Mario Draghi si dimette, Mattarella lo rinvia alle Camere
Il dibattito medrcoledì 20 luglio – I Pentastellati esultano come l'orchestra sul Titanic – Mosca si strofina le mani ed esclama «Fuori due!»
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Come avevamo annunciato qualche giorno fa, ritenendolo inevitabile, il presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi si è dimesso.
Le cause sono presto dette. Il Movimento 5 Stelle aveva minacciato Draghi che se non avesse modificato il «decreto Aiuti», che stanziava 23 miliardi a sostegno di famiglie e imprese, non avrebbero votato la fiducia.
Conte voleva che venisse depennato il termovalorizzatore di Roma, oltre a due questioni di principio che riguardavano il Reddito di Cittadinanza e l’aiuto militare a Kiev.
Draghi aveva risposto che non intendeva accettare ricatti di sorta, precisando peraltro che senza l’appoggio dei Pentastellati in maggioranza si sarebbe dimesso anche se il Senato gli avesse confermato la fiducia.
E tutto è andato avanti come da copione. Il M5S ha criticato fortemente il decreto in quesitone e, al momento della sua votazione, i senatori sono usciti dall’aula.
Draghi ha ottenuto comunque la maggioranza, quindi il decreto è passato. Ma, come annunciato, subito dopo è andato da Mattarella a porgere le proprie dimissioni. Non intende procedere senza la maggioranza per la quale ha costruito il suo mandato.
Mattarella, alla fine di un incontro durato più di un’ora, ha respinto le dimissioni e ha invitato il presidente a discuterne con il Parlamento. È lì che può morire o sopravvivere la legislatura.
L’incontro è previsto per mercoledì 20 luglio, così Draghi ha tempo di andare in Algeria il 18 e 19 luglio a sottoscrivere - con tutte le credenziali della carica attuale - un altro accordo importantissimo per sostituire il gas russo.
La notizia delle dimissioni ha fatto tremare il mondo intero. Le borse sono crollate; tutte le borse, ma Milano ha perduto il 3,4%.
L’Europa ha annunciato una serie di restrizioni nei rapporti con l’Italia. Lo spread è salito.
Mosca si è strofinata le mani e il ministro russo Sergej Viktorovič Lavrov ha commentato «Fuori due!». Per intenderci, il primo era stato Johnson, mentre Macron ha serie difficoltà di convivenza con il parlamento dove ha perso la maggioranza. Scholz invece non c’è ancora; si farà, ma non adesso.
Quello che sconcerta a questo punto è la soddisfazione annunciata da Conte e i suoi per come sono andate le cose, ottenendo l’appoggio di Beppe Grillo.
Pare di vedere l'orchestra del Titanic che suona mentre la nave affonda.
Per l’Italia si tratterebbe di una brutta battuta d’arresto su tutti i fronti e questo da solo dovrebbe condannare la scelta scellerata dei pentastellati.
Enrico Letta ha annunciato che farà il possibile per ricucire la maggioranza iniziale. Non è detto che ce la faccia, ma ormai PD e M5S stanno prendendo strade diverse.
Matteo Renzi è stato duro nel condannare i ricatti dei Grillini.
Berlusconi, pur precisando che il Centrodestra è sempre pronto in caso di elezioni anticipate, ha condannato l’irresponsabilità dei 5 Stelle.
Per Giorgia Meloni, che non attendeva altro che procedere a nuove elezioni, la rottura sta a indicare che la maggioranza siffatta non poteva durare ancora.
G. de Mozzi