Il Nuovo Ospedale Trentino si farà: Santa Chiara addio
Il Consiglio provinciale boccia la proposta di revocare l’aggiudicazione della gara

Il Consiglio provinciale, riunito oggi pomeriggio in seduta straordinaria, ha respinto la proposta di mozione intitolata «La Pat deve revocare l’appalto per la costruzione del N.O.T. (Nuovo ospedale del Trentino), per salvaguardare la gestione della sanità e l’utilizzo delle risorse pubbliche».
L’iniziativa portava le firme di consiglieri d’opposizione: Giuseppe Filippin (Gruppo misto), Claudio Eccher e Marco Sembenotti (Civica), Franca Penasa (Gruppo misto), Claudio Civettini, Luca Paternoster e Alessandro Savoi (Lega Nord Trentino), Mauro Delladio, Giorgio Leonardi, Rodolfo Borga e Pino Morandini (Pdl).
L’avvio dei lavori è stato posticipato di mezz’ora, utilizzata dai consiglieri di maggioranza per un chiarimento interno.
Il voto finale: 9 sì, 21 no e 2 astenuti (Giovanazzi e Viola).
La proposta
L’ha illustrata il primo firmatario, il consigliere del Gruppo misto e architetto Giuseppe Filippin.
Tema unico: l’appalto per il nuovo ospedale del Trentino, da realizzare sull’area delle ex caserme Bresciani a Trento.
Il contratto sarà modellato sul project financing sia per la progettazione, sia per la costruzione, sia infine per la gestione dei servizi non sanitari: tutto si baserà quindi sul partenariato tra ente pubblico e soggetto privato vincitore della gara.
Filippin ha argomentato che questo metodo vincolerà la Pat per decenni a un interlocutore scelto per forza di cose tra i soli 4/5 esistenti sul mercato.
«Si poteva procedere invece – ha detto – per stralci funzionali, spacchettando quindi l’appalto e scegliendo il meglio per ogni aspetto della nuova realtà, mentre si è preferito un appalto-monstre, che in 30 anni comporterà una spesa pubblica di 1.800 milioni di euro.»
«Se fossimo andati alla Cassa depositi e prestiti, avremmo reperito le risorse finanziarie necessarie, spendendo meno e senza legarci mani e piedi a un partner privato. Con il project financing, insomma, pagheremo a carissimo prezzo per una qualità non necessariamente eccelsa.
«Un esempio: da contratto, la sostituzione degli apparecchi medicali avverrà solo ogni 13 anni.»
Filippin ha anche segnalato che tra i dirigenti della Pat estensori del disciplinare, vi sarebbe secondo fonti di stampa un ex dipendente dell’impresa aggiudicataria.
Gli attacchi dell’opposizione
Durissimo e articolato il giudizio di Mauro Delladio (Pdl), per cui l’appalto del Not rappresenta «l’apice dell’arroganza» di pochi soggetti tra loro connessi, che riuscirebbero ad attingere a piene mani alle casse della nostra Provincia Autonoma.
Il consigliere ha chiesto al Presidente Pacher di interrogarsi sui nessi tra la cordata che ha vinto la gara d’appalto e altri grossi appalti aggiudicati in Veneto.
Dalle vicine regioni secondo Delladio sarebbe in arrivo un vero tsunami. Il consigliere ha poi analizzato la cordata vincitrice per il Not, che vede Impregilo spa affiancata da Codelfa spa, Pvb Group spa, Premetal spa e altre, non esclusa Isa spa.
Delladio ha citato inoltre la Finest spa, partecipata dalla Pat, i cui progetti hanno interessato tra l’altro la trentina Project Financing Consulting spa.
Altro riferimento alla Mantovani spa, che realizza la parte edile del nuovo centro di protonterapia nella stessa area delle ex caserme Bresciani. Società su cui è stata attivata dal Consiglio regionale del Veneto una Commissione straordinaria di indagine.
Delladio invita quindi la Giunta Pacher ad acquisire le risultanze di quella Commissione.
Il giudizio complessivo è il seguente: «Si ha l’impressione che gli appalti della finanza di progetto in Trentino siano gestiti da una posizione blindata».
L’ex primario di chirurgia del S.Chiara, il Vicepresidente del Consiglio provinciale Claudio Eccher (Civica), ha ripetuto una volta di più la contrarietà all’ubicazione del nuovo ospedale (che pure è necessario) in zona urbana.
Ha quindi rinnovato l’appello a ripensarci, chiedendo anche come siano stati spesi fin qui 100 milioni di euro per manutenere il Santa Chiara, se oggi risulta ancora una struttura non a norma e che va quindi dismessa.
Franca Penasa (Gruppo misto) ha sottolineato che le modalità d’appalto per il Not sono tali da penalizzare fortemente il tessuto imprenditoriale trentino (che lavorerà solo in subappalto) e da favorire la speculazione su larga scala. La consigliera ha accusato il governo provinciale di effettuare giorno per giorno un «killeraggio dell’economia di questo territorio».
Il chiarimento sulle posizioni nel gruppo Pd
È necessario costruire un nuovo ospedale? Mattia Civico (Pd) ha risposto «assolutamente sì», annunciando di votare contro la proposta di mozione.
È giusto realizzare l’ospedale mediante finanza di progetto? «Ancora sì, pur se devo dire che in Quarta Commissione avevamo chiesto più occasioni per ragionare lungo l’iter decisionale, occasioni che non ci sono state date.»
Intervenendo subito dopo, Claudio Civettini (Lega) ha puntato il mirino proprio sul dibattito interno al centrosinistra, citando l’intervista giornalistica in cui il collega Civico menzionava presunte distorsioni di potere dell’era Dellai, alludendo anche alla questione Not.
«Qui però in aula – ha detto l’esponente leghista – le critiche guarda caso svaniscono.»
Così sollecitato, Mattia Civico ha ripreso la parola, chiarendo che le proprie parole al giornalista non sono state in alcun modo di critica alle scelte del governo provinciale in tema Not, bensì critiche in linea generale alle situazioni di mancata collegialità e dibattito Consiglio-Giunta, che non dovranno ripetersi in futuro per il bene della tenuta della coalizione di centrosinistra.
Il sì al Not dei consiglieri di maggioranza
Michele Dallapiccola (Patt) s’è detto sicuro che il bando per il Not, pur nel quadro di una gara a carattere europeo, garantirà il massimo delle ricadute positive sull’economia e sulle imprese trentine.
E l’ex assessore provinciale alla sanità, Mario Magnani (Gruppo misto) ha rievocato il lunghissimo percorso che ha condotto alla scelta ragionata di costruire il Not e di farlo a Trento sud.
L’intervento dell’assessore provinciale alla sanità
Rispondendo in particolare a Filippin, Ugo Rossi ha detto di assumersi le responsabilità per una scelta – quella sul Not – che è squisitamente politica e non dettata dalla tecnica.
«Il S.Chiara non è più adeguato e ha fatto il suo tempo, – ha detto Rossi. – Aremmo dovuto ristrutturarlo da cima a fondo e sarebbero serviti 10 anni di lavoro, con enormi disagi per gli utenti. Lo studio di fattibilità dell’opera ha previsto l’esternalizzazione solo per servizi non sanitari che già oggi vengono affidati a ditte esterne.
«Ci sarà addirittura una riduzione dei servizi esternalizzati, la ristorazione ad esempio tornerà “in house”. Il coinvolgimento di imprese trentine ci sarà e il bando di gara lo favorisce.»
Perché non si è proceduto per stralci funzionali? «Per evitare di avviare un cantiere infinito – ha spiegato l’assessore – come troppe volte accaduto in Italia per opere come questa. Vogliamo tempi e costi certi e ragionevoli.»
Un dato: il costo annuale per canoni nel bando di gara ammontava a 59,9 milioni, mentre l’offerta dell’aggiudicatario – ha spiegato Rossi – è conveniente perché pari a 55,1 milioni.
«Abbiamo istruito l’appalto senza ricorrere a costose consulenze esterne, abbiamo realizzato la gara in tempi record, abbiamo posto le basi per avere davvero il nuovo ospedale nel 2017. Per tutti questi motivi, la proposta di mozione è da rigettare.»
Il confronto Rossi-Filippin sui rischi di ricorso
Per il consigliere Giuseppe Filippin c’è da attendersi l’arrivo di impugnazioni giudiziarie contro l’aggiudicazione della gara per il nuovo ospedale.
Il motivo: la cordata vincitrice avrebbe ottenuto il rialzo della base d’asta su uno degli aspetti del contratto (ossia sul «canone di disponibilità»), ma le concorrenti non sarebbero state notiziate per tempo di questa opportunità e si sarebbero così viste impossibilitate a presentare un’offerta tecnica di pari livello.
L’assessore Ugo Rossi ha precisato che la revoca dell’appalto proposta dalla mozione costerebbe 30 milioni di euro a causa dei contenziosi che sorgerebbero. Si perderebbero almeno due anni, si dovrebbe nel frattempo spendere ulteriori risorse per far funzionare il S.Chiara. Una prospettiva pessima.
Le dichiarazioni di voto finali
Marco Sembenotti (Civica): il sistema del project financing è un mezzo disastro, c’è uno studio della Bocconi che lo argomenta benissimo.
Alessandro Savoi (Lega): i ricorsi sono alle porte, i tempi si allungheranno, la Pat sprecherà un sacco di soldi.
Caterina Dominici (Patt): è dimostrato e dimostrabile che i passi fin qui condotti per andare a realizzare il Not sono stati compiuti secondo assoluta legalità.
Franca Penasa (Gruppo misto): ospedale sì, a queste modalità no. No a un esperimento che va nella direzione di dare la sanità pubblica in mano ai privati.
Claudio Civettini (Lega): scelta scellerata quella per l’appalto Not. Non parteciperò al voto.
Giorgio Lunelli (Upt): convintamente no alla mozione. Il Not è una coraggiosa scelta di lungo periodo, fiducia piena nella Giunta.
Mario Casna (Gruppo misto): l’ospedale va fatto, non perdiamo tempo.
Luca Zeni (Pd): il project financing è un’opzione con pregi e difetti, ma che con attenzione si può percorrere.
Luigi Chiocchetti (Ual): non facciamo del masochismo. E se ci sono sospetti sulla legittimità della procedura, si vada dalla magistratura.
Bruno Firmani (Idv): trovo giusto fare il Not e corretto allocarlo vicino alla città.
Giuseppe Filippin (Gruppo misto): spenderemo alla fine 300 milioni di euro più di quanto si poteva. Andatevi a vedere le modifiche al disciplinare decise in corso d’opera. La revoca è prevista dal contratto e non implicherebbe di rinunciare al nuovo ospedale.
Nerio Giovanazzi (Amministrare il Trentino): mi asterrò, perché revocare un appalto così complesso creerebbe serissimi problemi.