Come è cambiata la cultura del lavoro in Italia
Cosa cercano i giovani nel lavoro e cosa offrono i datori di lavoro in Italia
La quarta rivoluzione industriale da una parte: quindi i progressi dell’Intelligenza Artificiale, dell’ingegneria genetica e dell’informatica quantistica, con un’interconnessione sempre più stretta tra le risorse disponibili (tecnologia, competenze umane) e discipline diverse (informatica, fisica, chimica ad esempio).
Dall’altra i cambiamenti legati alla pandemia: il Covid19 ha lasciato i suoi strascichi anche nel modo di percepire la vita e soprattutto il lavoro, tra aspirazioni e priorità. Le trasformazioni nel settore professionale sono risultate così evidenti in tutto il mondo e c’è già chi parla di una nuova cultura del lavoro.
L’Italia non è certamente estranea a questo fenomeno. Come sta cambiando il lavoro nel nostro Paese?
Cosa cercano i giovani nel lavoro
Un tempo il datore di lavoro sapeva di dover offrire un giusto guadagno ai suoi dipendenti perché l’impiego potesse essere attraente: «giusto» per vivere e mettere su una famiglia. Allo stesso tempo, il sogno di ogni lavoratore era quello di trovare un posto fisso, da dipendente, e conservarlo fino alla pensione.
Oggi non è più così. Prima di tutto le condizioni storiche sociali ci fanno ben rendere conto come il concetto stesso di pensione potrebbe diventare obsoleto per quelli che sono i giovani d’oggi.
Poi ci sono le conseguenze della pandemia: è evidente come si siano create nuove esigenze nel mercato del lavoro.
Il periodo di lockdown e lo smart working ha contribuito a diffondere un senso dei valori in ambito lavorativo che va oltre allo stipendio o alle prospettive di carriera: la qualità della vita e il desiderio di flessibilità sono in cima alla wish list di chi cerca lavoro.
Il che porta i giovani lavoratori italiani a cercare nuove professioni che garantiscano queste condizioni lavorative, dimostrandosi molto più aperti al cambiamento di quanto, tradizionalmente, accadesse fino ad un decennio fa.
Da un’indagine del Sole24Ore, dall’inizio del 2023 1 italiano su 3 ha seriamente preso in considerazione l’ipotesi di cambiare lavoro, uomini e donne pressoché in egual misura. Un numero che arriva fino al 42% nella fascia di età tra i 25 e i 34 anni a dimostrazione di come i giovani siano inclini alla flessibilità.
Il desiderio del cambiamento insito in questa rinnovata cultura del lavoro ha portato ad fenomeno che uno psicologo americano ha definito Great Resignation: si tratta della scelta per centinaia di migliaia di persone, dopo l’esperienza dei lockdown, di ripensare al modello di vita e lavoro, abbandonando la loro occupazione.
Un trend che si è manifestato anche in Italia, sebbene in misura più contenuta rispetto agli Stati Uniti, e che si è concretizzato, oltre che in un’indubbia vivacità nel mercato del lavoro, all’aumento dei liberi professionisti e dell’ambizione a professioni che possono essere svolte in smart working. La libera professione e il lavoro da casa, infatti, si è visto siano la condizione ideale per concretizzare questi nuovi «desideri».
Cosa offrono i datori di lavoro in Italia
La trasformazione del mercato del lavoro verso la quarta rivoluzione industriale sta portando ad una riqualificazione, secondo gli esperti.
Infatti l’avvento delle nuove tecnologie implica che vi siano lavoratori qualificati a gestirle, sia nell’atto di programmazione che nel pensiero critico.
Aumenta quindi l’importanza della specializzazione e, da parte del datore di lavoro, cresce la necessità di selezionare efficacemente i candidati ideali e mantenerli nella propria squadra.
Pertanto, per massimizzare la produttività lavorativa, i contratti professionali devono includere sì stipendi interessanti e prospettive di carriera, ma anche quelle nuove modalità di lavoro oggi ritenute fondamentali per la soddisfazione del lavoratore, come lo smart working, e il rispetto del work-life balance.
I datori di lavoro dovrebbero inoltre assicurare una serie di azioni che enfatizzino il senso di appartenenza ad un team e la condivisione dei valori aziendali. Senza dimenticare che le imprese, per cercare di trattenere i profili professionali talentuosi (la cosiddetta retention) devono saper offrire opportunità di formazione, ad esempio training specifici.
Molti di coloro che sono alla guida delle aziende in Italia sono già consapevoli di questo desiderio di flessibilità e di questi fattori come leve principali nella scelta di un lavoro da parte di un professionista e stanno agendo concretamente per rispondere a queste nuove esigenze.
Il curriculum vitae per le nuove opportunità di lavoro
All’interno di questi cambiamenti nel mercato del lavoro, che riguardano i bisogni e le aspettative della forza lavoro da un lato, e la cultura del lavoro e ciò che offre il mercato dall’altro, non possono che cambiare anche le sfide e le opportunità di chi cerca lavoro.
Un esempio: si è parlato di specializzazione. Allora, nel momento in cui si deve scrivere il curriculum vitae è bene inserire chiaramente alcune voci che possano valorizzare la candidatura in tal senso: un preciso titolo professionale nel CV è fondamentale proprio per rispondere all'elevata esigenza di specializzazione.
Non basta mettere, per riportare un caso concreto, Marketing Manager: più efficace sarà inserire Marketing Manager specializzato in Comunicazione. Anche l'uso delle keyword diventa determinante nella selezione, visto che sempre più selezionatori usano dei tool specifici per effettuare una prima scrematura dei curriculum.
Se per quel determinato posto di lavoro vengono chieste abilità tecniche, empatiche e manageriali, allora tra le skill sono da evidenziare le proprie competenze che rispondano a queste richieste.
Se poi ci si propone come libero professionista o consulente, bisognerà anche attestare di avere a disposizione per lavorare in modo efficiente da remoto: il computer, i programmi necessari, uno spazio consono a lavorare in totale tranquillità.
Per concludere
Il mercato del lavoro e, di conseguenza, la cultura del lavoro in Italia si stanno adeguando a queste trasformazioni: lo dimostra l’offerta da parte dei datori di lavoro, sempre più attenti al work balance e agli aspetti del welfare rivolti ai dipendenti; lo conferma l’aumento di iscrizioni in Business School e Master (dati dal report Future of Jobs) nel riconoscere l’importanza della specializzazione da parte dei professionisti.
E l’idea che il lavoro fisso non è più l’unico obiettivo da perseguire nel momento in cui si cerca lavoro o si vuole cambiare lavoro. Vincono invece valori come la flessibilità e la qualità della vita.