Rapporto Bankitalia/ 2, le osservazioni di Cgil, Cisl, Uil

«Positivo l'andamento dell'economia nel 2021 ma per affrontare il post-pandemia servono più investimenti a partire da sostenibilità ed energia»

Dal Rapporto annuale sull’economia delle Province di Trento e di Bolzano pubblicato dalla Banca d’Italia emerge il dato positivo di una ripresa – nel corso del 2021 – trainata soprattutto dal manifatturiero, dai servizi e in parte anche dal turismo.
«Ripresa quanto mai rilevante – affermano i segretari generali di Cgil Cisl Uil del Trentino – se si considera che in provincia il balzo del Pil è del 6,9 per cento mentre quello dell’Alto Adige è del 5,5.
«Le previsioni ottimistiche di ulteriori innalzamenti del Pil nel 2022 sono state però riviste alla luce della crisi energetica e l'instabilità del quadro internazionale prodotta dalla guerra in Ucraina che graverà sui consumi, e su questo sarà necessario intervenire con politiche adeguate per difendere il potere di acquisto delle famiglie.»
 
La crescita sostenuta dell'economia locale nel corso del 2021 ha interessato anche il mercato del lavoro che alla fine dello scorso anno ha registrato in Trentino una disoccupazione molto bassa, ossia il 3,2%.
Proprio a fronte della ancora forte domanda di lavoro delle imprese per i sindacati bisogna aumentare il tasso di attività della popolazione in età da lavoro.
Per farlo i sindacati invitano la Giunta provinciale a scommettere sulle condizionalità e sulle politiche attive rivolte a chi resta fuori dal mercato del lavoro, insieme al potenziamento dei servizi di conciliazione per dare nuove opportunità all'aumento dell'occupazione femminile.
Dallo stesso Rapporto emergono però anche altri dati, che mettono in luce deficit di intervento di politica economica e di programmazione nell’anno in cui sarebbe stato necessario un maggior sforzo per l’aiuto alle famiglie.
 
«Rispetto a Bolzano che durante la pandemia ha investito più di 50 milioni di euro nel sostegno a famiglie e lavoratori – osservano i segretari generali Andrea Grosselli (Cgil), Michele Bezzi (Cisl) e Walter Alotti (Uil) – Trento ne ha spesi 22 e, dato ancor più censurabile, ne ha utilizzati meno di quelli effettivamente stanziati.»
I sindacati confederali sottolineano anche un’altra contraddizione: «Nonostante i tanti proclami della Giunta Fugatti, nel corso del 2021 gli investimenti pubblici trentini sono stati più bassi di quelli altoatesini.»
«Questo – aggiungono Grosselli, Bezzi e Alotti – aumenta il gap con Bolzano che già nel periodo 2012/2020 è riuscita ad investire quasi il doppio di quanto fatto da Trento.
«Ciò rischia ora di frenare la ripresa, impedendo di mettere a frutto anche le risorse derivanti dai fondi Pnrr e dai finanziamenti locali.
«È dunque necessario, da subito, un impegno concreto per indirizzare le risorse in modo programmato soprattutto su ambiti strategici come la transizione ecologica e la sostenibilità.»
 
Dalle tabelle pubblicate da Banca d’Italia emerge una notevole disponibilità, soprattutto nei Comuni trentini, di risorse destinate alla spesa in conto capitale: che però – sottolineano Cgil, Cisl e Uil – non vengono utilizzate per limiti strutturali e organizzativi.
Per i sindacati è dunque necessario intervenire per ridurre la frammentazione degli enti locali che spesso non hanno la dimensione utile a mettere a terra, con rapidità ed efficacia, le risorse finanziarie per gli investimenti che non possono avere come riferimento il comune, ma un territorio significativamente più largo.
«Tutto il contrario di quanto sta facendo la Giunta che – ricordano Grosselli, Bezzi e Alotti – inopinatamente punta tutto sul mantenimento dei comuni più piccoli che non saranno però mai in grado di sostenere gli investimenti necessari al cambiamento del paradigma di sviluppo.»
Anche le imprese risultano avere risorse disponibili in termini di liquidità e depositi bancari, soprattutto quelle trentine.
«Quindi andrebbero ripensate le politiche di sostegno. Ora le imprese hanno forti disponibilità finanziarie che andrebbero spese per investimenti privati.
«Il sostegno pubblico dovrebbe quindi essere fortemente selettivo, privilegiando anche le ricadute economiche ed occupazionali derivanti dagli investimenti sulla sostenibilità ambientale.
«Ma i primi a dover sostenere gli investimenti, sono le imprese.»