Storie di donne, letteratura di genere/ 414 – Di Luciana Grillo

Katie Kitamura, «Tra le nostre parole» – Solo all’ultima pagina si riprende fiato, con la soddisfazione di aver incontrato una giovane e promettente scrittrice

Titolo: Tra le nostre parole
Autrice: Katie Kitamura
 
Traduttrice: Costanza Prinetti
Editore: Bollati Boringhieri, 2022
 
Pagine: 176, Brossura
Prezzo di copertina: € 17
 
Un romanzo che si legge tutto d’un fiato, una storia avvincente che coinvolge all’inverosimile, i pensieri di una giovane donna che diventano i pensieri di lettrici e lettori, una prosa limpida e incalzante… cosa dire di più?
L’io narrante è una interprete, di origine giapponese, nata a Singapore, che lavora alla Corte Penale Internazionale dell’Aia, dopo aver vissuto in Francia e negli USA.
Conosce molte lingue, sa che il suo lavoro richiede competenze specifiche e precisione, «il nostro compito era gettare passerelle attraverso le voragini», sa che deve essere chiara ed evitare le contraddizioni, «il pericolo era di influenzare l’esito di un processo… C’era un certo grado di tensione intrinseco alla Corte e alle sue attività, una contraddizione tra la natura intima del dolore e l’arena pubblica in cui veniva sbandierato… Un interprete non doveva solo dichiarare o interpretare, ma anche ripetere l’indicibile».
 
La vita in Olanda sembra semplice, a parte la delicatezza del lavoro. La protagonista allaccia qualche amicizia, trova casa in centro, viaggia in tram, si allarma quando percepisce la possibilità di comportamenti violenti, come capita quando a casa di un’amica - Jana - è sorpresa dal suono insistente di una sirena, dal rumore di motori e porte sbattute.
Fra le pagine, sottilmente, si insinuano l’ansia della protagonista, le sue paure, le piccole gelosie.
Frequenta Adriaan; incontra poi un altro uomo con i capelli immobilizzati dal gel che le parla della situazione familiare di Adriaan, sposato, abbandonato dalla moglie che è partita per Lisbona e lì si è fatta raggiungere dai figli.
 
Quest’uomo la turba, lei se ne allontana, ma poi lo ritroverà, addirittura in veste di avvocato alla Corte Penale.
A cena da Jana, Adriaan sembra rilassato e sereno, la conversazione fra loro tre è una «elaborata facciata di chiacchiere (che) non riusciva a nascondere che anche Jana sapeva che Adriaan sapeva che lei sapeva…».
Intanto, l’uomo che era stato ferito la sera delle sirene entra nei loro discorsi, la protagonista va nella sua libreria per comprare qualcosa, incuriosita dal fatto che sia stato picchiato selvaggiamente, quando sarebbe bastato chiedergli soldi e cellulare senza ricorrere alla violenza.
 
Ma forse c’è qualcosa di diverso, forse il malvivente era un dilettante, o forse… Una linea gialla attraversa la storia, tutti sanno «che la stabilità intorno a noi era sempre una questione di apparenza».
Anche alla protagonista, avrebbero rinnovato o prolungato il contratto? Alla Corte il lavoro è impegnativo, bisogna tradurre parole pesanti di persone che si sono macchiate di gravi crimini, figure politiche di rilievo…
«Il mio lavoro consiste nel ridurre il più possibile la distanza tra le lingue…Il mio compito era assicurare che non ci fossero vie di fuga tra le lingue».
Il presidente accusato si muove con disinvoltura, sembra dirigere gli eventi, si annoia, «e capii che per lui non ero che uno strumento, una persona senza volontà né giudizio, un’area senza coscienza in cui rifugiarsi, la sola compagnia che ora poteva sopportare… Noi interpreti eravamo solo comparse alle spalle del cast principale… capivamo che si stava scrivendo la storia del processo, e anche quella della Corte, la cui reputazione sarebbe stata duramente colpita da quel caso».
 
Con Adriaan le cose sembrano andare bene, dovendo andare a Lisbona per chiarire il rapporto con sua moglie, l’uomo le chiede di fermarsi nel suo appartamento; intanto tramite Jana, conosce Eline e suo fratello, quel libraio picchiato tempo prima.
Il cerchio si chiude, a lei propongono un contratto definitivo quando pensa che Adriaan sia ormai perduto.
Rifiuta l’incarico, benché il suo lavoro sia sempre stato apprezzato e comincia a pensare cosa fare, dove andare. Ha bisogno di casa, di stabilità, ma «dove fosse, non lo sapevo».
La conclusione appaga chi ha letto; all’ultima pagina si riprende fiato, si esce dal vortice di parole e pensieri, con la soddisfazione di aver incontrato una giovane e promettente scrittrice.

Luciana Grillo – [email protected]
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