Autonomie di Trento e Bolzano, una storia da rileggere oggi / 18
Moro e Magnago: dalle stragi all’avvicinamento – Di Mauro Marcantoni
Ancora una volta sangue. Ancora una volta terrore. Il 1966 tornò a essere funestato da atti terroristici che frenarono, nuovamente e drasticamente, le trattative tra Austria e Italia.
In un clima di altissima tensione, il 27 agosto, a Innsbruck, si svolse un vertice senza precedenti con il Cancelliere federale Klaus, il Ministro degli Esteri Tončić-Sorinj, il capitano del Tirolo Wallnöfer, Magnago e una folta rappresentanza sudtirolese.
Due giorni più tardi, Magnago convocò il Direttivo allargato della Volkspartei per riesaminare, in tutta segretezza, un Pacchetto di misure, risultato sia dai lavori della Commissione dei 19 che dalle trattative internazionali.
Dopo quattro giorni di discussione, il primo settembre, venne diramato un comunicato ufficiale, in cui l’esecutivo raccomandava «al Congresso del partito l’accettazione dei risultati delle trattative», a condizione che il Governo italiano fornisse chiarimenti su alcuni punti.
Ma i terroristi fecero sentire di nuovo la loro netta opposizione. Il 9 settembre, prima ancora che il Governo italiano potesse dare una risposta alla Volkspartei, si verificò uno degli episodi più efferati dell’intera stagione del terrorismo altoatesino, passato alla storia come la «strage di Malga Sasso».
Tutto il mese di settembre, fu funestato da conflitti a fuoco, in un crescendo di tensione che portò alla tragica uccisione di Peter Wieland, un sudtirolese colpito a morte da un alpino per non essersi fermato all’alt intimatogli lungo una linea ferroviaria.
L’episodio fu duramente stigmatizzato dalla Volkspartei, che parlò polemicamente del «grilletto facile degli italiani», con riferimento ad altri incidenti simili avvenuti in passato.
Il 20 ottobre il Presidente Moro ricevette Magnago: un incontro estremamente importante, che segnò una svolta nei rapporti tra Volkspartei e Governo centrale.
Magnago ebbe l’opportunità di prospettare a Moro le ragioni per le quali i sudtirolesi si attendevano un’estensione delle misure autonomistiche in vari settori (scuola, collocamento al lavoro, controllo anagrafico, credito, ecc.), oltre che l’attribuzione alla Provincia delle competenze in materia economica.
Da quell’incontro, Magnago, per sua stessa ammissione, uscì con la convinzione che si potesse giungere a una conclusione positiva dell’annosa questione altoatesina.
Inoltre, poco prima di Natale, in un contesto che rimaneva di estrema tensione, ci fu un nuovo intervento pubblico del vescovo Gargitter, che denunciò con grande forza i rischi dell’estremismo intransigente e del nazionalismo e lanciò un accorato appello a proseguire nelle trattative cercando un’intesa tra le parti, anche a costo di sacrifici.
Il 20 gennaio del 1967, Magnago ebbe un nuovo proficuo incontro con Moro, durato, con suo grande stupore, più di tre ore.
Il giorno successivo sottopose all’esame del direttivo della Volkspartei i risultati del colloquio.
I contrasti interni che ne seguirono, con Dietl che si dimise dall’incarico di Vicepresidente, sorpresero lo stesso segretario, che era tuttavia convinto che si dovesse proseguire sulla strada del confronto con lo Stato.
Magnago era d’altra parte consapevole che le soluzioni ipotizzate dalla Volkspartei dovevano essere discusse e condivise con il Governo austriaco.
Verso la fine di febbraio, a Innsbruck, venne convocato un vertice di altissimo livello dove, oltre alla folta delegazione sudtirolese, erano presenti anche il Cancelliere federale Klaus, il Ministro degli Esteri Tončić-Sorinj e il Ministro dell’Interno Hetzenauer.
I dibattiti che vi si svolsero furono animati, ma non portarono a risultati concreti.
Per la Volkspartei ebbero comunque il valore di un confronto preliminare sulle decisioni che il partito, tra mille contrasti, si stava apprestando a prendere.
Il 23 marzo, infatti, dopo aver esaminato tutte le questioni più controverse, l’esecutivo della SVP approvò una risoluzione a maggioranza (in verità risicata, con 29 voti favorevoli, 24 contrari e 2 astenuti), che raccomandava al Congresso l’accettazione del Pacchetto, pur sottolineando che esso non conteneva «tutte le competenze necessarie per una effettiva autonomia».
Nella risoluzione venivano inoltre invitati i governi di Austria e Italia a riprendere le trattative.
Mauro Marcantoni
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