33 Trentine. Tutte buone e… una cattiva? – Di Luciana Grillo

Mara Cagol dimostra che uomini e donne sono uguali, hanno le medesime capacità e la stessa possibilità di scelta

Dopo un calendario scolastico, offerto alle scuole superiori, ricco di immagini e cenni biografici di donne trentine (di fatto o di adozione), la Commissione provinciale Pari Opportunità tra donna e uomo ha deciso di raccontare agli scolari più giovani la storia di 33 donne che sono nate, o hanno abitato, o sono semplicemente passate per il Trentino, con lo scopo di chiarire, una volta per tutte, che la piccola storia di ogni giorno e la grande Storia hanno visto anche la partecipazione delle donne, assai raramente citate nei testi scolastici.
 
La pubblicazione è frutto di una ricerca attenta e meditata, attuata dal Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell’Università degli Studi di Trento: la prof.a Barbara Poggio ha supervisionato il lavoro della dott.a Giorgia Decarli, mentre le illustrazioni sicuramente accattivanti sono dell’artista Michela Nanut.
Le protagoniste, vissute in tempi molto lontani e diversi dai nostri, o anche molto recenti, sono testimoni della condizione femminile: la prima è la nobile vercellese Margherita Boninsegna, arrivata fino a noi solo come compagna di Dolcino; in realtà ha vissuto la vita religiosa del “Movimento” esattamente come gli uomini, rivendicando per sé e per tutte le donne autonomia e diritto alla parola, manifestando con forza la sua indipendenza, tanto da essere arsa sul rogo prima di Dolcino, perché tutti capissero ciò che una donna non deve essere. Era il 1306.
 
Nello stesso periodo un’altra donna, Gesa Antraque, rimasta vedova, si assume il ruolo di capofamiglia e la responsabilità di occuparsi del patrimonio… Le vicende della sua vita sono complesse, una nuova maternità durante la vedovanza la obbliga a scelte difficili, eppure, nonostante tutto, continua a tenere salde nelle sue mani le redini dell’azienda dimostrandosi anche imprenditrice capace e coraggiosa.
Considerata una donna capricciosa e volubile, Margarete, ultima contessa del Tirolo, ha il coraggio, sempre nel XIV secolo, di ripudiare il marito e di sposare un altro uomo.
Chi la accusa di immoralità, sostiene anche che ha ucciso il proprio figlio.
Forse, era soltanto una donna che voleva vivere senza subire imposizioni.
 
Dal Rinascimento, arriva Fede Galizia, pittrice forse nata a Trento, attratta più dagli elementi naturali che non dai volti di uomini da eternare sulle tele, mentre tutta dedita al Signore è Bernardina Floriani, vissuta a Rovereto nel 1600, dove ha fondato una comunità religiosa. Le sue visioni mistiche e le stigmate che appaiono più volte sul suo corpo insospettiscono il Principe Vescovo di Trento che la sottopone a un processo, dal quale esce bene, tanto da prendere i voti e scegliere come nome Giovanna della Croce.
 
In questo excursus, non potevano mancare le streghe, finite sul rogo o decapitate, forse senza aver commesso crimini, ma capaci di andare controcorrente, né le intellettuali, né le benefattrici, fino alle donne che si interessano del sociale, che vogliono aiutare le giovani sia a cucinare, sia a occuparsi di pari opportunità fra donna e uomo, sia al rinnovamento della Chiesa.
Siamo ormai nel ’900, a dieci anni Amabile emigra in Brasile con la sua famiglia. Il padre fonda un piccolo comune, e lo chiama Vigolo, perché lui e i suoi si sentano almeno un po’ a casa.
È qui che Amabile si impegna nelle attività parrocchiali, favorendo l’inclusione di giovani donne indigene, o anche loro immigrate. Dal 2002 Amabile è la prima santa trentina.
 
Fra le 33 trentine, ci sono anche due sorelle, Luigina e Giulietta Piscel, alpiniste, che scalano la Marmolada benché le donne siano considerate «la rovina dell’alpinismo», ci sono Ernesta Bittanti Battisti, donna colta e fieramente antifascista, Gemma de Gresti, la nobildonna che si adopera per far tornare a casa i trentini prigionieri in Russia, Anna Menestrina che pensa alle giovani donne in difficoltà e fonda l’Opera per la Protezione della giovane, Bice Rizzi, accusata di spionaggio dai tedeschi, arrestata, processata e condannata a morte nel 1915, perché sostenitrice del ritorno del Trentino all’Italia…
 
E così via, di donna in donna, di madre costituente in scotinéra, di poeta in politica, di partigiana in pittrice, di focolarina in attrice arriviamo all’ultima trentina, una giovane donna nata cattolica e diventata brigatista, che ha pagato con la vita una scelta sbagliata.
È Mara Cagol, il cui viso di brava ragazza è noto a chi negli anni ’70 del secolo scorso leggeva i giornali e seguiva i telegiornali: coinvolta nel movimento del ’68, ha fondato il Collettivo Politico Metropolitano ed è stata parte attiva nella lotta armata.
La scelta della CPO ha creato un casus belli: perché inserire una figura negativa, che nulla ha da insegnare, in un libro per ragazzi?
 
I ragazzi studiano la storia, conoscono eroi positivi e figure negative, sempre maschi.
Escludere Mara da questa rassegna sarebbe stato un segnale inquietante, un voler dire che le donne, una volta «angeli del focolare», oggi possono essere sante o streghe, partigiane o alpiniste, ma non «cattive», non capaci di intraprendere scelte autonome (anche se sbagliate), troppo «femminucce» per imbracciare un fucile.
Mara dimostra che uomini e donne sono uguali, hanno le medesime capacità e la stessa possibilità di scelta.
Non inserirla fra le 33 trentine sarebbe stato un cancellare parte della nostra storia.
Nessuno cancellerebbe Hitler dalle pagine di un libro.

Ai ragazzi la storia va spiegata a 360°, senza filtri sessisti; solo così, crescendo, potranno essere donne e uomini consapevoli.