L’Unione bancaria Europea? Solo nel 2020

Sebastiano Barisoni: «La crisi ci ha messo in un cul de sac? Per uscirne servirà un sac de cul»

La battuta, con la quale Sebastiano Barisoni, vicedirettore di Radio 24, ha aperto il terzo Forum di oggi al Festival, non è da economisti e certo Daniel Gros, direttore del Centro europeo di studi politici non può condividerla, ma rende bene l'idea del "sentiment" che aleggia attorno al caso Italia.
«La crisi ci ha messo in un cul de sac? Per uscirne servirà «un sac de cul
Che per l'economista tedesco, le cui posizioni sull'unione bancaria europea sono piuttosto controverse, come lui stesso ammette, può farcela se solo non insiste nell'adottare politiche che vanno in senso opposto a quanto raccomandato dalla Commissione europea.
Un esempio? L'Imu.
«Sbagliato abolirla, andrebbe invece raddoppiata. L'Italia ha tanti punti di forza che però non fa valere, è un sistema ingessato che lega tutti.»
 
Tema dell’intervista a Gros «L'unione bancaria può salvare l'euro» (senza punto di domanda), tema tecnico e per specialisti di economia politica ma dietro il quale si sta giocando nel vecchio continente la madre di tutte le battaglie, perché dietro l'unione bancaria ci sta l'altro grande tema dell'integrazione politica degli Stati membri.
Certo, l'Europa possiede una moneta comune, ma le banche restano nazionali. E quando in un paese le banche si ammalano finiscono per contagiare anche la moneta.
Una vera unione monetaria ha pertanto bisogno anche di un'unione bancaria, cosa che ancora non c'è in Europa a differenza che negli Stati Uniti.
 
Chi vincerà la battaglia, ammesso che debba esserci un vincitore?
Gli «eserciti», bancari e statuali, sono schierati ma ancora nessuno fa la prima mossa. Il cannocchiale è puntato naturalmente sulla Germania: che farà Frau Merkel al prossimo Consiglio Europeo di giugno?
Oppure bisognerà attendere le elezioni tedesche di settembre?
 
«Inutile chiederselo, – risponde Gros, che sorprendentemente aggiunge: – il problema non è la Germania, la sua opinione non conta più e non ha molto senso chiedersi se e quando mollerà i cordoni della borsa. L'errore politico maggiore è stato commesso proprio in Germania: Angela Merkel ha reagito alla crisi greca ma non ha visto che la Grecia è diventata il fulcro di una crisi generalizzata. Solo un anno fa si è capito che il problema di fondo era quello delle banche, una volta risolto il problema bancario penso che l'Europa potrà uscire dalla crisi.»
 
E l'Italia?
«Negli ultimi quindici anni l'Italia è rimasta ferma, anche se ha investito di più che l'Inghilterra; la spesa pubblica è cresciuta, soprattutto attraverso le Regioni, ma l'Italia ha anche un sistema che è più corrotto di prima. Non è pensabile uscire dalla crisi spendendo di più.
«Ci si rende benissimo conto che occorrerebbe tassare di più le attività improduttive anziché le imprese, ma l'Italia che ha fatto? Ha abolito l'Imu, cosa che non andava fatta, è stata una scelta politica.»
 
Per Gros il punto fondamentale è la stabilità del sistema.
«Senza sistema bancario stabile le nostre economie non possono uscire dalla crisi. Il progetto di unione bancaria prevede che ci sia un'unica banca a vigilare, oggi però ogni paese vigila sulle proprie banche.
«Il progetto in corso non prevede di arrivare a tassi d'interesse unici, si arriverà ad un sistema unico di vigilanza in cui la Banca europea vigilerà su un centinaio di grandi banche ed anche se è vero che rimarranno fuori da questa vigilanza le piccole banche e le casse di risparmio, è vero anche che la BCE potrà comunque chiedere di vedere i libri di tutte le banche.
«L'ideale sarebbe avere una direzione unica, ma la realtà è che quando una banca è in grosse difficoltà ci sono sempre considerazioni politiche che prevalgono, quindi è molto utile avere la Commissione europea che vigila, questo per impedire che gli stati più forti possano salvare le proprie banche come credono.»
 
Quando e come si arriverà all'Unione bancaria?
«Non ci arriveremo prima del 2020 – è la previsione di Gros. – Per uscire dalla crisi occorre ripulire il sistema bancario, il primi passo della BCE dovrebbe essere quello di vedere cosa c'è nascosto nei bilanci, lavoro importante   e molto doloroso, questa però è la chiave per tornare in corsa. Le banche a sud delle Alpi avranno qualche difficoltà, ma chi non ne avrà?
«L'uscita da questa situazione sarà un processo lento, non ci sono ricette miracolistiche. La crisi è la scintilla che può far partire le riforme vere. La Grecia ha fatto riforme serie quando è arrivata sull'orlo dell'abisso. Si può andare avanti sul piano inclinato, come un rospo che si cuoce lentamente, oppure si può dare una sferzata. Siamo nel fondo della valle e ci aspetta una pianura, forse un po' desertica, ma io non vedo però alcun abisso.»