Storie di donne, letteratura di genere/ 435 – Di Luciana Grillo

Annie Ernaux, «Guarda le luci, amore mio» – Al centro di questo breve testo ci sono i supermercati, gli ipermercati, i grandi centri commerciali…

Titolo: Guarda le luci, amore mio
Autrice: Annie Ernaux
 
Traduttore: Lorenzo Flabbi
Editore: L'orma, 2022
 
Pagine: 112, Brossura
Prezzo di copertina: € 13
 
Ho letto Annie Ernaux sempre con entusiasmo, ammirazione, curiosità e questa volta mi ha davvero sorpresa: al centro di questo breve testo ci sono i supermercati, gli ipermercati, i grandi centri commerciali.
Tutte/i li frequentiamo, ma forse nessuno ha mai scritto un diario… eppure i pensieri di Ernaux possono essere i nostri pensieri: «In nessun altro spazio chiuso ci si può trovare decine di volte l’anno in presenza dei propri simili, con l’opportunità di farsi un’idea sul modo di vivere e di essere degli altri».
 
E naturalmente, osservando la disposizione degli oggetti o riflettendo sui tempi degli acquisti rituali (ad esempio in occasione del Natale), le riflessioni di Annie sono assolutamente condivisibili: guardando gli scaffali su cui sono esposti i giocattoli, salta agli occhi il fatto che ai bambini sono dedicati «macchine, aerei, carri armati, robot, sacchi da boxe… alle altre, l’interno, la casa, la seduzione, le bambole, le coccole», elettrodomestici in miniatura… tutto è identico ai prodotti offerti alla mamma, soltanto in versione mini… trousse per il trucco… costumi da Biancaneve o da principessa… sfilze di bambole… Fremo per la rabbia e il senso di impotenza».
 
Mercoledì 5 dicembre, in una giornata di pioggia, c’è grande folla nel reparto giocattoli: «nessuna bambina davanti alle macchinine e al vasto assortimento di Spiderman, nessun bambino davanti alle Barbie, le Hello Kitty, le bambole Rik&Rok che piangono».
Il condizionamento nelle scelte, i ruoli prestabiliti rimangono, immutabili.
Intanto, le notizie drammatiche che arrivano dal Bangladesh, dove un incendio ha distrutto una fabbrica tessile e ucciso 112 donne, fanno pensare che quei prodotti, per i quali le operaie guadagnavano stipendi da fame, si vendono proprio lì, da Auchan o Carrefour, o H&M.
E noi, dopo un «mi dispiace», dimentichiamo quelle moderne schiave e compriamo…
 
Passato il Natale, il 7 gennaio, al solito Auchan, le Barbie e quant’altro sono accatastati «come rifiuti» in cestini e costano la metà di prima, «anche i giocattoli suscitano rifiuto. È la grande distribuzione che detta legge sulle nostre voglie».
Le donne, riflette Ernaux, sono le principali clienti di questi meganegozi, «e ciò che rientra nello spettro delle attività più o meno specifiche delle donne è tradizionalmente invisibile… come anche il lavoro domestico che svolgono. Ciò che non ha valore nella vita non ne ha nemmeno in letteratura» e dunque nei romanzi i supermercati non sono mai entrati.
 
Eppure nei supermercati i libri si vendono, prevalentemente libri di cucina o romanzi dai titoli antiquati, «Un’estate di nozze, Fidanzati per una sera, I sogni della sposa» e così via. Anche questo la dice lunga sulla considerazione che il marketing ha per le clienti…
Martedì 22 ottobre, Annie Ernaux interrompe il suo diario, impotente di fronte alla «pervasività del controllo che la grande distribuzione esercita… al ruolo nell’indurre le persone a basso reddito a adattarsi alla propria condizione, nel perpetuare la rassegnazione sociale».

Chissà, forse le cose cambieranno, passeremo agli acquisti online… che Annie Ernaux abbia visto giusto, in questi anni di pandemia?

Luciana Grillo - [email protected]
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