Non trasformiamo la Camera di Commercio in un carrozzone

È sempre stata il fiore all’occhiello della serietà trentina, il delicatissimo raccordo tra l'economia e le istituzioni. Non lottizziamola

La Camera di Commercio è un Ente pubblico autonomo che svolge una molteplicità di funzioni riconducibili tutte alla comune definizione di regolazione del mercato.
Fra le principali funzioni meritano di essere ricordate la tenuta del Registro delle imprese, la rilevazione dei prezzi, l’accertamento di usi e consuetudini, l’accertamento della presenza di clausole vessatorie nei contratti di adesione, la predisposizione di contratti tipo, la tutela della concorrenza, il contrasto dei delitti contro l’economia pubblica, il presidio della proprietà industriale attraverso il deposito di marchi e brevetti, l’arbitrato e la conciliazione, la promozione del territorio, la formazione imprenditoriale ed altre ancora.
 
In Trentino la Camera di Commercio nacque nel 1851 con sede a Palazzo Pretorio nel centro di Rovereto.
L'iniziativa – dettata dalla volontà di promuovere lo sviluppo del territorio – fu dell'allora Governo di Vienna, capitale dell'Impero austriaco, cui anche il Trentino apparteneva.
Dal 1874 al 1891 la sede venne trasferita nei più ampi spazi di Palazzo dei Conti Alberti, in Corso Vittorio Emanuele II (ora Corso Angelo Bettini), sempre a Rovereto.
Successivamente fu ospitata per una decina d’anni a Palazzo Rosmini e poi fino al 1928 nel Palazzo della Camera di Commercio e d’Industria, appositamente edificato a Rovereto in via Manzoni e inaugurato alla presenza di Sua Altezza Reale, Umberto di Savoia; il 27 aprile 1924.
 
Con l’istituzione in ogni provincia del Regno dei Consigli dell’Economia, l’attività dell’Ente fu assorbita dal 1928 all’ottobre del 1945 nel nuovo organismo che aveva preso sede nell’omonimo palazzo di via Inama a Trento.
Dall’ottobre del 1945 l’Ente riprese la sua attività con fisionomia giuridica autonoma come Camera di Commercio, Industria e Agricoltura di Trento. Ormai i legami fra la Camera e la città del Concilio si sono estesi e radicati; pertanto, quando alla nuova Giunta si pose il problema di una sede consona, visto che quella di via Inama era condivisa con le Aziende agrarie, l’opzione per il trasferimento a Rovereto apparve ormai inattuale.
Nella Giunta del 26 marzo del 1947 all’ordine del giorno è indicato l’acquisto del Palazzo ex S.I.T. di via Calepina - Piazza Vittoria, che dalla fine dello stesso anno diventerà la sede in cui ancor oggi l’Ente continua ad operare.  
 
Questa la storia. L’immagine di serietà ha accompagnato l’Ente Camerale per tutta la sua vita. Il suo ruolo delicatissimo di raccordo tra istituzioni ed economia locale è sempre stato perfetto.
Tra le varie iniziative che vale la pena ricordare, la Camera di Commercio di Trento è tra i soci fondatori dell’Autostrada del Brennero, che ha sdoganato le valli del Trentino che si sono aperte all’Europa.
Un unico neo lo abbiamo vissuto negli anni scorsi, quando il presidente di allora decise di disfarsi della storica biblioteca della Camera, che conteneva sostanzialmente importanti monografie di economia locale e tutte le riviste camerali trimestrali «Economia Trentina» pubblicata dal 1952. Non sono andate perdute, sia ben chiaro, ma lontano dagli occhi, lontano dal cuore.
 
E arriviamo a oggi.
La CCIAA di Trento ha perso pian piano il proprio ruolo di guida economica istituzionale diventando quasi un «carrozzone». Certamente con grande bisogno di aria fresca, aria che Gianni Bort non ha saputo, né - scusateci - voluto portare.
Il buon De Zordo, insediato nei giorni scorsi al posto di Bort, poteva rappresentare quel necessario New Deal che ci si aspettava. Ma è partito zoppo, sia perché l’ombra del Grande vecchio che lo accompagna rischia di non consentirgli di fare quello... che Gianni non vuole.
Ma non è questa la situazione peggiore.
Il peggio sta nel fatto che per realizzare il colpo di mano attivato per far fuori la vecchia leadership, sono rimasti esclusi dalla Giunta Camerale nientemeno che gli Industriali e il turismo. Pari a un terzo del PIL provinciale.
 
E qui sta il punto. La Camera di Commercio non è terreno di conquista. È il luogo dove devono sedere tutte (tutte) le forze economiche, perché il ruolo deve essere e restare super partes.
Deve tornare a essere quel raccordo delicato tra le forze economiche e quelle istituzionali. Quel luogo in cui, quando entri, ti togli il cappello in segno di rispetto.
Auspichiamo che il buonsenso prevalga e che qualcuno faccia un passo indietro per consentire ad altri di fare passi avanti.

Guido de Mozzi – [email protected]