Oltre 150 persone a Passo Buole nei cent’anni dalla battaglia
Il vescovo emerito Bressan: «Costruiamo un’europa piu’ solidale» – Massimiliano Baroni: «Che senso ha, cent'anni dopo, parlare di patrie, di vincitori e di sconfitti?»
Passo Buole (1.460 m) è un valico alpino delle Prealpi venete, fra il Gruppo della Carega e il Coni Zugna, in provincia di Trento. Situato sulla cresta montuosa che separa la Vallarsa dalla bassa Val Lagarina, non è interamente transitabile dagli autoveicoli, per cui la sua importanza come via di collegamento è limitata all'escursionismo. Il passo Buole è passato alla storia come le «Termopili d'Italia», per gli aspri combattimenti che vi ebbero luogo nel maggio-giugno del 1916 nel corso della Strafexpedition. L'attacco principale ebbe inizio il 30 maggio 1916 dopo che l'esercito austro-ungarico si era assestato nelle vicinanze nei giorni precedenti. Il 3º reggimento della Divisione Landesschutzen fu fermato per ben tre volte dai fanti della Brigata Sicilia e poi della Brigata Taro, per poi essere ancora fermati l'indomani dall'accorrente Brigata Padova, giunta in rinforzo. Le vicende di Passo Buole furono della massima importanza strategica in quanto un eventuale sfondamento austriaco avrebbe aperto la via ai soldati asburgici verso la vallata dell'Adige. Ancora oggi nella zona circostante sono visibili i resti delle trincee sul campo di battaglia. |
La pioggia non ha fermato le oltre 150 persone che oggi sono salite fino a passo Buole, sopra Ala, da Prabubolo e dallo Zugna.
Un evento organizzato da diverse associazioni del Comitato Centenario alense, tra cui l’associazione Memores, in occasione dei cent’anni da una delle più cruente battaglie della Strafexpedition.
Lasciò a terra, sul passo, oltre un migliaio di soldati tra morti, feriti, dispersi.
Nell’omelia del vescovo emerito Luigi Bressan, che ha celebrato la messa, un appello alla solidarietà «per un’Europa che sia famiglia di popoli uniti».
Massimiliano Baroni (Ass. Memores): «Insensato, cento anni dopo, parlare di patrie, di vincitori e di sconfitti».
Comitato Centenario e Associazione Memores, Alpini e Banda sociale di Ala, associazioni di Serravalle, Sat e Soccorso alpino, Gruppo storico trentino e friulano con costumi dei soldati italiani e austriaci, Associazione Pasubio cent’anni, scout alensi e moriani e molti cittadini hanno preso parte alla passeggiata sui luoghi della memoria della battaglia di passo Buole.
Partiti alle 7.30, sono arrivati al passo in tarda mattinata e si sono accalcati sotto il tendone per ripararsi dalla pioggia durante la messa.
Nell’omelia il vescovo emerito Luigi Bressan ha parlato dell’importanza della pace, con un doppio intervento, in italiano e in tedesco.
«A cent’anni da quando qui si è combattuto, teniamo vivo nel cuore il ricordo di tutti quei caduti che desideravano soltanto tornare alle loro famiglie, in pace.»
Riferimenti alla pace che Bressan ha ripreso durante l’intera cerimonia ricordando che «negli ultimi 70 anni l’Europa ha fatto dei progressi, ma ha anche dovuto e deve affrontare delle difficoltà» e facendo un vero e proprio appello alla solidarietà.
«Oggi serve più che mai carità organizzata. Pensiamo al cibo: il 30% va sprecato, eppure sulla Terra ce ne sarebbe a sufficienza per tutti. Pensiamo alle guerre, una delle maggiori cause di povertà.
«Cerchiamo di essere solidali e di costruire la pace: ce lo chiedono i nostri figli e tutti coloro che sono caduti su questi monti. Dobbiamo costruire un’Europa che sia famiglia di popoli in unità, per rispetto delle generazioni future e di chi si addormentò su queste montagne con un grido di pace tra le labbra.»
Il sindaco di Ala, Claudio Soini, ha posto l’accento sul valore del volontariato.
«In tanti si sono dati da fare per organizzare questo evento che ribadisce il valore della pace in una città, Ala, da dove partirono nel ’18 le trattative per l’armistizio. Temi che ritorneranno da qui ai prossimi due anni.»
Il primo cittadino di Vallarsa, Massimo Plazzer, si è interrogato sul fare memoria.
«Non metteremo bandierine né faremo processi a vinti o vincitori, altrimenti avremmo potuto starcene a casa – ha detto – siamo qui per costruire la pace, oggi che i fili spinati si vedono in Europa e anche a pochi chilometri da qui.»
Per Memores ha parlato il presidente Massimiliano Baroni.
«Vogliamo parlare di pace per rendere giustizia a chi ha perso la vita per la schizofrenia guerresca d’inizio ’900 e per i venti nazionalisti, finendo scaraventato in trincea o nella guerra.
«Che senso ha, cento anni dopo, parlare di patrie, di vincitori e di sconfitti?
«Restate qui la notte, se vi capita: sentirete solo lamenti sotto le stelle. I lamenti di quei caduti d’Europa che gridano pace, contro i nazionalismi.
«La speranza è la bandiera con le stelle che abbiamo qui, quella europea, che troppo spesso purtroppo viene usata dai potenti come zerbino.
«L’Europa dei popoli sa cos’è la guerra, glielo ha insegnato l’intero ’900 e sul finir del secolo glielo hanno ricordato i Balcani, da dove tutto era partito; purtroppo però l’uomo ha la memoria corta e ancora oggi c’è da chiedersi se la pace sia in discussione.»
Le persone sono poi sfilate fino alla cappella che si trova sul passo, dove hanno deposto una corona ai caduti.
Alla cerimonia hanno preso parte oltre ai sindaci di Ala e Vallarsa il senatore Franco Panizza, l’arciduca Marco D’Asburgo, pronipote di Francesco Giuseppe, la vicesindaca Antonella Tomasi, l’assessore della comunità della Vallagarina Alberto Pinter, rappresentanti del Museo storico italiano della guerra di Rovereto.
C’era anche la figlia di Annibale Carletti, ex cappellano di guerra italiano che sul passo, in un momento critico, smise le vesti di sacerdote e guidò i soldati italiani a rimasti a combattere, fermando gli austriaci.
«Sono qui per ricordare, non dimenticare è essenziale e non è solo una questione di rispetto, – ha detto Caterina Carletti. – Senza memoria e si torna indietro; senza conoscenza del passato tutto finisce.»