Settanta, quando venne a Trento per seguire la campagna elettorale della Provincia autonoma di Trento.
Ero andato a intervistarlo nella sua stanza d’albergo all’Hotel Roma di Via del Simonino. La stanza aveva una terrazza che dava su Via Malpaga e lui mi aveva portato lì a parlare, a fumare stando entrambi appoggiati alla ringhiera per goderci l’ultimo sole d’estate.
Sono passati 40 anni, ma già allora era un personaggio la cui statura saltava fuori come un carico da un mazzo di briscola.
Era affascinante, anche se era difficile capirlo, perché si definiva radicale, socialista, liberale, federalista europeo, anticlericale, antiproibizionista, antimilitarista, nonviolento e gandhiano. Un po’ troppe cose per una sola persona.
Ma il suo carisma era dato dal fatto che diceva sempre la verità, in barba ai politici che in quei tempi sembravano onnipotenti e che sacrificavano il libero pensiero alla ragion di stato.
Diceva quello che avremmo voluto (o dovuto) dire tutti. Ogni pensiero doveva essere orientato alla verità, non alla corrente, alla convenienza, al potere, alla politica.
Per questo i politici lo temevano. Per questo lo tenevano lontano dal potere. La sua verità era sempre lapalissiana ed era impossibile trasfigurarla con logiche di altra natura.
Se avessimo voluto definirlo allora con una parola, avremmo potuto dire che non era un politico. La politica è l'arte della mediazione? Lui non mediava, non scendeva a compromessi.
Oggi, invece, possiamo proprio definirlo un Politico con la P maiuscola.
Per questo, forse, Pannella è stato ricordato in questa prima giornata senza di lui in maniera quasi esagerata. L’impressione è che molti ne abbiano cantato le sue lodi per trasferire su se stessi la simpatia che il personaggio ha nutrito in una vita spesa come libero pensatore, come personaggio disposto a soffrire per ottenere cose che tutti ritenevano legittime ma che nessuno concedeva.
Per questo oggi non scriviamo la sua biografia, ampiamente diffusa dai media di tutto il Paese.
Ci limitiamo a riportare la conclusione di quel dialogo avvenuto 40 anni fa sulla terrazza dell’Hotel Roma.
- Vinceranno sempre loro, – mi confidò meravigliandomi. – Noi vinceremo solo davanti alla storia.
Loro sono quelli che oggi cantano le sue lodi, quelli che non sono riusciti a essere come lui.
Lui invece si è consegnato alla storia per quello che è stato.
G. de Mozzi.