Smartphone, dall’allarme alla prevenzione – Di Giuseppe Maiolo, psicoanalista
Il 90% dei minori tra gli 11 e 13 anni frequenta regolarmente i social network
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Negli ultimi tempi si è fatto un gran parlare della necessità di togliere l’uso del cellulare ai bambini al di sotto dei 14 anni. Non è nuovo questo argomento e a più riprese viene dato l’allarme sulla pericolosità dello smartphone.
Emergenza o meno il tema è di grande rilievo pur se complesso. Ora però si citano gli studi che avrebbero dimostrato come l’uso del telefonino possa essere gravemente nocivo sul cervello.
Non vi è dubbio che si tratti di un argomento a cui è doveroso dare attenzione, in quanto abbiamo compreso come il cellulare che tutti possediamo e utilizziamo con grande frequenza quotidiana non è più solamente uno strumento di comunicazione. Sappiamo bene di aver in mano un dispositivo potentissimo con cui è possibile fare cose diverse che in futuro aumenteranno.
Tuttavia va detto che, soprattutto per i bambini, la differenza la fa l’abuso dell’utilizzo. Contano le ore che passano i piccoli col telefonino in mano spesso in uso esclusivo già a 7-8 anni e dato in dono dai genitori. Più che lo strumento stesso e i socialnetwork, ritenuti responsabili di molti comportamenti a rischio, forse vale la pena non dimenticare quanto gli adulti siano carenti di attenzione e controllo.
Secondo una ricerca dell’Università di Cassino (2022) il 90% dei minori tra gli 11 e 13 anni, frequenta regolarmente i social network ai quali si sono iscritti di nascosto o con l’approvazione degli adulti, benché il Codice della Privacy italiana dica che l’età minima è di 14 anni.
Ciò detto è necessario ricordare che servono ricerche longitudinali e grandi numeri sul rischio smartphone e studi attendibili sul piano metodologico per poter lanciare l’allarme segnalando che l’impatto negativo sul cervello ne richiede il divieto fino ai 14 anni.
Forse prima di tutto questo bisognerebbe cominciare da un'altra parte. Ovvero dal preparare i genitori all’educazione digitale necessaria per far crescere i propri figli adesso.
Nessun genitore ad esempio, farebbe andare un bambino a scuola, a piedi o in bicicletta, senza averlo prima accompagnato di persona e fornite le regole minime sulla circolazione stradale o le indicazioni sui pericoli cui fare attenzione.
Nulla di tutto questo invece sembra ancora accadere in famiglia sull'uso corretto del telefonino e su Internet, dove ancora i genitori non accompagnano i bambini nella conoscenza del dispositivo e della rete, non mettono regole e non controllano l'utilizzo che i figli fanno di giorno o di notte quando pensano che i loro pargoli siano tranquillamente addormentati nella loro cameretta, mentre invece chattano sotto le coperte e fanno i bulli in rete.
Penso sia giusto domandarsi perché non si sensibilizzano e si preparano prima di tutto gli adulti con funzioni educative a diventare competenti in materia digitale. È necessario e possibile sviluppare sistematiche azioni di prevenzione dei rischi che i minori corrono in rete a partire dal cyberbullismo attivando la formazione e l’aggiornamento degli insegnanti.
Ed è fondamentale che la scuola preveda in forma curricolare l’attività di prevenzione dei pericoli derivanti dalla tecnologia digitale.
Giuseppe Maiolo - Psicoanalista
Università di Trento