La lezione di Parigi: come uccidere e vivere felici

La Cassazione ha dato il definitivo NO all’estradizione dei sette terroristi condannati in Italia per i fatti di sangue degli Anni di piombo

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La Corte di Cassazione francese ha negato definitivamente l’estradizione dei terroristi che si sono macchianti di sangue in Italia negli Anni di Piombo.
Le ragioni che hanno fosnito si fondano su due concetti.
Il primo è che non erano presenti al processo che li condannò in Italia. Erano contumaci.
Il secondo è che dopo 30-40 anni, dicono i giudici, il cambio di vita per i condannati sarebbe sproporzionato alle loro colpe.
Il primo è un concetto discutibile: i contumaci hanno più chance?
Il secondo non regge. Basti pensare a quanto cambiò la vita delle loro vittime...
 
La Magistratura è un organismo indipendente in tutta Europa e questo è uno degli elementi fondanti di qualsiasi democrazia. Quindi prendiamo atto di aver perso, punto e basta.
Però è altrettanto fondante il principio della libertà di stampa. E di pensiero. E noi lo esprimiamo: un piccolo passo avanti per la Magistratura, un enorme passo indietro per la Giustizia.
L’aspetto che viene fuori come un carico in un mazzo di briscola è che, alla fin dei conti, si può uccidere: basta farla franca per un certo numero di anni.
Anzi, perché non andiamo a liberare Cesare Battisti, che commise l'errore di lasciare la Francia? E che si lamenta che non gli passano il vino...?
Ora aspettiamo la diffida dei loro avvocati che ci intimano di cancellare le loro foto e i nomi perché hanno diritto all'oblio.

Comunque, tra i dieci ci sono i nomi di Giorgio Pietrostefani, fondatore di Lotta Continua, oggi 79enne, è stato condannato a 22 anni come uno dei mandanti dell’omicidio del commissario Luigi Calabresi.
Marina Petrella, 69 anni, ex Br, è stata condannata all’ergastolo, deve rispondere dell’omicidio del generale dei carabinieri Enrico Galvaligi, e anche di due sequestri di persona.
Poi c’è Enzo Calvitti, 68 anni, che deve scontare 18 anni, 7 mesi e 25 giorni di reclusione, oltre alla misura di sicurezza della libertà vigilata per 4 anni di carcere per associazione terroristica e banda armata.
Roberta Cappelli, 68 anni, ex Br, condannata all’ergastolo in isolamento per essere stata ritenuta colpevole di tre omicidi: quello del generale dell’Arma Galvaligi, dell’agente di polizia Michele Granato e del vice-questore Sebastiano Vinci, tutti avvenuti tra 1979 e 1981.
Narciso Manenti, 66 anni, anch’egli condannato all’ergastolo, membro dei «Nuclei armati per il contropotere territoriale», responsabile dell’omicidio dell’appuntato Giuseppe Guerrieri.