La zootecnia tra criticità e opportunità: supporto agli allevatori
Una riflessione sulla situazione del comparto alla FEM nell’ambito del convegno organizzato con FPA e Concast Trentingrana. Presenti più di 150 allevatori
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Sono molteplici le funzioni svolte dalla zootecnia di montagna attraverso le attività condotte ogni giorno dagli allevatori: produzioni casearie di pregio, tutela e valorizzazione dell’ambiente, della biodiversità, del paesaggio, del turismo e delle loro peculiarità storiche e culturali.
Nella sua attività quotidiana l’allevatore deve però fare sempre più i conti con costi di produzione elevati, soprattutto legati al trasporto del latte e all’acquisto dei mangimi, vincoli normativi molto restrittivi, problemi di ricambio generazionale.
In Trentino, però, c’è una classe di giovani allevatori che si sta facendo strada ed è pronta ad affrontare le sfide di questo settore.
Con l’aiuto anche delle istituzioni locali, tra cui la Provincia autonoma di Trento e la FEM, che si impegna ad intensificare il supporto al settore con le attività di formazione, trasferimento tecnologico e ricerca.
È il messaggio scaturito dal convegno dedicato alla zootecnia di montagna organizzato a San Michele da Fondazione Edmund Mach in stretta collaborazione con la Federazione provinciale allevatori di Trento e Concast Trentingrana, alla presenza di oltre 150 allevatori; un evento che si inserisce nell’ambito delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’istituzione dell’Istituto Agrario nel 1874.
L’evento, patrocinato da Provincia Autonoma di Trento ed Euregio, ha visto partecipare l'onorevole europeo Herbert Dorfmann e l'assessore provinciale all’agricoltura, promozione dei prodotti trentini, ambiente, difesa idrogeologica ed enti locali, Giulia Zanotelli.
Con la moderazione di Giorgio Setti, giornalista delle Edagricole, sono intervenuti i presidenti Mirco Maria Franco Cattani di FEM, Giacomo Broch di Fpa, Stefano Albasini di Concast Trentingrana, il consigliere di amministrazione di FEM, Claudio Valorz, il dirigente del Centro Trasferimento Tecnologico Maurizio Bottura, il prof Giulio Cozzi dell'Università di Padova, la prof. Marta Villa dell'Università di Trento. È seguita da una tavola rotonda con i rappresentanti del comparto zootecnico per discutere delle criticità e delle opportunità di crescita del settore zootecnico.
«La zootecnia ha in questa terra tradizione e caratteristiche oggi profondamente attuali e utili per enfatizzarne i tratti salienti, contribuendo nel contempo al suo sviluppo armonico ed alla preservazione dell'ambiente - ha sottolineato in apertura il Presidente FEM Mirco Maria Franco Cattani. È quindi importante per la Fondazione, coinvolgere direttamente gli operatori del comparto al fine di accoglierne i temi più condivisi, le richieste più importanti, al fine di intervenire, nell'ambito delle proprie competenze, a loro supporto, contribuendo a innovare e offrire prospettive di sviluppo e miglioramento a questo importante settore dalle ampie potenzialità».
Il convegno ha portato aggiornamenti e spunti di riflessione sulla sostenibilità dei sistemi zootecnici montani presentando il ruolo che la Fondazione Mach ricopre da molti anni a supporto degli allevatori trentini.
«Oggi è un momento importante di confronto per il comparto zootecnico - ha evidenziato l’assessore Giulia Zanotelli-. La Provincia autonoma di Trento, come già fatto in passato, lavorerà insieme agli allevatori per strutturare una strategia di prospettiva, partendo da un documento che proprio la stessa PAT aveva commissionato nella scorsa legislatura e che andava ad individuare insieme alla Fondazione Mach i punti centrali su cui lavorare. Un documento che è già stato sottoposto all'attenzione dei rappresentanti del comparto e che dobbiamo riprendere in mano per valutare insieme come meglio procedere per valorizzare la zootecnia di montagna e per tutelare le nostre aziende».
Herbert Dorfmann, Deputato Parlamento europeo, ha evidenziato come la Politica Agricola Comune rimanga l’elemento più importante a disposizione dell’Unione europea per sostenere la zootecnia di montagna, parlando di sostenibilità economica, sociale e ambientale e di ricambio generazionale.
«Per dare un futuro a questo settore bisogna far sì che vi sia una chiara differenza di sostegno tra la pianura e le zone più avvantaggiate rispetto alle zone più svantaggiate come la montagna».
Giulio Cozzi dell’Università di Padova ha parlato del ruolo di «sentinella ambientale» dell’allevatore/pastore di montagna in grado di controllare e contenere la manifestazione di fenomeni di dissesto ambientale e di degrado del paesaggio.
«Quando la stalla o la malga chiudono in quanto scarsamente remunerative o a causa dei difficili standard di vita imposti dall’attività zootecnica, la montagna “muore”: una zootecnia vitale in montagna oggi, deve risultare sostenibile fondandosi su positive evidenze economiche, etiche e ambientali».
Maurizio Bottura ha evidenziato il ruolo della FEM supporto del comparto, dalla formazione delle nuove generazioni all’impegno della ricerca con gli studi sull’Innovazione relativi alla tipicità dei prodotti caseari, lo studio genetico delle razze locali e sulla qualità del latte mediante piani di miglioramento del problema mastite per arrivare al supporto diretto alle aziende, con le competenze orientate alla valorizzazione delle produzioni foraggere e al riutilizzo delle deiezioni zootecniche, stimolo ad un maggior sviluppo in termini di economia circolare.
Il ruolo paesaggistico, territoriale e culturale del settore zootecnico in ambito montano è stato evidenziato dell'antropologia Marta Villa, dell’Università degli Studi di Trento, che ha presentato alcuni dei dati desunti da una ricerca qualitativa ed etnografica decennale conclusa lo scorso anno sul territorio trentino e in particolare la relazione tra pascolo, alpeggio e razze autoctone, e i prodotti lattiero-caseari lavorati.
Infine, la tavola rotonda con l’assessore Giulia Zanotelli, Claudio Valorz, Consigliere di amministrazione FEM, i presidenti Fpa e Concast Giacomo Broch, e Stefano Albasini.
«In Trentino ci sono 18.000 vacche da latte e 638 aziende professionali - ha spiegato Giacomo Broch. Sono numeri importanti di un comparto che deve guardare al futuro con fiducia. Possiamo contare su tanti giovani appassionati e pronti a dare il proprio contributo e noi vogliamo credere e soprattutto investire nelle future generazioni. Il settore zootecnico è fondamentale per il mantenimento della vita in montagna, pertanto il lavoro dell'allevatore va valorizzato e supportato».
«Buona parte dei giovani che poi intraprendono l'attività di allevatori si formano a S.Michele e per questo la Fondazione Mach ha una grande responsabilità - ha aggiunto Claudio Valorz-. È pertanto fondamentale che i programmi di studio siano tarati su un modello di zootecnia alpina, che eventuali stages o esperienze scuola-lavoro siano fatti prevalentemente in aziende di montagna e che ai ragazzi vengano illustrati bene il valore ed il peso economico del sistema cooperativo, il modello economico che da noi si è dimostrato vincente per superare gli svantaggi derivanti dal lavorare in montagna. In Trentino abbiamo bisogno di bravi allevatori, fedeli alle loro cooperative, disponibili e professionalmente preparati per amministrarle».
Stefano Albasini ha evidenziato che tutti gli attori della filiera zootecnica di montagna sono favorevoli alla sostenibilità ambientale e non potrebbe essere altrimenti, visto il grande legame che esiste tra allevamenti e territorio.
«La cura di quest’ultimo è da sempre affidata agli allevatori, i giardinieri delle Alpi, che lo custodiscono e vivono in simbiosi con esso. La sostenibilità deve però essere anche economica, per evitare l’abbandono dei territori più difficili e meno favorevoli».