Erdogan, un contro-golpe pianificato nei minimi particolari
Le misure adottate dal presidente turco non possono che stupire i cittadini europei
L’impressione, a una settimana dal tentato golpe in Turchia, è che il colpo di stato lo abbia fatto Erdogan. In pochi giorni è riuscito a far fuori quasi tutti gli oppositori con la scusa che avevano sostenuto il golpe.
Al di là dei militari – i cui vertici hanno materialmente condotto l’operazione eversiva – il presidente ha fatto arrestare una decina di migliaia di civili, le cui estrazioni professionali lasciano davvero perplessi.
La sola ipotesi di ritorno alla pena di morte è una pagliacciata, perché nessuna legge democratica avrebbe effetto retroattivo. Quindi entrerebbe in funzione solo nel caso di un prossimo golpe…?
Il colpo più clamoroso è quello dei giudici. In un qualsiasi paese occidentale, al cui «mondo» la Turchia ritiene di appartenere, non ci sarebbe verso di toccare un solo magistrato, a meno che non violasse la legge.
Anche l’arresto dei professori universitari è molto discutibile per noi «occidentali», perché il ruolo indipendente del corpo docente degli atenei è sacro da quando è sorta la prima università a Bologna nel XIV secolo.
Per non parlare della chiusura di più di 20 emittenti televisive e l’arresto di una grande quantità di giornalisti. Si dice che in Italia non ci sia molta libertà di stampa, ma se dovessero andare in galera tutti i giornalisti che sputtanano il governo, alla fine a piede libero saremmo davvero in pochi.
Di tutto questo, l’aspetto che ci fa pensare che il contro-colpo di stato di Erdogan sia stato pianificato da tempo, altrimenti non sarebbe riuscito a stendere tante liste di persone «pericolose» per la democrazia turca.
Adesso il sultano ha fatto proclamare dal Parlamento lo stato di emergenza per tre mesi (i parlamentari che non l’avessero approvato sarebbero stati arrestati anche loro?), paragonandosi in questo alla Francia.
Erdogan si sente come Hollande perché lo ha dichiarato in una intervista rilasciata ad Al Jazeera, annunciando che il governo turco ha deciso - «come la Francia» - di non applicare, in via temporanea, la Convenzione Europea per i diritti umani.
Il trattato internazionale sui diritti umani è sottoscritto dai 47 paesi che formano il Consiglio d’Europa. L’articolo 15 della Carta prevede in effetti la possibilità di sospensione «per motivi di pubblica sicurezza o di minaccia alla nazione».
In effetti lo ha sospeso anche la Francia, ma francamente il paragone ci sembra irriverente.
A monte di tutto c’è il rapporto della Turchia con la Nato, l’Europa e gli Stati Uniti. Lasciando perdere l’appartenenza alla Nato, che ci sembra intoccabile anche per un paese come la Turchia, l’Europa si trova nell’imbarazzo di dover affrontare a breve alcuni problemi.
Ad esempio, andrà avanti l’accordo per cui la Turchia dovrebbe trattenere i profughi mediorientali in transito per l’Europa?
La nostra impressione è che adesso ci saranno anche cittadini turchi che cercheranno di scappare nell’antico continente.