Ne parliamo col dottor Fabio Cembrani – Di Nadia Clementi
Covid-19: il baratro di un catastrophic moral failure, «catastrofico fallimento morale»
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«Ancora ignari su quali e quanti problemi alla salute mondiale produrranno le nuove varianti del Covid-19, rischiamo di perdere di vista ciò che sta realmente accadendo e le sfide etiche a cui dobbiamo rapidamente dare una risposta concreta.
«Perché il Covid-19 ci ha realmente portati sull’orlo di un catastrofico fallimento morale allargando la forbice delle disuguaglianze e facendo emergere tutta una serie di nuove forme di povertà e fragilità.»
È quanto afferma il dott. Fabio Cembrani, Direttore U.O. di Medicina Legale, Azienda provinciale per i Servizi sanitari di Trento, nel suo intervento al convegno nazionale dell’Associazione italiana di Psicogeriatria che si è svolto virtualmente dal 15 al 17 aprile 2021, a seguito del quale abbiamo chiesto di approfondire questo suo pensiero.
Dott. Cembrani, al tempo di pandemia quali sono le nuove sfide etiche alle quali dobbiamo dare immediata risposta, perché tanta preoccupazione?
«La preoccupazione per la crisi che stiamo attraversando è, purtroppo, reale è per tutti perché senza una strategia internazionale coordinata il nuovo Coronavirus umano provocherà altre catastrofi e continuerà a diffondersi, a farci soffrire, ammalare e anche morire.
«Ce lo ha ricordato, nei giorni scorsi, il Direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità e, il 21 gennaio u.s., la dott.ssa Fiona Godlee, caporedattrice del prestigioso Britisch Medical Journal, nell’editoriale Covid-19: Hope is being eclipsed by deep frustration*.
«Certo, la speranza la dobbiamo nutrire e soprattutto diffondere perché il vaccino contro il Covid-19, prodotto in tempi ristrettissimi da tutta una serie di agguerrite pattuglie di multinazionali farmaceutiche con il contributo degli Stati economicamente più forti, ci ha fatto finalmente percepire un bagliore di luce in fondo al tunnel della sospensione in cui la pandemia ci ha precipitati.
«Anche se essa viene mitigata da una profonda frustrazione prodotta dalle politiche restrittive dell’industria farmaceutica, dalla mancanza in Italia di un serio piano vaccinale rivolto alle persone più fragili, dalle centinaia di migliaia di morti che si sarebbero potuti risparmiare nel mondo se le Autorità pubbliche non avesse giocato, come si fa alla roulette russa, con gli indicatori numerici per mitigare irresponsabilmente il dato di realtà come ha denunciato Richard Horton su Lancet (Offline: The danger of unreliable narrators**), dalle centinaia di decessi al giorno che il nostro Paese continua purtroppo a registrare e dal nuovo conflitto in atto tra gli Stati per accaparrarsi il massimo numero di dosi di vaccino giocando al rialzo del loro prezzo.
«Essendo noto, a solo titolo di esempio, che il Governo sudafricano ha acquistato quello prodotto dall’anglo-svedese Oxford-Astrazeneca al prezzo più che doppio di quello pagato dall’Unione Europea (UE) che si è impegnata a mantenere riservati i prezzi d’acquisto in cambio di sconti in quel contratto secretato sfuggito a qualche indiscrezione su Twitter, che quello di Pfizer-Biontech viene pagato dagli USA 19,50 dollari a dose quando l’UE lo avrebbe acquistato a 14,70 dollari e che quello prodotta da Moderna, viceversa, è stato pagato dall’Europa circa 18 dollari a dose quando in America lo si vende a 15 dollari/dose.
«Senza capire le ragioni che hanno motivato l’Inghilterra all’acquisto di un quantitativo di vaccini contro il Covid-19 teoricamente idoneo a vaccinare tre volte i suoi abitanti mentre l’Africa sarebbe in grado di vaccinare sì o no la metà della sua grande popolazione; con un costo prodotto dalla mancata vaccinazione contro il Covid-19 pari a 9,2 trilioni di dollari secondo uno studio recente pubblicato dalla International Chamber of Commerce Research Foundation con metà di questo salatissimo costo che ricadrebbe sui Paesi più ricchi.
«Sapendo, peraltro, che la Germania ha acquistato, fuori dall’accordo dell’Unione europea, 30 milioni di dosi aggiuntive dalla corazzata Pfizer-Biontech, che San Marino ha puntato tutto sul vaccino russo non ancora autorizzata dall’EMA non avendo ricevuto dall’Italia le dosi pattuite, che il nostro Paese, che ha puntato quasi tutto sul vaccino prodotto da Oxford-Astrazeneca, subirà le conseguenze negative del contratto firmato in anticipo dall’Inghilterra con un ritardo sul piano vaccinale che sarà di almeno 4 settimane per le categorie più fragili, che alcuni Governatori regionali si stanno muovendo sul mercato parallelo per acquistare dosi aggiuntive di vaccino e che in Italia abbiamo osservato la nascita di una nuova categoria di furbetti (quelli del vaccino) che si sono infilati nelle maglie del nostro malaugurato clientelismo per vaccinarsi prima di chi ne aveva realmente diritto.
«A poco o nulla valendo, a fatti avvenuti, le inchieste aperte da qualche Procura della Repubblica, il dictat europeo rivolto al colosso farmaceutico anglo-svedese che produce il vaccino in Belgio di vietare l’esportazione in Inghilterra e le ingenue minacce dell’ex super-Commissario Domenico Arcuri di citare in giudizio Pfizer-Biontech per il mancato rispetto dei vincoli contrattuali firmati dall’UE. Dimenticando di dirci chi è realmente questo colosso farmaceutico, con un silenzio comunicativo assordante che sembra raccogliersi nella connivenza su interessi e politiche strettamente di mercato***.
«E nel regime dei brevetti di una società digitalizzata che ha oramai travolto l’indipendenza della scienza, la sua credibilità pubblica e la sua capacità di produrre conoscenza che non siano un altro strumento per produrre ingiustizia ed iniquità.»
Note: *Fiona Godlee, Covid-19: Hope is being eclipsed by deep frustration, BMJ, 2021;372, n. 171. **Richard Horton, Offline: The danger of unreliable narrators, Lancet, 2021;23; 397. ***Gianni Tognoni, Pfizer, vaccini e salute. La scienza non può essere strumento di iniquità, 20 gennaio 2021, www.altraeconomia.it (ultimo accesso 24 febbraio 2021) |
Siamo davvero sull’orlo di un catastrofico fallimento morale mondiale, di una «catastrophic moral failure»?
«Probabilmente si, perché il Covid-19 ha rafforzato, con la logica dei bollettini e con l’arbitrarietà degli algoritmi predittivi che non guardano certo n faccia la sofferenza, le disuguaglianze strutturali e sistemiche del mondo reale dando ad esse volti nuovi, del tutto inaspettati che minacciano la salute e la prosperità economica del mondo.
«Anche perché di queste questioni la scienza dei big data non ne parla restando volutamente distante dalle questioni che non interessano l’epidemiologia mainstream specializzata nelle descrizioni dall’alto, nella proiezione di numeri sempre più incomprensibili e nella produzione giornaliera di fredde ed astratte statistiche numeriche.
«Senza un piano internazionale condiviso, senza una strategia coordinata tra gli Stati e senza una scientificità che non ha il coraggio di guardare avanti affrontando seriamente le questioni pratiche dell’oggi il virus continuerà a circolare e a mutare in forme nuove, spesso imprevedibili che andranno ad aggiungersi alle varianti (inglese, sudafricana e brasiliana) già note, potenzialmente resistenti ai vaccini autorizzati e a quelli ancora in fase di sperimentazione.
«Perché il Covid-19 non rispetta, come la sua storia ci ha insegnato, i confini territoriali e perché le disuguaglianze strutturali e sistemiche nell’acquisizione e nella somministrazione dei vaccini ne potenziano incredibilmente la sua pervasiva virulenza. E la perfida liquidità della nostra debolezza egoica e narcisistica che il virus ha composto in tutta la sua orribile ed insostenibile drammaticità.»
Che cosa possiamo fare per evitare questo «catastrofico fallimento morale mondiale»?
«Possiamo e dobbiamo lottare, avere ancora il coraggio di dire ciò che non va ed indignarci se occorre farlo per rovesciare lo spettro dell’anestesia che ha coinvolto molte coscienze personali denunciando chi continua a banalizzare e a trascurare le questioni cruciali poste dalla pandemia da Covid-19. Che, al di là di tutte le rappresentazioni metafisiche, ha avuto il merito di motivarci ad un sentire complesso.
«Senza lasciarci intimidire dai numeri, dai bollettini di guerra, dalle fredde statistiche e dalle proiezioni dei modelli matematici che non hanno quasi mai colto nel segno pur avendo sempre tradito le persone ed il nostro dolore. Perché oggi ciò che occorre davvero è un sussulto di umanità ammettendo che il negazionismo o la retorica del semplicismo sono una fuga dalla realtà che dissimula, in maniera più o meno consapevole, l’esigenza di tendere la mano alle persone più fragili.
«Denunciando che, al di là dei continui proclami, gli italiani vaccinati a marzo non sono come promesso 13 ma otto milioni, che solo il 20% degli ultra 80enni trentini hanno completato la vaccinazione contro il Covid-19, come confermano i dati pubblicati dal GIMBE che quelli ricoverati in RSA non sono ancora in grado di abbracciare i loro familiari, che la sanità differenziata è un pericolosissimo cortocircuito, che il nazionalismo o il regionalismo dei vaccini non porterà da nessuna parte, che la selezione dei pazienti da avviare alle terapie intensive sulla base della loro età è una scelta disumana, che la solitudine è una malattia a tutti gli effetti letale e che la fragilità umana deve essere affrontata con rinnovato coraggio ed umana solidarietà.
«Se rinunciamo a questi profondi sentimenti umani il genere umano non vincerà la battaglia contro il Covid-19, le disuguaglianze incrementeranno a dismisura, la povertà sarà un fenomeno dilagante e l’anestesia del pensiero distruggerà definitivamente le nostre vite riducendole ad un albero scheletrizzato ed asfittico perché senza più foglie.
«Per sconfiggere tutto ciò rifugio occorre vivere l’esperienza della complessità con consapevolezza e senza cercare vie di fuga dalla realtà con un pensare ed un sentire complesso in modo tale che essi diventino un’unica cosa attraverso il nostro agire nel mondo. Imparando e sperimentando l’importanza dell’ecologia dell’azione come ci ha insegnato Edgar Morin.
«Senza mai dimenticare che ogni nostro atto individuale entra in un fitto e denso contesto di interazioni, di effetti, di feedback e di retroazioni di cui dobbiamo essere consapevoli e finalmente responsabili.
«Anche alzando la voce se serve, indignandoci quando occorre farlo ed assumendoci finalmente la responsabilità del nostro agire nei legami con l’altro, sapendo guardare agli interessi non solo intra ma anche inter-generazionali.»
Nadia Clementi – [email protected]
Dott. Fabio Cembrani