Intervista a Margherita Cogo, indagata senza corpo del reato
Un'indagine misteriosa, che parte da un presupposto privo di logica apparente, con un procedimento d'ufficio inverosimile e per fatti avvenuti in circostanze improbabili
- Hai un bel colore. Sei stata a
sciare?
- No, ho fatto una bellissima marcia non competitiva nelle sabbie
magrebine del Deserto del Sahara.
- Ehi, è pericoloso andare da quelle parti! Ci sono predoni privi
di scrupoli, nomadi che fanno paura alle stesse autorità locali,
tribù che vanno a caccia di turisti. I migliori sono i Tuareg, che
però non riconoscono né autorità né confini…
- A ben vedere, dunque, non è poi molto diverso da qui…
Come nostra abitudine, non scriviamo mai di argomenti delicati
senza aver sentito la persona interessata. Ci riferiamo all'accusa
di falso per la quale è stata iscritta nel registro degli indagati
Margherita Cogo, già presidente della Regione autonoma Trentino
Alto Adige, assessore provinciale alla Cultura e attualmente
assessore regionale agli Enti locali. Quindi abbiamo voluto
parlarne con lei prima di fare qualsiasi mossa.
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Assessore Cogo, cosa è successo?
- Cominciamo
dall'inizio. Deve sapere che i consiglieri provinciali versano
nelle casse del proprio partito una percentuale delle proprie
indennità.
Sì lo so, ma non so quanto.
- Quando ero consigliere
dei DS versavamo il 45 percento…
Quasi la metà?
- Esatto.
Sbalorditivo… Ma almeno ve lo scaricavate dalle
tasse?
- Solo in parte.
Quindi, quando vi aumentano le indennità ci si dovrebbe
scandalizzare anche con i partiti?
- Oggi si dà meno… Ma
allora lo dovevamo dare il 45% anche sull'indennità di fine
legislatura.
La liquidazione?
- Una specie.
Quant'era?
- La mia, nel 2004, era di 28 mila euro, il
cui 45% corrispondeva a 12.600 euro. Io versai subito 5.000 euro,
la differenza un anno dopo, il 2005. Per questa dilazione che mi
ero presa, il partito aveva aperto un'azione disciplinare nei miei
confronti, della quale però non ero stata informata. Però so anche
che l'azione venne chiusa quando versai il saldo.
Fin qui non c'è nulla, mi pare, salvo il fatto che sono fatti
privati.
- Sì, fatti privati, ma che qualcuno ha tirato
fuori già nell'ultima campagna elettorale.
Ma con cosa? Dove stanno gli atti pubblici?
- È saltato
fuori un fax che sarebbe partito dal mio ufficio, nel quale risulta
che la cifra di 28.000 euro era stata corretta con il bianchetto
coprente. Qualcuno aveva coperto il 2, per cui la cifra
"imponibile" ai fini della quota per il partito risultava solo di
8.000 euro. Come può capire, il 45% di 8.000 euro è di soli 3.600
euro… Beh, per farla in breve, qualcuno ha fatto una denuncia per
falso in atto pubblico per via di quella dichiarazione inviata via
fax.
È stata iscritta nel registro degli indagati?
- Sì, dal
momento stesso in cui mi è stato notificato il mandato di
perquisizione. Hanno cercato il corpo del reato nel mio ufficio e
in casa mia.
Cosa cercavano, il fax originale?
Sì. Da quel che ho
saputo, sarebbe partito da un fax del mio ufficio. D'altronde
chiunque aveva accesso a quel fax e, visto che non l'ho fatto io,
immagino che la persona che ha voluto danneggiarmi lo abbia anche
fatto sparire.
Non trovando il corpo del reato, potrebbe venire archiviato
tutto.
- Sì, ma per quello che una volta si diceva
«mancanza di prove»… Io voglio essere scagionata al 100
percento!
E potrebbe dimostrare che lei non aveva interesse a faxare un
documento falso?
- Certo, dalla cosa più semplice di questo
mondo: quando è stato inviato quel fax avevo già versato molto di
più del 45% degli 8.000 euro.
Ha idea di chi abbia fatto la denuncia?
- L'idea ce l'ho, ma immagino che si conoscerà l'autore solo quando
sarà chiusa l'indagine. Ma corre voce che potrebbe essere stata
un'iniziativa d'ufficio della Procura…
D'ufficio? E perché mai? La perseguibilità d'ufficio è prevista
solo per il falso in testamenti olografi…
- Beh, io non
sono un legale. Ho incaricato il mio avvocato a tutelare la mia
onorabilità prendendo tutte le iniziative necessarie.
Mi scusi, ma chi sarebbe il cui prodest?
- L'unica spiegazione che mi do è che qualcuno abbia deciso di
vendicarsi con me. Io ho espresso sempre la mia soggettività, ho
sempre usato la testa e il buonsenso e questo al partito [che
allora era rappresentato dai DS - NdR] non andava giù. Abbiamo
avuto più di un battibecco, ho ricevuto anche minacce, ma io mi
sono sempre sentita in debito con gli elettori prima che con il
partito.
Intende dimettersi?
- Da capogruppo l'ho già fatto,
dato che rappresentava un rapporto di fiducia con il mio partito.
Da assessore è diverso, perché la cosa riguarda me e la presidenza.
Ci penserò.
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Il Procuratore della Repubblica ha dichiarato di voler chiudere al
più presto la pratica. In quel momento chiariremo la logica
dell'azione penale, cioè se c'è stata una querela di parte o, per
quanto inverosimile, se è partita d'ufficio.