«Associazione Castelli del Trentino» – Di Daniela Larentis
Giovedì 27 ottobre l’archeologo Matteo Trivella nell’incontro intitolato «L’Orto di Gottfried» parlerà della ricostruzione di un orto del periodo carolingio – Intervista
L’archeologo Matteo Trivella nell’orto altomedievale a Poggibonsi.
Prosegue con un secondo interessante appuntamento il nuovo ciclo di incontri organizzato dall’Associazione Castelli del Trentino, curato dal presidente dell’Associazione, l’archeologo Andrea Sommavilla, responsabile del Servizio biblioteca e attività culturali del comune di Borgo Valsugana.
Protagonista della serata di giovedì 27 ottobre 2022, che avrà luogo a Mezzolombardo, Sala Spaur, Piazza Erbe, alle ore 20.30, sarà l’archeologo Matteo Trivella, il quale parlerà della ricostruzione sperimentale di un orto del periodo carolingio (IX-X sec. d.C.) nel villaggio medievale di Poggibonsi, vicino a Siena.
Presenterà l’Orto di Gottfried, il suo progetto di tesi, realizzato per la Laurea Magistrale in Archeologia conclusa lo scorso giugno con lode presso l’Università degli Studi di Siena.
Da oltre trent’anni l’Associazione è attiva nell’ambito culturale provinciale soprattutto attraverso pubblicazioni, convegni e cicli di conferenze su tematiche storiche e storico-artistiche che vengono seguiti con attenzione dal pubblico e dalla stampa.
Le iniziative proposte godono del patrocinio della PAT e della Regione, sono inoltre riconosciute valide ai fini dell’aggiornamento del personale docente da parte dell’Iprase.
Continua la collaborazione con l’Accademia roveretana degli Agiati e con la Società di Studi trentini di Scienze storiche.
Abbiamo avuto il piacere di porgergli alcune domande.
L’Orto di Gottfried-Settori.
Nell’incontro di giovedì 27 ottobre 2022, su quali aspetti verrà focalizzata maggiormente l’attenzione?
«Giovedì 27 ottobre 2022, presenterò l’Orto di Gottfried, il mio progetto di tesi, realizzato per la Laurea Magistrale in Archeologia conclusa lo scorso giugno con votazione 110 Lode presso l’Università degli Studi di Siena.
La conferenza prenderà le mosse con una breve introduzione del contesto, l’Archeodromo di Poggibonsi, per poi focalizzarsi sul protagonista della conferenza: l’orto.
Verrà illustrato passo per passo come si è evoluta la ricerca, che parte dalle fonti storiche/ archeologiche, transita per la sperimentazione archeologica e tutti i suoi interrogativi per essere infine divulgata attraverso i principi dell’Archeologia pubblica, che individua nell’accessibilità del linguaggio lo strumento chiave per una chiara spiegazione anche a un pubblico di non specialisti.»
Che cos’è l’Archeologia sperimentale e quale obiettivo si pone?
«L’Archeologia sperimentale è la disciplina che si occupa di ricostruire il dato dal punto di vista materiale ripercorrendo in primis la ricerca storico-archeologica dedicata, avvalendosi anche delle informazioni che possono essere ricavate da ampio scenario di scienze applicate.
«Il vasto panorama multidisciplinare permette quindi di interrogarsi sui metodi di ricostruzione, relativi al periodo storico di riferimento, e quindi applicare un metodo filologico per una riproposizione più veritiera possibile.
«Infine il risultato della ricostruzione porta con sé anche il confronto e le interrogazioni in itinere sui pro e contro del metodo e del materiale applicato, generando un’esperienza ricostruttiva scientifica valida.»
A grandi linee, come veniva realizzato un orto nel periodo preso in esame?
«L’orto del periodo altomedievale non dobbiamo immaginarcelo troppo diverso dal nostro orto domestico odierno.
«Le fonti lo identificano come un’area chiusa, nei pressi dell’abitazione, essenziale per la sussistenza del colono, in quanto veniva curata senza alcun tipo di tassazione dovuta al Dominus del villaggio.»
L’archeologo Matteo Trivella nell’orto altomedievale a Poggibonsi. Il video.
La ricostruzione dell’orto del periodo carolingio si inserisce in un progetto più ampio: potrebbe darci qualche informazione per inquadrare l’argomento?
«L’Archeodromo di Poggibonsi è la ricostruzione in scala reale del villaggio carolingio rinvenuto negli scavi archeologici della collina di Poggibonsi (SI).
«Il villaggio, conformato come una possibile azienda curtense di IX - X secolo, si sviluppa partendo dal centro, con una grande capanna padronale (Longhouse) di 17 x 8,5 metri, circondata da diverse strutture più piccole destinate ad attività artigianali e all'immagazzinamento di derrate alimentari e prodotti agricoli, nonché da edifici di servizio.
«Il progetto dell'Archeodromo di Poggibonsi, finanziato da Arcus Spa, è promosso dalla Fondazione Musei Senesi e dal Comune di Poggibonsi ed è stato realizzato con la direzione scientifica del professore Marco Valenti, ordinario di Archeologia Cristiana e Medievale attivo presso il Dipartimento di Scienze storiche e beni culturali dell'Università degli Studi di Siena con Arké Archeologia Sperimentale e Archeotipo srl.»
Come ha condotto lo studio delle fonti?
«Nel primo capitolo ho deciso di tracciare il percorso della conoscenza in campo botanico e agricolo nel tempo, partendo da quelle che sono le fonti più prossime all’alto-medioevo, il periodo storico preso in esame nell’elaborato.
«Essendo un lavoro sperimentale di ricostruzione, ambientato come già detto nel periodo dell’Alto Medioevo, ma realizzato ai tempi nostri, ho avuto modo di indagare anche il Basso Medioevo fino ad arrivare alla classificazione di Linneo del XVIII secolo.
«Un ampio excursus utile per comprendere come uno studente di archeologia possa affrontare il più filologicamente possibile la ricostruzione, cercando di analizzare e mettere in pratica la conoscenza nel lavorare la terra di un contadino del IX-X secolo.»
Quali sono state le maggiori difficoltà incontrate nell’affrontare la ricostruzione?
«La ricostruzione filologica-sperimentale è già di per sé molto complessa, nulla può essere lasciato al caso e tutto deve essere giustificato.
«Diciamo, però, che le maggiori difficoltà sono arrivate con l’emergenza nazionale COVID 19, dal blocco dei lavori, ai diversi atti di vandalismo subiti dal museo, alla mancanza d’acqua nelle vicinanze dell’area ortiva.»
Progetti futuri?
«Ulteriori prospettive di ricerca potrebbero indagare la ricostruzione del frutteto, di un’area recintata per coltivare in estensione i cereali.
«Qualora fosse possibile ampliare ulteriormente le prospettive, si potrebbe anche richiedere al comune di Poggibonsi di poter curare una porzione di bosco in collina per pulirlo e provare a coltivare il castagno.»
Daniela Larentis – [email protected]