«Erodiade» in Trentino, contraltare di «Giano Bifronte»

Il «J'accuse» lanciato da un gruppo di amici di Malossini e Grisenti

Una settimana fa avevamo pubblicato l'intervista fatta al Procuratore della Repubblica Stefano Dragone per chiedergli ragione di tante fughe di notizie sull'inchiesta «Giano Bifronte». Le risposte che ci aveva dato sono visibili in questa stessa pagina, e sono tranquille e circostanziate. Alla fine dell'intervista avevamo fatto cenno a un esposto che era stato depositato contro la Procura, cui eravamo al corrente, e Dragone aveva confermato la circostanza esprimendo la sua valutazione soggettiva, precisando comunque che l'aveva inviata a Trieste come vuole la prassi.
Noi siamo in possesso della denuncia, anzi delle tre denunce, ma non possiamo pubblicarle perché non siamo stati autorizzati in tal senso.
Invece possiamo pubblicare il comunicato-articolo che l'ing. Luciano Conotter ci ha inviato nell'ambito di questo «controcanto» all'inchiesta «Giano Bifronte» per sottolineare la solidarietà da parte di un certo numero di «Amici di Silvano e Mario».
Tra le altre cose vi si leggono i riferimenti all'«ex magistrato» di cui si faceva cenno nell'intervista con Dragone.
Ovviamente si tratta di un «relata ferero», in quanto non esprime la posizione del nostro giornale. Ma ci pare doveroso dare spazio anche alle persone in questione che, oggettivamente, hanno avuto pochi pubblici sostenitori.

«Perché avete preteso la testa di Silvano Grisenti su un piatto di argento?» Questa è stata la domanda rivolta a Margherita Cogo, vicepresidente PD («partito democratico», ex comunisti) della Giunta provinciale, in un incontro casuale al mercatino di Cles in Valle di Non.
La risposta è stata: «Così è.» Con un sorriso tra il beffardo e l'ironico e con la palma della mano rivolta in alto come per mostrare il vassoio. Le è stato ribattuto subito, mentre svicolava in fretta: «Ci ricorderemo al momento del voto».

La storia di Erodiade (Marco 6 17-29) si ripete a Trento, metaforicamente, in quanto interpretata non da una singola persona, ma da un gruppo di potere. Per inquadrare la situazione basta dire che a Trento, a un mese e poco più prima delle elezioni ora spostate a novembre, c'erano due Trentini doc, amici tra loro, entrambi con il contrassegno delle virtù cristiane, che rappresentavano il Trentino in modo splendido davanti agli occhi di tutto il mondo: Mario Malossini, moderato per il centro-destra con buone chances di risultare vincitore alle elezioni provinciali e Silvano Grisenti moderato per il centro-sinistra, meraviglioso presidente dell'autostrada del Brennero, con ottime chances di diventare il nuovo sindaco di Trento.
Una bufera giudiziaria ideologizzata, che ha coinvolto parecchie altre persone, li ha messi fuori gioco entrambi, in modo antidemocratico e irresponsabile, in una parola anticristiano come atteggiamento di fondo. I PD prontissimi (c'è anche un ex magistrato), forse d'accordo con la magistratura verrebbe da pensare, hanno preso la palla al volo ed hanno preteso e ottenuto dal presidente della Giunta provinciale Lorenzo Dellai, pena di sfasciare la coalizione di centro-sinistra, la testa di Silvano Grisenti, semplicemente indagato, cioè le sue dimissioni da Autobrennero.

La trama è questa: fuori gioco Mario Malossini moderato di centro-destra, eliminato anche Silvano Grisenti che è moderato di centro-sinistra, loro sperano di vincere le elezioni e prevaricare, spostando l'asse decisamente a sinistra, molto a sinistra. Hanno chiesto di più, cioè l'azzeramento totale del consiglio di amministrazione dell'Autobrennero, per andare loro a comandare, non certo per un servizio così come svolto meravigliosamente da Silvano Grisenti, con riconoscimento unanime, convinto ed appassionato di tutte le altre province interessate dall'autostrada del Brennero e sono parecchie.
Il presidente Lorenzo Dellai ha ceduto al ricatto dei PD («partito democratico» ex comunisti, cambiano il nome ma non il vizio) e sarà costretto a cedere sempre di fronte ai ricatti futuri. Meglio evitare questa situazione con un voto ben assestato, come è stato fatto alle elezioni nazionali del 13 aprile, con una naturale e necessaria alternanza, peccato che non ci sia Mario Malossini, bisognerebbe fare ricorso anche per questo.
Inoltre spazzando via in egual modo i rottami storici dell'estrema sinistra e dell'estrema destra, cioè la falce e martello dei socialisti reali e la croce uncinata dei nazionalsocialisti, perchè sempre di socialisti si tratta (per inciso va detto che sono stati i socialisti reali, cioè i comunisti, ad abbreviare il termine nazionalsocialismo in nazismo, per nascondere la parola socialismo, in quanto sembrava a loro impossibile che dei socialisti potessero arrivare a tanto, Auschwitz, Dachau, ecc ecc).

Nel nostro piccolo a livello provinciale, si ripete la storia del 1992 a livello nazionale. Nel 1992 sono state arrestate e gettate nel buio del carcere circa tremila persone, solo 4 poi sono state condannate, mentre 54 si sono suicidate per lo più in carcere in attesa del processo. E' questa la giustizia? Dio ce ne scampi e liberi. Occorre progettare e mettere a punto nuove litanie a tal fine. Anche per quello che è successo qui in Trentino. Magari dopo le elezioni dicono «Scusate, ci siamo sbagliati». Se si pentissero ed aprissero il loro cuore si può di sicuro perdonare cristianamente, ma non lo faranno, non sono capaci di riconoscere i loro errori, loro hanno sempre ragione, non sbagliano mai: «Così è"» non si discute.

Gli stessi magistrati hanno affermato che forse tutto si sarebbe ridimensionato e che forse c'era poco di penale, ma che la questione era morale e politica. Se c'era poco di penale i magistrati avrebbero dovuto essere pronti a ridimensionare subito, non metterci magari 10 anni. Se la questione è politica deve essere la politica, cioè il servizio al bene comune, a risolverla e tutti avrebbero dovuto fare quadrato attorno ai due Trentini doc sopraccitati; se è morale deve essere la Chiesa cattolica a risolverla, nel rispettivo campo sempre al servizio del bene comune. Non certo la magistratura, che non riesce ad amministrare se non in modo ideologizzato, cioè distorto e deformato, anche diversi altri settori che riguardano la comunità, con disastri e danni immani.

Sarebbe ora che anche la magistratura lavorasse in maniera interdipendente con le altre componenti, comunicando con chiarezza e precisione, rimanendo però ognuno responsabile del proprio operato (solo a livello penale o supposto tale), in due parole adottasse il metodo del lavoro cooperativo, costruttivo per il bene comune, non muovere all'attacco sotto le elezioni con una azione militare in modo violentissimo solo per distruggere e portare desolazione, usando per di più i nostri soldi, troppi soldi. A questo punto che indaghino anche sulle mogli dei magistrati assunte in Provincia senza concorso o con concorso «truccato».

Per i motivi esposti i magistrati di Trento sono stati querelati con denunce in data 19/09/2008, in data 07/10/2008 e in data 15/10/2008 e sarà la magistratura di un'altra città a esprimersi, forse Venezia, così torniamo sotto la Serenissima, almeno i veneziani hanno di buono che sono simpatici.

Trento, 18 ottobre 2008
Luciano Conotter
trentino ingegnere
a nome del Gruppo
«Amici di Silvano e Mario»