Storie di donne, letteratura di genere/ 473 – Di Luciana Grillo
Isa Grassano, «Come un fiore sul quaderno» – Il fiore lo ritroviamo in copertina, ma i petali sono proprio le pagine di un vecchio quaderno
Titolo: Come un fiore sul quaderno
Autrice: Isa Grassano
Editore: Giraldi Editore, 2022
Genere: Narrativa italiana contemporanea
Pagine: 220, Brossura
Prezzo di copertina: € 15,90
Isa Grassano, mia conterranea lucana, che inserisce fra le righe i suoi luoghi dell’anima, scrive con penna leggera, condisce le pagine con un sorriso, aggiunge anche un pizzico di ironia e racconta storie vere o verosimili: con una sincerità a volte esasperata mette nero su bianco le incomprensioni fra genitori e figli e fra mariti e mogli, certi comportamenti ruvidi dei fratelli, le incoerenze di chi divide il mondo fra maschi e femmine e decide ad esempio che «il maschio» debba sempre avere un costume nuovo a Carnevale, mentre «la femmina» deve ereditare quello dell’anno precedente… «Ai primi era sempre concesso tutto, alle seconde poco o niente. E non capivo il perché».
Come un fiore sul quaderno è un romanzo breve, delicato, che ha come protagonista una giovane donna – Speranza – proprietaria di un bel ristorante, affiancata dal nipotino Filippo, affettuoso e tenero.
Da bambina, Speranza amava leggere e scrivere, studiare e sognare. Viveva in un piccolo paese del sud, aveva gli occhi cangianti e un complesso di inadeguatezza, perché i suoi comportamenti erano sempre messi a confronto con quelli di Rosa, la sorella misteriosa che viveva in Svizzera e che non tornava in paese, neanche quando sembrava che lo avesse promesso.
«Mio padre scovava sempre in me qualcosa di sbagliato. E certe volte mi convincevo d’esserlo, sbagliata.»
Fra le letture infantili, Speranza cita Piccole donne, vorrebbe essere Amy che gira l’Europa con la vecchia zia March, mentre suo padre le ricorda «che le donne se non si impegnano, come invece faceva Rosa, finiscono per non lavorare, trovare solo un uomo con il quale sposarsi, stare a casa a cucinare e pulire».
La bimba non vuole fare la vita di sua madre, nei suoi occhi non vedeva lampi di felicità… Speranza aspettava fiduciosamente Rosa, a cui scriveva lettere affettuose, certa che, con il suo arrivo in paese, si sarebbe sentita finalmente felice, «perché una sorella è un regalo. Non certo avere un fratello. Sono due mondi diversi, maschi e femmine. Un fratello non gioca con te, con le bambole… Una sorella fa tutto questo. E in più, specie se è più grande, … ti capisce al volo, prende le tue difese, ti legge una favola».
L’attesa di Speranza è delusa, le lettere di Rosa non la consolano… poi scopre il mistero… «e di colpo divenni grande. Con la vita che ti sbatte in faccia la realtà. Capii che gli adulti sono in grado di dire menzogne… Che in qualche modo devi sempre imparare a difenderti da tutti. Anche da chi dice di volerti bene».
La Speranza che racconta è una donna adulta, disincantata, che fa un bilancio della sua vita: ha cinquant’anni, è generosa, è disposta a vedere sempre un lato positivo nelle cose, conserva i ricordi della sua infanzia, ama i luoghi, coltiva le sue radici, della sorella parla con tenerezza, «era come un fiore sul quaderno…».
E il fiore lo ritroviamo in copertina, i petali sono proprio pagine di un vecchio quaderno.
Molto bella la postfazione di Anna Di Cagno, che mette in evidenza l’abilità dell’autrice che è capace di «rispettare un patto di fiducia con il mondo che, dopo averci messo alla prova, saprà ricompensarci, se davvero ci crediamo».
Preciso che sono stata obiettiva nella recensione, ma devo confessare che trovare fra i luoghi del cuore di Isa anche i miei, mi ha emozionato, come il ricordo di un importante personaggio politico lucano che Isa ha visto da bambina e che io ho considerato – ma ero una bambina anch’io – il mio primo amore.
Luciana Grillo - [email protected]
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